Il 12 agosto, due giorni dopo che le autorità britanniche hanno sventato un presunto complotto che mirava a far esplodere in volo una decina di aerei sull'Oceano Atlantico, l'establishment musulmano "moderato" presente in Gran Bretagna ha pubblicato una polemica lettera aperta indirizzata al premier Tony Blair.
Nella missiva si suggeriva a Blair che per poter meglio combattere il terrorismo egli dovrebbe ammettere che la linea politica del governo inglese, specie quella inerente "la sconfitta irachena", aggiunge "frecce all'arco degli estremisti". Gli autori della lettera gli hanno chiesto di modificare la sua politica estera per "renderci tutti più sicuri". Un insigne firmatario, il deputato laburista Sadiq Khan, ha aggiunto che la riluttanza di Blair a muovere critiche verso Israele ha incrementato il numero di coloro che possono essere reclutati dalle forze del terrore.
In altre parole, gli islamisti che operano all'interno del sistema hanno sfruttato lo sventato attacco terroristico islamista per esercitare pressioni sul governo britannico allo scopo di concretizzare i loro comuni desideri e invertire la politica britannica in Medio Oriente. Gli islamisti rispettosi della legge hanno spudoratamente sfruttato l'eventualità che migliaia di persone potessero perdere la vita per promuovere la loro agenda.
Nonostante i segnalati timori in merito al malcontento della popolazione musulmana britannica il governo Blair ha perentoriamente respinto la lettera. Il ministro degli esteri Margaret Beckett ha detto che la missiva costituisce "l'errore più grave possibile". Il sottosegretario agli Esteri Kim Howells l'ha giudicata "pretestuosa". Il ministro dell'Interno John Reed ha ritenuto che sia un "terribile errore di valutazione [pensare che] la politica estera di questo paese andrebbe rivista in toto, o parzialmente, sotto la minaccia dell'attività del terrorismo". Il ministro dei Trasporti Douglas Alexander ha respinto la lettera col dire che è "pericolosa e assurda".
Imperterrito, l'establishment musulmano "moderato" ha rincarato la dose sul fronte interno. In un incontro svoltosi il 14 agosto con alti rappresentanti del governo, incluso il vice-premier , esso ha avanzato due ulteriori richieste: che un paio di festività religiose islamiche vengano riconosciute come festività solenni dallo Stato e che nel Regno Unito si applichi la legge islamica in materia di matrimonio e famiglia. Un musulmano presente all'incontro ha in seguito messo in guardia il governo dal porre in essere dei piani volti a tracciare il profiling dei passeggeri aerei, per timore che così facendo si generi un inasprimento del processo di radicalizzazione dei giovani musulmani.
Perché lanciare questi ultimatum e per di più adesso? Il leader della delegazione musulmana presente all'incontro del 14 agosto, Syed Aziz Pasha, ha spiegato la logica del suo gruppo: "Noi diciamo [ai politici] che se ci vengono riconosciuti i diritti religiosi, noi ci troveremmo in una posizione tale da riuscire a convincere i giovani che essi vengono trattati in maniera paritaria agli altri cittadini". In tono più minaccioso, Pasha ha detto ai leader del governo "Noi siamo disposti a cooperare, ma dovrebbe essere una partnership. Essi dovrebbero capire i nostri problemi e noi comprenderemo i loro".
La stampa ha reagito malissimo alle richieste inoltrate. Polly Toynbee del Guardian ha condannato la lettera aperta asserendo che essa è "pericolosamente vicina al suggerire al governo che se l'è meritata". Sue Carrol del Daily Mirror ha definito la posizione di Pasha come "pericolosamente vicina al ricatto".
I leader dei musulmani britannici "moderati" non sono al loro primo tentativo di jujitsu politico, servendosi della violenza islamista per avere influenza politica. Fecero la stessa cosa, sebbene in modo meno aggressivo, in seguito agli attentati di Londra del luglio 2005, quando portarono in dono 52 vittime innocenti per chiedere alle forze armate britanniche di lasciare l'Iraq.
Questo genere di pressioni dà i suoi frutti e in due modi. Innanzitutto, il ministero dell'Interno ha successivamente divulgato un documento redatto dall'establishment musulmano "moderato" dal titolo "Musulmani, "Prevenire Insieme l'Estremismo", che formalmente accetta questo approccio che persegue una linea politica di riconciliazione. Come riassume in poche parole Dean Godson di Policy Exchange, il terrorismo islamista "offre a questi moderati una meravigliosa e inaspettata opportunità di esigere di ottenere dallo Stato più influenza e una maggiore quantità di denaro".
In secondo luogo, l'approccio di portare in dono il terrorismo ha funzionato, in quanto, come rileva un recente sondaggio, il 72 per cento dei cittadini britannici adesso accetta l'idea islamista secondo la quale la decisione di Blair "di partecipare alle azioni militari in Iraq e in Afghanistan" ha esposto maggiormente i cittadini britannici al rischio di attacchi terroristici, mentre un irrilevante 1 per cento ritiene che le linee politiche adottate abbiano giocato a favore della sicurezza del paese. Gli intervistati esprimono tutto il loro sostegno agli islamisti e non al premier britannico.
Ho arguito che il terrorismo in genere ostacola il progresso dell'Islam radicale in Occidente incitando all'ostilità nei confronti dei musulmani e sottoponendo le organizzazioni islamiche a sgraditi controlli. Devo, comunque, ammettere che quanto accaduto in Gran Bretagna – dove il terrorismo del 7 luglio più che alimentare la rabbia contro il jihad ha generato un atteggiamento di auto-recriminazione – sta a indicare che la violenza è in grado altresì di rafforzare l'islamismo rispettoso della legge.
E permettetemi un'altra riconsiderazione. Pur continuando a pensare che il futuro dell'Europa – sia che mantenga la sua storica identità cristiana sia che diventi un'appendice del Nord-Africa musulmano – resti ancora una questione aperta, il comportamento dei cittadini britannici, caratterizzato da una maggiore arrendevolezza rispetto a quella mostrata dagli altri paesi occidentali, suggerisce che la Gran Bretagna potrebbe, a dir poco, a causa della sua debolezza, avviarsi ineluttabilmente verso un destino da Londonistan.