GhaneaBassiri, uno studente iraniano di dottorato a Harvard, ha letto molto, ha inviato un questionario per un sondaggio e ha parlato ai musulmani d'America. Il risultato è forse lo studio più approfondito fino a oggi delle attitudini dei musulmani negli Usa. Egli arriva a due importanti conclusioni.
Innanzitutto, gli immigrati musulmani al pari dei conversi islamici condividono un'attitudine profondamente ambivalente verso la cultura americana. Essi pensano che l'immoralità sia rampante nel Paese ("culturalmente arretrato" è il termine colorito utilizzato da uno degli intervistati) ma lo vedono come un luogo pieno di opportunità – non solo per i profitti economici – ma altresì come un posto per "vivere l'Islam". L'autore rileva che quest'ambivalenza ha delle implicazioni politiche dirette: "Un gran numero di musulmani, in particolare d'immigrati musulmani, non ha dei forti legami né vincoli di fedeltà con gli Stati Uniti". In effetti, il suo questionario mostra che 8 su 15 immigrati e anche 5 su 15 convertiti si sentono più legati a un vincolo di fedeltà verso un paese straniero piuttosto che verso gli Usa.
In secondo luogo, GhaneaBassiri ritiene che i musulmani residenti negli Stati Uniti "sono indecisi riguardo a ciò che l'Islam rappresenta e a quello che esige". Approfittando dell'eccezionale libertà religiosa dell'America, essi si ostinano a esplorare la loro identità islamica e sono molto fiduciosi in merito alle loro possibilità di guidare il mondo musulmano. Quest'attitudine, se associata all'enorme diversità etnica e confessionale dell'Islam americano, si traduce in una disunione che ha impedito ai musulmani d'America d'influenzare la politica americana.