Pubblicato inizialmente nel 1984, lo studio di Ovendale è stato oggetto di sette ristampe e ora appare in una seconda edizione aggiornata; esso è pertanto un'importante fonte d'informazione sul conflitto arabo-israeliano. (Fra l'altro, il titolo è improprio, giacché il volume si occupa più delle guerre che delle loro origini.) È un peccato che sia un'opera eccentrica e parziale.
Secondo Ovendale, "le guerre arabo-israeliane sono frutto delle grandi politiche, e poi delle superpotenze". Egli accusa principalmente Londra e Washington, e in secondo luogo Parigi e Mosca. L'autore ravvisa ovunque l'influenza americana: "Israele è stato generato dagli Usa". I cittadini americani sono ricorsi a un "ricatto" per ottenere il sostegno delle Nazioni Unite nella spartizione del 1967. Questa bizzarra interpretazione del conflitto arabo-israeliano conduce l'autore a dedicare più spazio a plasmare l'opinione americana piuttosto che al potenziamento delle forze armate in Medio Oriente. In poche parole, i missili gli interessano meno dei film. Il cinema offre a Ovendale l'opportunità di mostrare altri punti di vista bizzarri. Egli cita Il laureato (sì, il film Dustin Hoffman) come prova che gli ebrei dagli anni Sessanta sono stati assorbiti in qualcosa che lui definisce "una cultura americana col trattino". Affascinante, certo, ma questo che cosa ha a che fare con le origini delle guerre arabo-israeliane? Nella parte dedicata alle distanze prese da Gamal Abdel Nasser dall'opinione occidentale, egli parla del modo in cui i film ritraggono gli omosessuali nella Germania nazista; per una qualche ragione, l'autore pensa che l'assenza di pellicole cinematografiche su quest'argomento abbia aiutato l'immagine di Israele in Occidente rispetto agli arabi. Eccentrica potrebbe essere un aggettivo blando per descrivere la mente di Ovendale.