"Si può essere assolutamente certi che l'istituto [Baker] ha inviato il volumetto di Sagie tanto al presidente siriano quanto al suo ministro degli Esteri. Per essi, questo sarà, di certo, un documento interessante, che offre loro l'opportunità di entrare nella mente degli israeliani sedendo di fronte a essi al tavolo dei negoziati". Così scrive Ze'ev Schiff, decano dei giornalisti militari, a proposito dello studio qui recensito. Schiff presume che Damasco leggerà attentamente il saggio di Sagie poiché il suo autore, un generale di divisione ora in pensione ed ex-capo dell'intelligence militare, da ricercatore a Houston è passato a guidare il team del premier Barak nei negoziati con la Siria. Cosa si apprenderà nel leggere questo saggio?
Questo studio consta di due parti distinte: una sul contesto dei negoziati e l'altra sulle raccomandazioni politiche. La prima delle due parti esamina come gli avvenimenti mondiali abbiano influito sui negoziati israelo-siriani, ciò che è accaduto dall'avvio dei negoziati, nel 1991, il ruolo avuto dagli Stati Uniti e le personalità di Hafiz al-Assad e di Ehud Barak. Molte osservazioni dell'autore sono perspicaci come, ad esempio, il pensare che la pace con Israele "creerà un senso di minaccia per la stabilità interna siriana, oggi esistente", pertanto, si dovrebbe badare a convincere Assad che "la pace incoraggerà la preservazione del regime alawita (che resta in mano alla sua famiglia) e non costituirà una minaccia per la sua sopravvivenza". Sagie però si muove su un terreno assai infido quando afferma che "oggi Assad è impaziente di raggiungere un accordo di pace", poiché i negoziati sono in corso da nove anni senza nessun risultato tangibile.
Più sorprendenti sono le raccomandazioni politiche di Sagie per Israele. Egli è disposto a concedere 1) una zona smilitarizzata nello Stato ebraico; 2) il riconoscimento di un controllo permanente siriano sul Libano; e 3) meno della piena normalizzazione delle relazioni nelle tappe iniziali. Sagie ha trasposto questo punto di vista nel mondo reale dei negoziati, aprendolo alle critiche dei suoi compatrioti. Così, Ehud Ya'ari ha commentato che "ognuna delle sue interviste del tutto inutili, rilasciate ai media, serve solo a imprimere nella mente dei siriani la sua eccessiva impazienza e il suo vivo desiderio di fare delle concessioni premature, ad esempio, al Libano. Niente di tutto questo aiuta!"