I protagonisti di questo volume sono i documenti (in particolare delle Nazioni Unite ma non solo), che occupano da soli 700 pagine. Riconoscendo implicitamente che le Nazioni Unite hanno avuto soltanto un ruolo secondario sino alla fine dei combattimenti, nel febbraio 1991, nove decimi dei documenti risalgono a proprio a quel periodo, presentando il regime delle sanzioni in tutta la sua complessità militare ed economica. Essi contengono poco gergo giuridico o sussiego delle Nazioni Unite e molta sostanza, tra cui un'analisi molto incisiva (un rapporto sui diritti umani di Max van der Stoel, ad esempio, parla dell'Iraq come di "un'enorme prigione").
Qualche lettore potrebbe considerare inutile la formale introduzione di Boutros-Ghali e arguire che se ne poteva fare a meno. Non è così: il segretario generale è qualificato per l'ottima analisi di 113 pagine che apre il volume. Onde evitare di presumere che si sia trattato di un atto di cortesia, va notato che Boutros-Ghali è stato docente di diritto internazionale e ha pubblicato dei testi a riguardo, oltre a essere l'autore di altri libri editi dalle Nazioni Unite.
Ma lo scritto di Boutros-Ghali, nonostante i suoi meriti, è prigioniero dell'unica prospettiva delle Nazioni Unite. Il primo paragrafo tesse le lodi dell'organizzazione perché essa agisce "come uno strumento potente a favore della pace internazionale e della sicurezza". Il secondo presenta l'attacco iracheno al Kuwait come "il primo caso" dal 1945 in cui "uno Stato membro ha cercato di sopraffare completamente e di annettere un altro Stato" – un po' di storia revisionista che ignora altri casi simili (Israele e la Bosnia) dove regnano più polemiche.