Oggi, Mitt Romney ha pronunciato un discorso sul Medio Oriente, da considerare ottimo in linea generale. In modo avveduto, egli ha criticato l'amministrazione Obama per il putiferio di Bengasi, per il tunnel politico di cui non si vede la fine con Israele, per l'inettitudine riguardo a Teheran e per i tagli alle spese militari. A ragione, egli ha detto che è arrivato "il momento di cambiare rotta in Medio Oriente".
Mi preoccupano però tre dettagli.
Mitt Romney, candidato repubblicano alla presidenza, parla al Virginia Military Institute l'8 ottobre 2012. |
In secondo luogo, se non in riferimento all'attacco di Bengasi, Romney evita volutamente di menzionare l'Islam, l'islamismo o il jihad. Piuttosto, egli si riferisce ai "terroristi che usano la violenza per imporre la loro ideologia malefica", evitando la vera questione e presagendo i problemi a venire.
In terzo luogo, mi preoccupa la sua disponibilità a saltare dentro il pantano siriano. Anche se non si può essere d'accordo con la richiesta di Romney di "identificare e organizzare quei membri dell'opposizione che condividono i nostri valori e garantire loro le armi di cui hanno bisogno", quei membri amichevoli dell'opposizione sono, in effetti, un po' malconci. A livello operativo, Romney è pronto ad armare gli islamisti alleati della Turchia, una prospettiva a lungo termine ancor più spaventosa di quella del regime Assad alleato degli iraniani ora al potere.
Da presidente, spero che Romney infrangerà le illusioni dell'epoca di George W. Bush, e non le reitererà.
Aggiornamento dell'8 ottobre 2012: Diane West fa notare questi stessi punti e molti altri in un'analisi arguta titolata "Caro Mitt, immagina se lo Zio Sam fosse un cliente della Bain".