Quando Dhabah ("Debbie") Almontaser, il 10 agosto, ha rassegnato le dimissioni da preside della Khalil Gibran International Academy (KGIA), la sua azione ha costituito il culmine di una straordinaria campagna popolare nel corso della quale i cittadini coinvolti hanno mosso con successo delle critiche all'establishment della città di New York. Ma la battaglia prosegue. Il prossimo passo consisterà nell'abolizione della stessa accademia.
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La coalizione, costituita da 150 persone circa, ha condotto attivamente delle ricerche, ha presenziato ad eventi, ha bersagliato di lettere i funzionari pubblici (specialmente il sindaco Michael Bloomberg e il titolare del dipartimento dell'Istruzione Joel Klein), ha bloccato i giornalisti, ha partecipato a programmi radiofonici e della televisione nazionale. Le probabilità di spuntarla sembravano assai remote, specie perché l'amministrazione comunale e la maggior parte dei media della città caldeggiavano apertamente l'apertura della KGIA, con la Almontaser come preside, pur biasimando gli oppositori.
Gli inarrestabili sforzi della coalizione finirono per condurre agli sviluppi che ai primi di agosto indussero la Almontaser a rassegnare le dimissioni. Pamela Hall, uno dei leader della coalizione, fotografò delle T-shirt con su scritto "Intifada NYC" che erano state vendute dall'organizzazione "Arab Women Active in Art and Media" che condivide gli uffici di Brooklyn con la "Saba Association of American Yemenis". Risulta che la Almontaser sia tanto un membro del consiglio d'amministrazione quanto la portavoce della Saba Association.
Bisogna ammettere che questa richiesta di insurrezione in stile palestinese nei cinque distretti, si limitava ad avere il collegamento più esile possibile con la Almontaser. Il silenzio tenuto per mesi dalla donna aveva funzionato. Ma la preside della KGIA ha altresì una lunga storia di dichiarazioni in materia di politica e a quanto pare non è riuscita a resistere all'opportunità di difendere le T-shirt, dicendo al New York Post che la parola intifada "in fondo, significa ‘liberazione'. È questa la parola-radice in lingua araba. Credo che si stia sviluppando una connotazione negativa a causa dell'insurrezione scoppiata nelle zone abitate dai palestinesi e dagli israeliani. Non ritengo che vi sia intenzione alcuna di perpetrare quel tipo di [violenza] nella città di New York. Penso che sia pressoché un'opportunità per le ragazze di dire che sono parte integrante della società newyorkese (…) e di liberarsi dall'oppressione".
Questa ingiustificata apologia spicciola per il terrorismo suicida ha vanificato mesi di silenzio e anni di lavoro, fomentando feroci editoriali e denunce da parte di politici. Probabilmente, la più sferzante è stata una dura lettera di Randi Weingarten, presidente della United Federation of Teachers (Federazione Unita degli Insegnanti) che in precedenza aveva appoggiato la Almontaser. Questa ultima ha presentato una indignata lettera di dimissioni a soli quattro giorni di distanza dalla pubblicazione delle sue dichiarazioni apologetiche dell'intifada.
"Continuerò a impegnarmi a favore della Khalil Gibran International Academy", ha continuato a dire Klein, dopo le dimissioni della Almontaser. Bene, ma le possibilità che la KGIA apra i battenti il prossimo 4 settembre rimangono vaghe. Enumeriamo i suoi problemi: la scuola non ha un preside, consta solamente di 5 insegnanti e il 25 per cento degli studenti ha revocato l'iscrizione Inoltre essa deve fronteggiare la diretta opposizione di politici come il membro d'assemblea municipale Dov Hikind ed è estremamente impopolare; un sondaggio on-line americano empirico, al quale hanno partecipato 180.000 abbonati, ha rilevato che oltre 4/5 del pubblico è contrario alla scuola.
Per quanto gradito sia l'allontanamento della Almontaser, il resto del personale della problematica scuola è sempre quello, e ancor meno vengono affrontati i problemi più basilari, impliciti in una scuola di lingua araba: la tendenza ai contenuti islamisti e arabisti e al proselitismo.
Reiterando quanto da me asserito a marzo, la KGIA è in linea di principio una magnifica idea poiché gli Stati Uniti necessitano di cittadini che parlino l'arabo. Ma in pratica l'insegnamento della lingua araba richiede una speciale vigilanza.
La città, in altre parole, potrebbe attuare delle misure atte a rendere ben accetta la KGIA, abbandonando gli attuali obiettivi, rivedendo radicalmente la sua missione, designando un nuovo comitato scientifico, assumendo nuovo personale e imponendo i necessari controlli didattici e politici.
Sfortunatamente, le dichiarazioni del sindaco e del titolare del dipartimento dell'Istruzione stanno a indicare che simili passi non sono stati affatto intrapresi. Finché e a meno che la leadership della città di New York non cambierà il suo approccio riguardo la KGIA, io continuerò a chiedere che la scuola non apra i battenti fino a quando non sarà debitamente ristrutturata e sorvegliata.
I lettori che sono d'accordo dovrebbero scrivere all'indirizzo e-mail di Joel Klein: JKlein@schools.nyc.gov ed informarlo del loro punto di vista.