Mohamad Youssef Hammoud, un 18enne sciita libanese, arrivò all'aeroporto Kennedy di New York il 6 giugno 1992. Egli era in compagnia di due uomini, suoi familiari, tutti sbarcati da un volo proveniente da Caracas, in Venezuela, ove ognuno di loro aveva sborsato 200 dollari per l'acquisto di un visto americano contraffatto. Le guardie di frontiera si accorsero della truffa e i tre non dettero inizio alla carriera americana con una nota di merito, colpevoli di aver commesso un reato. Il governo americano reagì di conseguenza, come avrebbe fatto innumerevoli altre volte nei successivi 8 anni e permise ai tre di entrare nel paese.
Ne seguì una tipica sequenza di eventi legati all'immigrazione clandestina. Nel novembre 1992, Hammoud chiese asilo politico adducendo come (discutibile) motivazione che, per paura di una vendetta da parte degli alleati libanesi di Israele, egli si era procurato un visto americano contraffatto. Un anno dopo, nel dicembre 1993, un giudice dell'immigrazione ricusò questo banale stratagemma e ordinò l'espulsione di Hammoud. Ma invano. Hammoud ricorse prontamente in appello e riuscì a prolungare il suo soggiorno. Nel dicembre 1994, mentre era ancora in attesa di verdetto, l'uomo sposò Sabina Edwards, una cittadina americana, e ciò gli permise di diventare un residente permanente autorizzato dalla legge. Il Servizio Immigrazione e Naturalizzazione (INS) fece alcune indagini e rinvenne tanto il certificato di matrimonio quanto il certificato di nascita falso della donna, così nell'agosto 1996 contro Hammoud venne spiccato ancora una volta un ordine di espulsione, e stavolta egli sarebbe dovuto andarsene nel giro di un mese.
L'intraprendente Hammoud si dette così alla clandestinità. Nel maggio 1997, sposò una seconda americana, Jessica Wedel. Mentre era ancora sposato con questa ultima, prese una terza moglie, Angela Tsioumas (che a sua volta era già sposata con un altro uomo). L'INS, non troppo esperto di adempimenti burocratici, smarrì la documentazione sul precedente matrimonio burla di Hammoud e non si accorse mai che entrambe le spose avevano già marito. E così, sulla base del matrimonio contratto con la Tsioumas, nel luglio 1998 l'agenzia gli garantì la residenza condizionata. Solo nell'ottobre 1998 Hammoud riuscì a divorziare dalla Wedel.
Il legame tra Hammoud e la Tsioumas risultò essere una assoluta burla, un semplice modo per lui di ottenere la cittadinanza e per lei di guadagnare qualche migliaio di dollari. Hammoud era (realmente) sposato con una donna in Libano; la Tsioumas si vantò del fatto che, non avendo più Hammoud bisogno di lei, avrebbe sposato altri sedicenti americani "a congruo prezzo".
Si potrebbe credere che i disperati tentativi di Hammoud allo scopo di rimanere negli Stati Uniti fossero dovuti al profondo attaccamento nutrito dall'uomo per la terra della libertà o, comunque, di camminare per le nostre strade lastricate d'oro. Sarebbe errato pensarlo. Come parecchi altri sciiti provenienti dalle bidonville di Beirut, questo giovane uomo ha abbracciato l'ideologia dell'Ayatollah Khomeini dell'Islam estremista e del virulento antiamericanismo. Da membro di Hezbollah, la principale organizzazione terroristica e politica islamista libanese, Hammoud è arrivato in suolo americano non da emigrato, che anela a diventare cittadino americano, ma da missionario, per portare il messaggio di Hezbollah in territorio nemico.
Informazioni su Hammoud sono disponibili in un convincente e circostanziato affidavit federale di 85 pagine, depositato alla fine di luglio nella corte distrettuale federale americana di Charlotte, nel North Carolina, documento che si basa su quanto riferito da sei testimoni e da cinque informatori segreti, sui rapporti di sorveglianza, sui controlli finanziari e su parecchie altre cose. Risulta che Hammoud abbia ricevuto addestramento militare nei campi Hezbollah in Libano e che si vanti di essere "ben introdotto" negli ambienti dei leader Hezbollah. Un informatore definisce Hammoud "un Hezbollah al cento per cento". Un altro lo considera pericoloso poiché "potrebbe essere in grado di condurre ogni azione diretta contro gli interessi statunitensi", se Hezbollah glielo chiedesse. Un terzo sostiene che Hammoud "non esiterebbe" a perpetrare un attacco terroristico negli Stati Uniti per conto di Hezbollah.
Ed egli non è affatto il primo né il più famoso (questo primato probabilmente appartiene allo Sceicco Cieco di New York). In un amaro e ironico sviluppo, passato pressoché inosservato dagli americani, parecchi immigrati arrivano "non con uno psicologico biglietto di sola andata, né con l'amore nutrito dagli immigrati per l'America, ma con un peculiare odio nei confronti degli Stati Uniti" – come asserisce Martin Peretz, islamisti come Hammoud sono probabilmente l'esempio più significativo di questa razza, che arrivano a nutrire un odio profondo verso l'America e verso tutto ciò che essa rappresenta, ma che assaporano altresì la libertà di espressione e di movimento, il principio della legalità, le istituzioni aperte, l'ottimo sistema di comunicazione e dei trasporti, e lo stato di superpotenza che il paese offre. Costoro apprezzano anche la sua affluenza. Dal momento che Iran, Arabia Saudita, Libia e altri paesi mediorientali, un tempo prosperi, tagliano le spese, gruppi islamisti come Hezbollah cercano sempre più di ottenere finanziamenti da parte di correligionari residenti in Occidente.
Hammoud si stabilì a Charlotte e lì si dette da fare per conto di Hezbollah. Egli organizzò ciò che un informatore definisce come un "gruppo attivo" costituito dai suoi due fratelli e da tre cugini, oltre ad altri sciiti suoi vecchi vicini di casa in Libano. Furono programmati degli incontri notturni da tenersi più volte la settimana a casa di ognuno dei membri e tutti prendevano parte ad attività che tiravano su di morale. Essi intonavano canti di incitamento Hezbollah (che Hammoud scaricava da Internet), ascoltavano esaltanti discorsi di Khomeini e del leader di Hezbollah, guardavano videotape delle vittorie riportate da Hezbollah su Israele e discutevano delle "attività e delle operazioni" del "Partito di Dio". Qualcuno che partecipò a quegli incontri, il più recenti dei quali si svolse il 13 luglio scorso, asserisce che nel corso di queste riunioni regna un'atmosfera "estremamente anti-americana".
Scaldati gli animi, Hammoud sollecitò il gruppo a fare donazioni a favore di Hezbollah e collaborò insieme ai membri a predisporre un semplice, ma temerario schema di raccolta fondi per conto di Hezbollah. Si dà il caso che questi musulmani vivessero nel North Carolina, sede dell'industria americana del tabacco, e Stato in cui il governo aggiunge una tassa di soli 5 centesimi per ogni pacchetto di sigarette. Parecchi dei loro amici sciiti libanesi vivono nella zona di Detroit, dove lo Stato del Michigan fa pagare 75 centesimi a pacchetto. Tutto ciò che essi dovevano fare era mettersi al volante di un camper e percorrere 680 miglia da Charlotte a Detroit, tredici ore di viaggio, trasportando da 800 a 1.500 cartoni di sigarette per un guadagno di oltre 3.000 dollari. Il raggiro non richiedeva particolare abilità ed esso rese bene alle esistenti reti Hezbollah.
All'inizio del 1995, l'operazione di contrabbando era in corso. Hezbollah acquistò 10.000 cartoni di sigarette in parecchi punti vendita di tabacco del North Carolina, per poi caricarli sui camper noleggiati e trasportarli rapidamente a Detroit, e alla fine restituire gli automezzi. Tra il 1996 e il 1999, il solo Hammoud acquistò sigarette per un valore di circa 300.000 dollari, utilizzando dieci carte di credito. I contrabbandieri impiegarono una parte dei profitti per fare acquisti personali. Hammoud andò a vivere in quartieri residenziali abitati dalla media borghesia, un altro acquistò due automobili di lusso ed altri ancora avviarono ciò che l'affidavit definisce come attività "semilegittime": una tabaccheria all'ingrosso e un ristorante libanese per riciclare i proventi del contrabbando.
A partire dal 1996, essi devolvettero grosse somme a Hezbollah. Non è possibile stimare l'ammontare complessivo della somma elargita, ma l'affidavit accusa Hammoud ed altre quattro persone di traffico di valuta e mostra che solo uno dei sospetti, Ali Hussein Darwiche, inviò oltre 1 milione di dollari. Inoltre, alcuni degli arrestati sono accusati di avere inviato in Libano materiale tecnico come apparecchiature per foto digitali, computer, sistemi GPS e occhiali a raggi infrarossi. Non c'è da meravigliarsi da quanto asserito da un informatore, vale a dire che Hezbollah abbia "autorizzato" le attività criminali del gruppo di Charlotte.
Ma la frode delle sigarette era troppo ovvia, specie quando i contrabbandieri vennero arrestati per infrazioni di guida e per essere stati trovati in possesso di grosse partite di sigarette (121.500, 436.500, 1.412.400) e di ingenti somme di denaro (17.000 dollari, 45.922 dollari). Dal 1996, le autorità riuscirono a capire cosa stesse accadendo. Vennero chiamati a investigare un elevato numero di agenti della polizia locale, di Stato e federali, e furono effettuate ulteriori scoperte.
Innanzitutto, il contrabbando di sigarette risultò essere solo una piccola parte di uno schema più articolato di attività criminose. Quasi tutti i libanesi sospettati di svolgere simili attività avevano raggiunto gli Stati Uniti in modo fraudolento utilizzando dei visti di ingresso falsi oppure corrompendo un pubblico ufficiale del Dipartimento di Stato. Questo gruppetto mentì su tutto, asserendo di parlare inglese quando invece non era così inventandosi di avere dei figli, negando di avere parenti residenti in America. Quasi tutti avevano contratto falsi matrimoni dopo aver preso accordi con qualcuno. (Una curiosità, gli uomini libanesi pagano 3.500 dollari alle americane, mentre le donne libanesi pagano agli uomini americani solo 1.500 dollari per contrarre matrimonio.)
Una volta stabilitisi negli Stati Uniti, i sospetti libanesi iniziarono a commettere una serie di crimini minori. Utilizzarono falsi codici di previdenza sociale, emisero assegni falsi, utilizzarono carte di credito rubate, misero in circolazione merce rubata nei luoghi in cui si lascia la posta clandestina, commisero reati di falsificazione. Un membro della banda, famoso per la sua abilità di assumere molteplici identità, utilizzò un elevato numero di nomi falsi da dover tenere un libro su cui essi erano annotati e studiarlo prima di recarsi in banca. A partire dal 1995, egli è diventato altresì uno specialista in "spillare importi" a carte di credito arrivando a spendere fino a mezzo milione di dollari, eccedendo nel credito utilizzabile per poi sparire nel nulla senza saldare il debito. Le dichiarazioni dei redditi dei membri della banda erano degli esercizi di scrittura creativa: nel 1997, Hammoud e la falsa moglie Tsioumas depositarono un banca 737.318 dollari, ma dichiararono al fisco solo 24.693 dollari. L'anno dopo, un altro membro della gang depositò 90.903 dollari, ma non denunciò alcuna entrata. Il cugino di Hammoud era titolare di una ditta edile e naturalmente egli assumeva immigrati clandestini che venivano pagati in nero, evadendo così il fisco. Siamo, dunque, al cospetto non solo di truffatori, ma di una sottocultura immersa nella criminalità.
Anche le forze dell'ordine si accorsero che era in fase di preparazione un piano criminale. Fiancheggiatori dei presunti sospetti allestirono un arsenale con tanto di fucile d'assalto automatico del tipo AK-47 con cui essi, insieme ad Hammoud, si esercitavano regolarmente seguendo ciò che un testimone ha definito come "un addestramento in stile paramilitare", che aveva luogo in un remoto tiro a segno ad est di Charlotte.
E finalmente, il 21 luglio scorso, circa 250 agenti delle forze dell'ordine arrestarono nel corso di un blitz 17 membri del gruppo nella zona di Charlotte e un altro membro nel Michigan. Undici sono musulmani libanesi e sette sono cittadini americani che incassano denaro per i matrimoni falsi. Le accuse vanno dal riciclaggio di denaro al contrabbando di sigarette, fino alla violazione delle leggi sull'immigrazione e alla tentata corruzione. In attesa degli esiti di un'indagine in corso sugli affari, gli autoveicoli, i computer, etc., le altre accuse mosse riguardano la violazione della legge antiracket e la fornitura di appoggio materiale a Hezbollah, riconosciuta essere un'organizzazione terroristica straniera. Sono tutti capi di imputazione gravi: per il contrabbando di sigarette si rischia fino a 5 anni di prigione e un'ammenda di 250.000 dollari. Per il riciclaggio di denaro si rischia fino a 20 anni di galera e il pagamento di un'ammenda di 500.000 dollari.
La notizia degli arresti fece il giro del mondo e raggiunse il Libano dove Hezbollah, come era prevedibile, respinse le accuse asserendo attraverso il suo vice comandante Na'im Qasim: "Hezbollah non ha mai avuto un gruppo organizzato" negli Stati Uniti. Egli attribuì gli arresti agli americani "desiderosi di creare un'immaginaria vittoria" per rifarsi delle loro sconfitte.
Questo caso apre un'importante finestra sulla esigua, ma preoccupante sottocultura degli immigrati islamisti che disprezzano l'America, pur vivendoci, che si fanno beffa delle sue leggi e aiutano attivamente i suoi nemici. La notizia arrivata da Charlotte induce ad alcune riflessioni.
Innanzitutto, essa conferma l'inesattezza delle lamentele islamiste in merito ai pregiudizi americani nei confronti dei musulmani. (Come ha raccontato ai reporter un amico dei sospettati: "L'FBI ha confiscato il Corano che tenevo in casa. È questo il reale motivo della perquisizione"; l'American-Arab Anti-Discrimination Committee ha ammonito che un simile comportamento "potrebbe condurre alla discriminazione e ai crimini di incitamento all'odio".) Le autorità dell'Immigrazione e delle forze dell'ordine sono state eccessivamente indulgenti: si osservi come Hammpud ha continuato a farsi beffa del sistema.
In secondo luogo, il caso di Charlotte non fa altro che confermare che il denaro islamista fluisce dal Nord-America al Medio Oriente e non viceversa. Oltre ad Hezbollah, anche altre organizzazioni come Hamas, la Jihad islamica e i radicali algerini, ricevono finanziamenti dagli Stati Uniti. I governi mediorientali apprendono ciò con allarme (il Presidente della Tunisia afferma che gli Stati Uniti sono diventati "il quartier generale di retroguardia e di approvvigionamento dei terroristi fondamentalisti") Quante altre reti come quella di Charlotte esistono in America?
In terzo luogo, i libanesi arrestati hanno ostentato un disprezzo verso gli Stati Uniti, tale da rasentare la bizzarria. Nonostante agissero per conto di un'organizzazione rigorosamente musulmana, costoro si sono sentiti in diritto di infrangere le leggi americane per sfizio, senza prendere affatto precauzioni elementari. Uno degli imputati nel giro di un anno addebitò a una carta di credito 45.677 dollari per l'acquisto di sigarette; nei loro viaggi a Detroit, i presunti contrabbandieri facevano carburante pagando con carte di credito, senza cercare di nascondere i loro movimenti. Perfino dopo l'arresto essi continuarono a mostrare la loro arroganza; secondo lo Charlotte Observer durante l'udienza gli imputati "ridevano e scherzavano. Essi chiesero quali delle loro abitazioni, automobili e conti in banca erano stati confiscati dal governo. Questo nichilismo abbastanza comune tra gli immigrati islamisti privi di cultura. è fonte di guai.
In quarto luogo, come in innumerevoli altri esami di presunte violenze terroristiche, le autorità hanno pasticciato le cose; se non fosse stato per i vigili funzionari locali la truffa sarebbe ancora in corso. L'INS ha dimostrato di essere sfortunato, non accorgendosi dei falsi matrimoni contratti, perdendo i documenti e permettendo a coloro contro i quali è stato spiccato un ordine di espulsione di sparire senza lasciare traccia alcuna. Il Dipartimento di Stato si è dimostrato predisposto alla corruzione. L'FBI all'oscuro di tutto fino alla fine del gioco. Lo schema ricorrente è il seguente: in almeno cinque casi negli ultimi quindici anni sono state sventate delle grosse azioni terroristiche grazie all'intervento della polizia locale. E mentre i colpi di fortuna sono molto graditi, sgomenta, invece, vedere le istituzioni nazionali colte alla sprovvista.
Mi sgomenta ancor più guardare questo manipolo di stranieri criminali e di estremisti politici, molti dei quali sono stati espulsi più di una volta dagli Stati Uniti, e trovarli ancora qui. Vista questa storia, sicuramente la maggior parte di loro tra altri otto anni sarà ancora qui, e probabilmente ad essi si unirà un numero ancor più elevato di loro simili.