Utilizzando uno stile narrativo snello ed elegante Haass (all'epoca della stesura del libro era docente di politica pubblica presso la Kennedy School della Harvard University; e attualmente è specialista di Medio Oriente e di Asia meridionale presso il Consiglio di Sicurezza Nazionale) offre al governo americano un approccio ai conflitti regionali che è avvincente quanto antiamericano. Gli americani credono nelle soluzioni e si spazientiscono con "i conflitti senza fine", pertanto, Haass definisce ciò una futile ingenuità e consiglia a Washington di "abbassare le proprie mire" e di lavorare per costruire la fiducia tra le parti" in conflitto.
Questo implica che occorre valutare se un conflitto è maturo per una risoluzione. Infatti, la maturità è la nozione centrale del libro. "Se i negoziati avranno successo o falliranno dipenderà da quattro elementi: la percezione condivisa dai contendenti che un accordo è auspicabile, l'esistenza di una leadership che sia sufficientemente forte da perseguire un compromesso o che sia talmente debole da non poter evitare un compromesso – una formula che comporta qualche vantaggio per tutti i partecipanti – e un processo diplomatico comunemente accettato". In mancanza di maturità, Haass suggerisce che dovrebbero essere limitati i tentativi volti a favorire la maturità attraverso la cultura, le pressioni esercitate sui leader recalcitranti, le misure per costruire la fiducia e così via dicendo.
In un tour de force, l'autore applica poi "la maturità" a cinque conflitti arabo-israeliani; alla Grecia, alla Turchia e a Cipro; all'India e al Pakistan; al Sud-Africa; e all'Irlanda del Nord. In tal modo, Haass mostra in maniera convincente perché essi siano a volte sensibili alla diplomazia e talvolta no.