Nell'agosto 2018, il Philadelphia International Airport, l'Aeroporto Internazionale di Philadelphia, (PHL) ha aperto una "Quiet Room" fortemente promossa. Accessibile tutto l'anno, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, questo luogo è un eccellente complemento per un frenetico snodo di transito. Tuttavia, la Quiet Room presenta un problema preoccupante.
Questo spazio fisico di circa 30 metri quadrati che consta di due stanze si trova dopo i controlli di sicurezza, tra i Terminal D ed E. Un comunicato stampa del PHL descrive questo ambiente come "un luogo di silenzio che tutti i passeggeri possono utilizzare a prescindere dalla loro visione del mondo, cultura e appartenenza religiosa", un'area adatta a "chi desidera un luogo di solitudine o di preghiera". Cosa potrebbe esserci di sbagliato in questo?
Segnaletica esterna della Quiet Room. © Daniel Pipes |
Innanzitutto, il nome di tale spazio, annunciato in cinque lingue, presenta un problema:
- Quiet Room (in inglese)
- Sala di meditazione (in spagnolo)
- Quiet Room (in ebraico)
- Sala di preghiera (in arabo)
- Luogo per riflettere in pace (in cinese)
Per i lettori arabi, l'espressione ghurfat as-salat, غرفة الصلاة, trasforma questa zona da un apparente "luogo di silenzio" in uno di religione, poiché l'espressione in arabo implica un luogo destinato esclusivamente alla preghiera musulmana; nessun cristiano prega in una zona chiamata ghurfat as-salat. La scritta in arabo sulla segnaletica indica agli arabofoni uno spazio destinato alla preghiera islamica nel PHL.
In secondo luogo, lo spazio contiene molti oggetti islamici, alcuni con loghi ufficiali (ad esempio, i tappeti da preghiera contrassegnati dalla dicitura "Aeroporto PHL").
La vasca per il pediluvio del PHL è "destinata principalmente agli utenti musulmani". © Daniel Pipes |
Inoltre, Taheri Architecture osserva che "La vasca per il pediluvio dirige il passeggero verso un piccolo angolo per la preghiera con un tappeto con decorazioni in direzione della Qibla" (la direzione della Mecca verso la quale i musulmani rivolgono il viso quando pregano). Infine, una freccia verde sul soffitto indica la Mecca.
In quarto luogo, l'area è vuota, con panchine addossate al muro, ma priva di sedie o di banchi, il che la rende particolarmente indicata per le preghiere islamiche.
Privilegiando l'Islam rispetto ad altre religioni, la Quiet Room è in linea con gli aeroporti americani. In quelli di Kansas City e Indianapolis ci sono delle vasche per il pediluvio. L'aeroporto di Minneapolis-St. Paul ha messo a punto un elaborato (ma fallito) sistema di luci di vari colori da montare sui tettucci dei taxi per contraddistinguere i tassisti che non vogliono trasportare passeggeri in possesso di alcolici.
Il segno di freccia (qibla) del PHL, che punta alla Mecca. © Daniel Pipes |
In tale ottica, ho chiesto all'Aeroporto Internazionale di Philadelphia di apportare quattro modifiche per rendere la Quiet Room davvero ecumenica:
- Modificare o eliminare il nome in arabo dell'area.
- Integrare la segnaletica spiegando che gli omaggi religiosi presenti nella Quiet Room sono strettamente privati e non ufficiali.
- Creare uguaglianza religiosa, eliminando preferibilmente gli accessori prettamente islamici; aggiungendo quantomeno degli oggetti non islamici (ad esempio, un crocifisso cristiano, un mizrach ebraico, un tappetino da yoga induista, una perlina di preghiera buddista etc.).
- Disporre delle sedie in una delle stanze.
Dopo nove mesi di discussioni, il CEO dell'aeroporto, Rochelle Cameron, ha accettato la mia prima proposta (l'inglese sarà l'unica lingua presente sulla segnaletica) e la seconda (verrà aggiunto un cartello indicante che l'aeroporto prende le distanze dagli omaggi personali). Il PHL è in parte d'accordo con la mia terza proposta (la qibla è stata rimossa) e in parte l'ha bocciata ("non si accetta l'ipotesi che la vasca per il pediluvio sia un simbolo religioso di una fede religiosa piuttosto che di altre" e il tappeto con decorazioni "non presenta alcun simbolo religioso evidente di qualsiasi tipo"). La Cameron ha respinto la quarta proposta (non verranno aggiunte sedie).
Ringrazio il Philadelphia International Airport per questa risposta positiva, ma chiedo che completi le modifiche necessarie. Ci sono altre tre cose che contraddicono il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che vieta l'interferenza del governo nell'esercizio del diritto di libertà di religione e prevede il divieto di "istituire una religione di Stato": la città di Philadelphia non deve fornire e mantenere la vasca per il pediluvio e il tappeto con decorazioni né deve far sì che la Quiet Room sia sprovvista di sedie.
La Quiet Room del PHL è un problema minore, ma come ci rammenta questo momento antirazzista la giustizia sociale si ottiene un piccolo passo alla volta.
Addenda del 17 agosto 2020:
(1) Non esitate a scrivere una email indirizzandola al CEO Rochelle.Cameron@phl.org con le vostre riflessioni sulla Quiet Room e vi prego di trasmettermene copia all'indirizzo Daniel.Pipes@gmail.com. Questo è doppiamente utile se vivete a Philadelphia o se siete dei passeggeri del PHL.
(2) Visitando la Quiet Room nel 2019, ho trovato trappeti da preghiera, copie del Corano, un kufi (copricapo islamico maschile) e una turba (una tavoletta usata dai musulmani sciiti durante la preghiera) con incise le parole "Ya Husayn", un riferimento al nipote del profeta islamico. La Bibbia e il Corano recavano delle etichette adesive con su scritto "Libro sacro donato, PHL Airport Quiet Room, si prega di non portarlo via". Questi sembravano essere oggetti forniti ufficialmente dal PHL, pertanto, chiedo che l'aeroporto indichi espressamente che si tratta di donazioni da parte di privati.
I tappeti da preghiera nella piccola Quiet Room del PHL. © Daniel Pipes |
(3) Quando nell'ottobre 2018 mi sono accorto per la prima volta dell'anomalo cartello "Sala di Preghiera", inviai il seguente tweet all'aeroporto: "Ora che siete stati avvisati di questa discrepanza, cambierete l'indicazione in arabo?"
Non ricevetti alcuna risposta.
Un anno dopo scrissi a Soledad Alfaro, responsabile amministrativo dell'aeroporto, chiedendole informazioni sulla segnaletica, sugli accessori e sul suo ruolo personale in queste anomalie. L'Alfaro non ha risposto. Piuttosto, ho ricevuto una risposta da parte di un detective della polizia dell'Unità aeroportuale, Michael Wojciechowski. L'uomo mi ha scritto con tono aggressivo in una e-mail: "Ho letto le sue e-mail", "ho visitato il suo sito web" e "l'aeroporto mette in discussione le sue intenzioni" avendo io chiesto alla Alfaro informazioni sul suo ruolo. Ho risposto con "incredulità e indignazione" a "questo tentativo d'intimidazione". Non ho più sentito il detective. Invece, mi ha contattato in modo civile e costruttivo il direttore delle comunicazioni del PHL e abbiamo iniziato le trattative. Alla fine, è subentrato l'ufficio legale dell'aeroporto.