Ostenta il più modesto titolo di direttore delle comunicazioni di un gruppo di pressione del Comitato per l'antidiscriminazione degli americani di origine araba (ADC), ma Hussein Ibish è un astro nascente che compare abitualmente nei più seguiti talk-show televisivi americani, sui maggiori quotidiani,nei think tank e nei corridoi del potere.
Ibish è apparso con un certa frequenza nel Los Angeles Time e su The O'Reilly Factor, Nightline, la BBC, a The Early Show con Bryant Gumble, alla CNN, su MSNBC, All Things Considered, a The Evening News con Dan Rather e a The Nightly News con Tom Brokaw.
Lo si è visto al Woodrow Wilson Center e il suo gruppo è spesso presente alla Casa Bianca. In effetti, sono in pochi a beneficiare di tanto riconoscimento tra coloro che nutrono opinioni estremiste come le sue.
Contrariamente alla maggior parte dei portavoce musulmani del momento, il trentottenne Ibish non predica la causa dell'Islam militante. Piuttosto egli preferisce sostenere una serie di idee legate all'estrema sinistra.
A cominciare, in modo scontato, da un forte antagonismo nei confronti del governo americano. Da immigrante libanese, Ibish ritiene che Washington nutre delle ambizioni imperialistiche verso il Medio Oriente. Ed egli sostiene che per realizzarle il governo americano confida di gran lunga nel terrorismo.
Innanzitutto, Washington avrebbe messo insieme un sistema di dirigenti fantocci che "terrorizzano la regione". In secondo luogo, si "è dotato di mezzi per uccidere e saccheggiare a volontà" e talvolta è arrivato perfino a farne uso – come in occasione del suo "terroristico" attacco aereo del 1986 contro la Libia.
Ma cosa ancora peggiore. Ibish ha dato del "verme" all'ex segretario di Stato americano Madeleine Albright. Ha paragonato i commenti di Colin Powell sulle morti dei civili iracheni nel corso della guerra del 1991 a quelli fatti da Timothy McVeigh in merito ai bambini che egli uccise a Oklahoma City.
Può darsi che Ibish avesse il dente avvelenato con i diplomatici americani, ma egli mostra una profonda ammirazione per il secondo peggior sterminio di massa perpetrato nel XX secolo, quello commesso in Cina da Mao Tsê-Tung ("Non si possono disistimare le imprese di Mao").
Ibish fa l'apologia di innumerevoli gruppi considerati dal governo americano come terroristici, a partire da Osama bin Laden. "Sono scettico", fu la sua reazione al verdetto di colpevolezza emesso da un gran giurì federale nei confronti di bin Laden per gli attentati dinamitardi alle due ambasciate americane in Africa orientale. Secondo Ibish, bin Laden è uno sbruffone che rilascia "delle interviste raccapriccianti", un "tizio che vive in una grotta dell'Afghanistan" e qualcuno che viene considerato dagli arabi come "un tipo strambo e un pericoloso fanatico".
La lista degli elogi va avanti.Il presidente Bush definisce Hamas "una delle più efferate organizzazioni terroristiche al mondo del momento" mentre il nostro amico lobbista pubblicizza le sue virtù nel "mettere in piedi ospedali, scuole e orfanotrofi".
Le parole di Ibish suggeriscono ulteriori commenti:
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Egli gioca con i fatti come più gli piace, raddoppiando l'entità degli aiuti concessi da parte del governo americano a Israele oppure triplicando il numero degli iracheni vittime delle sanzioni del regime. Un risentito columnist definisce i suoi scritti delle "sistematiche frodi".
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Chiunque non sia di suo gradimento rischia di essere paragonato ai nazisti. I funzionari della Commissione di controllo delle bevande alcoliche del Massachusetts sono delle "truppe di assalto". Un blando articolo giornalistico che riguarda l'Islam viene tacciato di "genocidio" e di "richiamare i brani più bizzarri del Mein Kampf , scritto da Adolf Hitler". Le sanzioni americane sull'Iraq sono "atti da genocidio".
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Egli accusa ripetutamente di spionaggio Israele. I giornalisti americani dei quali non apprezza le posizioni "agiscono palesemente di concerto e agli ordini del governo israeliano". La Anti-Defamation League è una branca dei servizi di intelligence israeliani.
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Da condirettore, Ibish trasformò Graduate Voice, bollettino dell'Università del Massachusetts in ciò che uno scrittore definisce "un tale foglio antisemita" al punto che il rettore dovette creare una task force per l'antisemitismo in risposta alle sue attività.
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Con un bizzarro giro di parole, Ibish dichiara di essere fiero del suo stile di vita immorale, plaudendo "la redenzione attraverso l'intossicazione". Egli sostiene che "quelli di noi che fumano, bevono, parlano liberamente e prediligono le perversioni sessuali occupano un posto di rilievo sia livello intellettuale che morale rispetto ai "neo-puritani"che disapprovano un comportamento del genere.
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Nel 1997, quando era assistente alla University of Massachusetts, egli inveì contro il regolamento che vieta al personale accademico di avere rapporti omosessuali con gli studenti, definendo questa restrizione "un assalto su tutti i fronti al fot..re". Ibish biasimò in particolar modo l'impatto che ciò avrebbe avuto sugli omosessuali, furiosi per il pregiudizio cui sarebbero andati incontro se "sei un gay e non te la senti di farlo sapere a un mondo contrario all'omosessualità".
Antiamericano, antisemita, scorretto e privo di morale, Hussein Ibish non è la persona adatta per rappresentare in pubblico la voce degli americani di origine araba.
I media, i think tank e i politici dovrebbero esaminare meglio il curriculum di Ibish, e chiudere le porte a un individuo finora estraneo alla principale corrente del dibattito americano.
Aggiornato al luglio 2004: L'ADC destituisce Ibish dal suo incarico di direttore delle comunicazioni; egli va a fare l'inviato da Washington per il quotidiano libanese Daily Star.
Per maggiori informazioni su Hussein Ibish, vedi:
- Erick Stakelbeck, "The Insane Rubbish of Hussein Ibish", FrontPageMagazine.com , 27 March 2003;
- Oubai Shahbandar, "The American-Arab Anti-Discrimination Committee: Betrayers of Arabs and Americans alike", WorldNetDaily, 3 May 2003;
- Irfan Khawaja, "Some Questions for the American-Arab Anti-Discrimination Committee", Institute for the Secularisation of Islamic Society, 18 September 2003.