Come tutte le grandi rivoluzioni ideologiche, quella iraniana si è basata su ogni mezzo possibile per far arrivare il suo messaggio: discorsi politici, mezzi mediatici, libri di testo, film, canzoni, poesie, slogan, graffiti, pitture murali, manifesti, striscioni, francobolli, banconote, monete, calendari e anche le carte dei chewing-gum. Organizzare una rivoluzione esamina questi strumenti utilizzati per "l'orchestrazione massiccia dei miti pubblici e dei simboli collettivi" nella preparazione della Rivoluzione islamica e della guerra con l'Iraq del 1980-88.
Argomentando che "questa è stata sostanzialmente una rivoluzione figurata", Chelkowski e Dabashi dedicano gran parte del loro saggio "sull'arte della persuasione" agli archivi dei mezzi visivi a loro disposizione, ciò che loro chiamano scherzosamente il "Museo dell'arte furiosa". E furiosa lo è, con una parte considerevole d'immagini che grondano del sangue dei martiri o di foto che ritraggono i cadaveri dei nemici americani, israeliani e iracheni. Particolari capitoli trattano dei differenti metodi di propaganda; forse i più interessanti sono quelli che si occupano dei calendari e delle attività dei bambini. Una foto mostra una bambina che indossa un chador nero e che imbraccia una mitragliatrice Schmeisser – probabilmente finta – con un ciuccio in bocca. O ancora: un manifesto dell'Ayatollah Khomeini circondato da cherubini che si rifà a un dipinto della Vergine Maria del pittore religioso spagnolo Bartolomé Estéban Murillo (1617-82). Questo insieme di elementi di prova è al contempo sbalorditivo e deprimente; gli autori hanno allestito un vero e proprio catalogo di depravazione estetica e di falsificazione politica. Il testo è utile, anche se è un po' lungo. L'ambiziosa presentazione delle immagini, sebbene sia stata ideata da un artista premiato, non è di grande successo. I manifesti rivoluzionari sono dei montaggi o delle opere di designer? Gli innumerevoli caratteri, l'uso del corsivo, del grassetto e dei maiuscoletti, confondono. Il carattere Fraktur fa pensare a sproposito alla Germania. Ma questi sono cavilli, il volume lascia a bocca aperta.