A parte due lavori antropologici pionieristici che risalgono agli anni Sessanta, un'epoca del tutto differente da questa, la Walbridge ha scritto il primo studio circostanziato su una comunità di immigrati musulmani in America. E forse ha scelto la più interessante delle comunità: quella di Dearborne, in Michigan, una città di circa 100.000 abitanti che sono per lo più arabi e in maggioranza musulmani. Questo è un luogo dove "gli immigrati arrivati di recente [dal Libano] possono agire in modo consono (…) senza mai gustare un hamburger o senza pronunciare una parola in inglese". La Walbridge non è solamente un'entusiasta osservatrice della comunità di Dearborne, ma a ciò si aggiunge che ella ha vissuto in Libano e quindi può confrontare le persone che incontra nei sobborghi di Detroit con i loro parenti rimasti nel Paese dei cedri.
I suoi anni di ricerca tra il 1987 e il 1991 e di "grandi quantità di tempo" impiegate a occuparsi dell'argomento del suo studio hanno permesso di tracciare un ritratto sottile e convincente di una popolazione ancora non integrata nel mainstream della vita americana. Si prenda l'istituzione tipicamente sciita del matrimonio temporaneo (mut'a in arabo): l'autrice racconta di un giovane uomo desideroso di avere dei rapporti sessuali con una donna senza però infrangere i precetti della sua religione né d'instaurare un legame permanente con una donna non-musulmana. Così il giovanotto fa delle avances a un certo numero di americane in previsione di un matrimonio temporaneo e "tutte si burlano di lui tranne una", e quest'ultima finisce per convertirsi all'Islam ed essere sua moglie. Fra le informazioni più preziose raccolte in questo volume c'è un'attenta analisi delle pratiche islamiche; la Walbridge rileva che la pratica dell'astenersi dal mangiare la carne di maiale sia la più diffusa e la serie completa delle preghiere forse è la meno seguita.