Una delle strane notizie che arrivano in questi giorni dall'Iraq riguarda un gruppo di opposizione iraniano chiamato Mujahedeen-e Khalq (MEK). Si tratta di un'organizzazione terroristica definita come tale dal governo americano che le forze aeree di coalizione dapprima bombardarono dall'aria per poi siglare con essa un cessate il fuoco – e per finire disarmarono e misero sotto protezione.
Che dire ancora?
Il MEK non è il tipico gruppo ostile all'Occidente, ma un'organizzazione con una forte presenza politica nelle capitali occidentali, con oltre 3.000 soldati di base in Iraq, e che è dedita a un solo obiettivo: abbattere il suo "arcinemico", la Repubblica islamica dell'Iran. Naturalmente, nel corso dei suoi 17 anni di attività in Iraq, essa dovette anche eseguire gli ordini di Saddam Hussein. Questa situazione solleva alcune domande:
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Il MEK è un gruppo terroristico? No, non lo è. Esso si servì del terrorismo, decenni fa, quando i suoi membri attaccarono gli americani. Ma negli ultimi quindici anni, il MEK si è organizzato come fosse un esercito, e le sue uniche azioni violente sono state dirette contro il regime iraniano. A differenza di Hezbollah (che colpisce i centri della comunità ebraica e lancia razzi nelle zone abitate dai civili), il MEK compie attacchi contro specifici obiettivi del regime. Diversamente dall'OLP (i cui leader sono stati più di recente dei terroristi e si potrebbe dire che lo sono ancora), il MEK aborrì questa tattica barbarica.
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Il MEK è in grado di liberare l'Iran? No. La sua strategia di invasione per mezzo di un esercito on può funzionare. L'infame teocrazia di Teheran arriverà alla fine quando le forze democratiche presenti in Iran riusciranno a rovesciarla. Gli stranieri possono dar loro una grossa mano promuovendo le trasmissioni televisive via satellite ad opera di iraniani che vivono in Paesi liberi (come ha di recente proposto il senatore americano Sam Brownback).
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Il MEK può essere utile? Sì. Le agenzie di intelligence dei Paesi occidentali mancano di "operativi", il che significa che non vi sono spie in loco, in Iran, differenti dai satelliti spia. I capi delle forze di coalizione dovrebbero scovare il MEK per avere le informazioni sugli agenti dei mullah iraniani operanti in Iraq. Il MEK può anche fornire le informazioni chiave sugli sviluppi in Iran – dove, malgrado una tendenza all'esagerazione, esso ha avuto alcune delle maggiori notizie in esclusiva. Le sue informazioni raccolte a metà del 2002 sul programma nucleare iraniano, ad esempio, sono state migliori di quelle avute dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, inducendo così uno sconcertato governo americano ad avviare un'indagine che confermò quanto gli iraniani avessero raggiunto delle fasi avanzate nel processo di costruzione della bomba nucleare.
La politica da adottare nei confronti del MEK è stata per lungo tempo dibattuta a Washington senza fare rumore, dando però vita ad accese e animate discussioni. Cercando di ingraziarsi gli iraniani "moderati", nel 1997 il Dipartimento di Stato designò il gruppo come Organizzazione Terroristica Straniera. Malgrado l'opposizione di 150 membri del Congresso a siffatta etichetta, di recente una Corte Suprema l'ha confermata.
Questa vera e propria divergenza di opinioni aiuta a spiegare le stravaganti linee politiche adottate di recente. Il 15 aprile, l'esercito americano ha siglato un cessate il fuoco permettendo al MEK di ricorrere alle armi e di utilizzarle contro gli infiltrati del regime iraniano in Iraq. Questo accordo mandò su tutte le furie il Dipartimento di Stato che allora convinse il Presidente ad annullare l'intesa, inducendo il 9 maggio scorso lo strano tiro delle truppe americane, che circondavano i campi del MEK, a disarmare i suoi miliziani e ad assumerne la protezione.
Ma si è trattata di una pessima idea. Le forze di coalizione devono urgentemente restaurare l'ordine, ovunque in Iraq. E il Dipartimento di Stato sta sognando se pensa che il mirino delle truppe americane che tiene sotto tiro il MEK rabbonirà i mullah iraniani.
Invece, come caldeggia l'esercito americano, ai membri del MEK dovrebbe (previa assicurazione di non attaccare il territorio iraniano) essere permesso di possedere abbastanza armi per proteggersi dai loro avversari iraniani. E a novembre, quando il Segretario di Stato deciderà se confermare o meno la certificazione del MEK come gruppo terroristico, egli dovrebbe giungere alla ragionevole conclusione che esso non rappresenta alcuna minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti o dei suoi cittadini, e che andrebbe rimosso dalla lista delle Organizzazioni Terroristiche Straniere.
E per finire, poiché i mullah iraniani temono senza motivo il MEK (come mostrato dal massacro da loro compiuto nel 1988 nelle prigioni iraniane di 10.000 membri del MEK e dei suoi sostenitori da tempo reclusi), mantenendo il MEK, quale gruppo organizzato, in campi separati in Iraq, offre un eccellente modo per intimidire e fare leva su Teheran.
Per dissuadere i mullah dal compiere dei passi ostili (appoggiare il terrorismo contro le truppe di coalizione in Iraq, costruire armi nucleari), sarebbe altamente efficace da parte degli Stati Uniti minacciarli attraverso incontri con il MEK oppure fornire aiuto alla loro campagna pubblicitaria contraria al regime.