L'edizione originale di Nessuno osa chiamarlo tradimento uscita nel 1964 e, senza beneficiare di un editore di prestigio o di critiche favorevoli, ha venduto qualcosa come sette milioni di copie. Sostenere che gli Stati Uniti siano stati traditi dalla sua elite è un classico di ciò che Hannah Arendt ha definito "la letteratura politica di corridoio". Cosa sorprendente per il genere, questo volume non conteneva l'animosità virulenta verso i cattolici, gli ebrei e altri; piuttosto se la prendeva con i simpatizzanti dei comunisti. Né esso puntava esplicitamente a un piano: "Esiste un piano cospirativo per distruggere gli Stati Uniti in cui gli aiuti stranieri, l'inflazione pianificata, la distorsione dei poteri in materia di negoziazione dei trattati e il disarmo, tutto si addice?" Stormer si è limitato a ricorrere a una metafora riguardante il fatto che tutti i pezzi combacino, che sia previsto o no dai comunisti.
Ventisei (e non venticinque) anni dopo, Stormer ha ristampato il testo originale e ha aggiunto un aggiornamento. Questa volta è ancor più reticente. "Alcuni di quelli che prendono le decisioni tragiche e attuano programmi sbagliati potrebbero essere sempre comunisti? (…) Non lo sappiamo e non lo vogliamo sapere". Egli indica il Council on Foreign Relations e altre istituzioni come "sede di complotti" (tra virgolette) ma nega che i loro membri "potrebbero essere intenzionalmente dei collaboratori in una gigantesca cospirazione". Ammesso che Stormer abbia intravisto un complotto, beh, questo non è frutto delle macchinazioni a Mosca ma è "una cospirazione di valori condivisi".
In breve, l'uomo che forse è il più popolare autore della letteratura di corridoio di tutti i tempi mostra che la nostra non è un'epoca di credibilità americana nelle grandi teorie cospirative.