In questo contesto, "gli sciiti islamisti" non sono, come ci si potrebbe aspettare, i terroristi e gli attentatori suicidi che sono diventati politicamente così importanti dal 1978. Essi sono, piuttosto, dei gruppi teologicamente eterodossi che si sono separati dallo sciismo tradizionale dei primi anni dell'Islam nel VII secolo. Essi sono degli sciiti che hanno deificato Ali, il genero del Profeta Maometto, o i suoi discendenti; fatta eccezione per gli alawiti siriani, essi tendono a stare alla larga dalla politica.
Moosa propone una ricerca su vasta scala che si occupa delle sette bektashita, Ahl-i-Haqq, Sarli, Bajwan, Ibrahimi e alawita in un volume attendibile e accurato. L'erudizione dell'autore è enorme, l'argomento è complesso e le informazioni rese disponibili aiutano a comprendere certi gruppi religiosi più piccoli che conferiscono al Medio Oriente la sua singolare diversità etnica. Tuttavia, come lettore io avrei desiderato che Moosa, compiute le ricerche, si fosse maggiormente impegnato a scrivere una presentazione più elegante, strutturando il lavoro in modo più coerente. I capitoli non seguono alcun ordine particolare e lo spazio accordato ai gruppi ha poco senso: perché, ad esempio, la discussione sugli alawiti occupa più di un terzo del testo?