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Se il sottotitolo, "Come il liberalismo americano razzializza i musulmani", dà adito a confusione, il motivo è dato dal fatto che ha origine in una inconsueta prospettiva accademica di estrema Sinistra. Ecco la spiegazione più chiara della tesi fumosa della Rastegar: "Mentre l'empatia e l'identificazione operano per definire alcuni musulmani civilizzati 'come noi', altri vengono relegati ulteriormente nelle tipologie degli incivili, ma anche degli incomprensibili, dei disumani e dei mostruosi". In altre parole, elogiando alcuni musulmani, i liberal in effetti ne condannano altri. Questo, a sua volta, razzializza i musulmani.
L'autrice, una "clinical associate professor di studi liberali" presso la New York University, chiarisce il proprio punto di vista attraverso "un'analisi delle dissertazioni mediatiche ampiamente diffuse sulla tolleranza e la simpatia per i musulmani". La Rastegar ritiene che "la formulazione dei valori liberali crea delle linee di distinzione (...) poiché esse presentano solo alcuni musulmani come degni di tolleranza o simpatia". Anzi, peggio ancora, tali linee di distinzione "funzionano più in generale come un discorso disciplinare e di monitoraggio che etichetta i musulmani come tollerabili solo se mostrano determinate caratteristiche".
Esempi di questa presunta attività di monitoraggio costituiscono la parte principale di Tolerance and Risk. Tali esempi includono, per citare il materiale promozionale della casa editrice, "storie di interesse umano e sondaggi di opinione tra i musulmani americani, rappresentazioni mediatiche dell'attivista pakistana Malala Yousafzai che si batte per il diritto all'istruzione, discorsi di attivisti LGBTQ, controversie locali a New York riguardanti progetti pubblici condotti da musulmani e discorsi sui social media sulla crisi dei rifugiati siriani".
Naturalmente, questo recensore si interessa in modo particolare a una controversia locale di New York, riguardante la Kahlil Gibran International Academy (KGIA), in cui ebbe una piccola parte nel 2007. La Rastegar dedica trentacinque pagine a rivedere questo episodio nei minimi dettagli, traendone la splendida conclusione che "parole con una forte carica affettiva che racchiudono una particolare minaccia più fortemente associata ai musulmani – una violenza irrazionale, intollerante e di matrice islamica – agiscono come armi biologiche e strumenti per giudicare certi musulmani".
In effetti, un progetto mal concepito e diretto da un comprovato islamista ha incontrato una temporanea opposizione, ma ciò che l'isteria della Rastegar nasconde è che in seguito la KGIA, come prevedibile, ha avuto origine e funziona ancora. Alla faccia della discriminazione razziale, del monitoraggio e delle armi biologiche.