L'articolo di Yarin Raban "The Time Has Come to Violate the Divine Directive" ["È giunto il momento di violare la direttiva divina"] (pubblicato il 12 ottobre) fraintende la campagna pubblicitaria avviata da Israel Victory Project sull'autostrada Ayalon e altrove.
Un cartellone pubblicitario dell'Israel Victory Project a Gerusalemme, affisso il 19 settembre 2022, sul quale appare il parlamentare israeliano Ahmad Tibi con la scritta "Questa è l'immagine della vittoria". |
No. Questo non è l'obiettivo dell'Israel Victory Project. Vorrei che Raban andasse oltre il simbolismo dei cartelloni pubblicitari per capirne lo scopo. Consentitemi di spiegare.
I cartelloni invitano i leader arabi israeliani ad accettare l'identità nazionale di Israele, simboleggiata dalla sua bandiera. Ciò non significa imporre loro la cultura israeliana o ebraica. Al contrario, Israele garantisce ai suoi cittadini arabi un sistema educativo separato, il riconoscimento delle sue istituzioni religiose e dei suoi tribunali, e la lingua araba compare in ogni documento ufficiale dello Stato e nei cartelli stradali, e noi non abbiamo niente in contrario.
Piuttosto, vogliamo che Odeh e Tibi rinuncino alla lotta e all'istigazione contro l'identità ebraica dello Stato di Israele. In tal modo, diventano veri partner nella governance della nazione e ne traggono benefici per le loro comunità.
Il progetto Israel Victory (vittoria di Israele) significa porre fine al rifiuto palestinese degli ebrei, del sionismo, della sovranità ebraica e di Israele, iniziato da Amin al-Husseini e che dura da oltre un secolo. Questo negazionismo ha una duplice componente: una violenta e l'altra non violenta, la prima sanguinaria e la seconda delegittimante, entrambe dannose per l'unico Stato ebraico.
La crescente tendenza tra gli arabi israeliani a rifiutare con veemenza la sovranità israeliana è stata più evidente nelle rivolte scoppiate nelle città miste, ossia con popolazione araba ed ebraica, durante l'operazione "Guardiano delle mura". Tra l'11 e il 16 maggio 2021, i rivoltosi arabi hanno dato fuoco a 10 sinagoghe, a 112 case ebraiche e a 849 auto di proprietà di ebrei, oltre ad aver perpetrato numerosi saccheggi.
Israel Victory trae insegnamenti dai precedenti tentativi di porre fine al negazionismo attraverso concessioni israeliane e compromessi con i palestinesi, tentativi tutti falliti, se si pensa agli accordi di Oslo e a tutta la diplomazia che ne è seguita. I palestinesi hanno interpretato queste offerte come una debolezza e hanno intensificato la loro campagna finalizzata a eliminare lo Stato ebraico.
Israel Victory andrà ovviamente a beneficio degli ebrei israeliani, che finalmente potranno smettere di combattere per la loro sicurezza e legittimità. Ma ne gioveranno ancora di più gli arabi israeliani, perché potranno finalmente andare oltre le futili speranze di distruggere lo Stato ebraico e costruire piuttosto la propria economia, società e cultura.
Va osservato che gli ebrei durante la diaspora, per secoli e anche millenni, hanno offerto proprio questa fedeltà. Hanno vissuto come minoranze in molti Paesi, ognuno dei quali ha un'identità nazionale basata su elementi etnici, nazionali e religiosi. Hanno servito lo Stato con lealtà e sono stati orgogliosi dei suoi simboli nazionali, che fosse la croce o la mezzaluna.
Gli ebrei britannici hanno prestato servizio sotto una bandiera con la croce cristiana e hanno combattuto per il sovrano o la sovrana a capo della Chiesa anglicana e difensore della fede. Gli ebrei del Medio Oriente hanno prestato servizio in Marocco, in Tunisia, in Bahrein e in Azerbaigian come ministri, ambasciatori, parlamentari, funzionari del servizio estero e ufficiali militari.
Khadija Rouissi, attuale ambasciatrice del Marocco, in Danimarca e Lituania. |
Non chiediamo nient'altro a Odeh e Tibi che quello che gli ebrei hanno offerto quando erano minoranze: la lealtà al loro Paese. Questa è sicuramente una vittoria che tutti gli israeliani, incluso Yarin Raban, possono sostenere.