Dopo lo sventato complotto islamista di Londra del 10 agosto che mirava a far esplodere in volo una decina di aerei, si è riacceso il dibattito sulla necessità di tracciare il profiling dei passeggeri aerei. Il fatto spiacevole, dovuto a una combinazione di inezia, diniego, codardia e correttezza politica, è che i servizi di sicurezza degli aeroporti occidentali – con la sola eccezione di quello israeliano – continuano a cercare sopratutto i mezzi utilizzati dal terrorismo, ignorando in gran parte i passeggeri.
Nonostante dopo l'11 settembre siano stati compiuti dei progressi, va detto che la maggior parte di essi riguarda il controllo e la sorveglianza del comportamento tenuto dai viaggiatori. Ad esempio, nel 2003, la Transportation Security Administration (TSA), l'agenzia americana per la sicurezza dei trasporti aerei, lanciò un sistema che traccia il profiling di un passeggero, noto come Screening of Passengers by Observation Techniques (Controllo dei Passeggeri attraverso Tecniche di Osservazione) o SPOT, oggi applicato in dodici aeroporti americani.
Avvalendosi di tecniche utilizzate dall'Amministrazione delle Dogane USA e dalla sicurezza aeroportuale israeliana, secondo il portavoce della TSA, Ann Davis, lo SPOT costituisce "l'antidoto al profiling razziale". La Davis sostiene che, basandosi sul "riconoscimento di schemi comportamentali", lo SPOT è in grado di discernere "alti livelli di tensione, di paura e insidie varie". Gli agenti dello SPOT osservano i passeggeri che transitano nell'aeroporto, mentre il personale della TSA cerca di individuare taluni sintomi fisici come la sudorazione, la postura rigida e i pugni serrati. Uno screener, poi, attacca discorso con dei "passeggeri scelti" e pone loro delle domande impreviste, osservando il linguaggio del corpo per intravedere segnali di reazioni anomale. La maggior parte dei "passeggeri reclutati" viene immediatamente rilasciata e circa un quinto di essi è interrogato dalla polizia.
Dopo lo sventato complotto di Londra, le autorità britanniche hanno istituito un corso intensivo in SPOT, imparando direttamente dalle loro controparti statunitensi.
Basandosi su questo approccio, una macchina israeliana, chiamata Cogito, utilizza algoritmi, software di intelligenza artificiale e principi da macchina della verità, per individuare i passeggeri dagli "intenti ostili". In fase di collaudo con i campioni di controllo, il congegno ha erroneamente additato come potenziali minacce un 8 per cento di innocenti viaggiatori, lasciandosi sfuggire il 15 per cento di coloro che simulavano di essere dei terroristi.
Se i metodi che mirano all'intera popolazione hanno valore generale – lo SPOT ha individuato passeggeri in possesso di visti falsi, di carte di identità contraffatte, di biglietti aerei rubati ed altre varie forme di contrabbando – è discutibile l'utilità che questo sistema specifico possa avere per il controterrorismo. I terroristi addestrati a rispondere in modo convincente alle domande, ad evitare di sudare e a tenere sotto controllo la tensione dovrebbero facilmente essere in grado di eludere il sistema.
Lo scompiglio aeroportuale, conseguenza dello sventato complotto terroristico di Londra ha indotto a pensare di focalizzare l'attenzione sulla fonte del terrorismo islamista e a ricorrere all'uso del profiling per i musulmani. Come si legge in un editoriale del Wall Street Journal "per tornare a una qualunque forma di normalità nei viaggi occorre che i sistemi di sicurezza negli aeroporti riescano a poter discernere i passeggeri pericolosi dalle improbabili minacce".
Questo argomento desta grande interesse. Un recente sondaggio ha rilevato che il 55 per cento dei britannici è a favore dell'utilizzo di profiling dei passeggeri in cui si tenga conto del "background o dell'aspetto", mentre solo il 29 per cento è contrario. Lord Stevens, ex capo di Scotland Yard, approva l'idea di focalizzare l'attenzione sui giovani uomini musulmani. Il quotidiano britannico Guardian riporta che "alcuni paesi dell'UE, in particolar modo Francia e Paesi Bassi, desiderano (…) introdurre precisi controlli sui viaggiatori musulmani".
Un politico del Wisconsin e altri due dello Stato di New York si sono detti favorevoli all'utilizzo di profiling del genere. Bill O'Reilly, conduttore di Fox News, suggerisce che i passeggeri musulmani di età compresa tra i 16 e i 45 anni "devono tutti rispondere a delle domande" poste dal personale addetto alla sicurezza aeroportuale. Mike Gallagher, uno dei più famosi conduttori di talk-show radiofonici, desidera che vengano istituiti negli aeroporti "appositi posti di controllo per i musulmani". Un autore propone perfino di imbarcare "su un aereo i musulmani, e far salire tutti gli altri su di un differente aeromobile".
A quel che si dice, il Dipartimento dei Trasporti britannico cerca di introdurre la pratica di tracciare un profiling dei passeggeri che prenda altresì in considerazione il background religioso. Da notizie provenienti dagli aeroporti britannici risulta che si è già cominciato a farlo – talvolta perfino ad opera dei compagni di viaggio.
Da questa analisi emergono tre conclusioni. Innanzitutto, giacché i terroristi islamisti sono tutti musulmani, che occorre focalizzare l'attenzione sui musulmani. In secondo luogo, che sono irrealizzabili idee come l'avviso di istituire negli aeroporti "appositi posti di controllo per i musulmani"; piuttosto, le forze di intelligence devono fare tutto il possibile per scovare i musulmani provvisti di una agenda islamista.
In terzo luogo, restano alquanto inconsistenti le possibilità di ricorrere a un profiling dei musulmani. Come osserva lo stesso editoriale del Wall Street Journal "il fatto che noi abbiamo rischiato di vedere morire 3.000 persone in volo sull'Atlantico, non impedisce però alla correttezza politica di dirigersi verso sistemi di sicurezza più intelligenti".
Tenendo conto del limitato impatto che nel 2001 sortì la perdita di 3.000 vite e basandomi sulla mia ipotesi di "imparare dagli omicidi", secondo la quale la gente si rende conto dell'Islam radicale solo quando il sangue scorre nelle strade, prevedo che un efficace profiling entrerà in vigore solo quando subiremo la perdita di un ancor più elevato numero – poniamo 100.000 – di vite di cittadini occidentali.