Harris, uno specialista di Messico all'Università del Wisconsin, descrive e cerca di spiegare le vaste ricostruzioni storiche che hanno luogo in Messico e in Spagna per commemorare le vittorie spagnole medievali sui musulmani. L'autore ha partecipato a una ricostruzione a Zacatecas, la capitale dell'estrazione dell'argento, alla quale hanno assistito quasi cinquemila persone; e Harris la definisce "una delle più coinvolgenti rappresentazioni teatrali del mondo".
Quella messa in scena era una rappresentazione complessa, una di quelle che celebrano apertamente una famosa vittoria cattolica sugli odiati Mori. In uno stile postmoderno, tuttavia, Harris rifiuta di accettare questo significato evidente. Egli insiste sul fatto che essa non è ciò che sembra essere – un ricordo di un trionfo sul nemico arabo – ma una forma "appena velata" di un rituale pre-ispanico di sacrificio umano. L'autore non vede quest'obiettivo come un espediente per brunire la memoria di questi successi medievali, ma come un modo per resistere alle sfide attuali come la globalizzazione.
Che si sia d'accordo o meno con Harris sul significato di queste celebrazioni della vita messicana e spagnola (il sottoscritto ritiene che le sue congetture non siano molto convincenti), ciò che è degno di nota da un punto di vista mediorientale è che le battaglie combattute quasi un millennio fa in un'altra parte del mondo echeggiano in Messico fino a oggi. Se ce n'era bisogno, ecco ancora un'altra conferma della profondità e della solidità dell'inimicizia fra musulmani e cristiani nel corso dei secoli. Quale che sia l'interpretazione sottile con cui si voglia dissimulare questo, il senso implicito dello scontro, strano a dirsi, non è mai sparito.