Limbert, un diplomatico con molta esperienza in fatto di Iran, ha scritto un profilo di questo Paese. Ben fatto, intelligente e sagace, il suo libro merita di diventare il resoconto preliminare classico in lingua inglese. Fa piacere vedere che un ammiratore della cultura iraniana non si scusi dell'attuale regime; ed è insolito non trovare nessuna traccia della cosiddetta sindrome di Stoccolma in un ex-ostaggio.
Limbert individua quattro modelli storici che hanno costituito il senso iraniano dell'identità nazionale nel corso dei secoli: "la leadership carismatica, un profondo impulso religioso, lo zelo per la giustizia e l'accettazione dei costumi stranieri adattandoli ai gusti iraniani". Limbert argomenta che, se il regime di Khomeini attua di certo i primi due, il suo rifiuto radicale degli altri due implica che "ha dichiarato guerra ai valori umani e più profondamente radicati dei suoi cittadini". Questo spiega molte cose del suo comportamento duro ed eccentrico.
Limbert identifica una vecchia rete compatta costituita da una ventina di mullah che hanno frequentato insieme il loro corso di studi, sono finiti insieme in carcere e oggi governano insieme l'Iran. Guardando al futuro, egli ritiene che questi chierici radicali, salvo disastri imprevisti, "probabilmente continueranno ad avere il controllo finché essi preserveranno la loro unità fondamentale". Dopo la morte di Khomeini, essi probabilmente erediteranno il suo potere reale e mitigheranno molte delle sue posizioni estremistiche.