Nei giorni scorsi, George W. Bush ha così ammesso a sorpresa: "A dire il vero, abbiamo impropriamente denominato la guerra al terrorismo. Essa dovrebbe essere definita come la lotta contro gli estremisti ideologici, che non credono nelle società aperte e che utilizzano l'arma del terrorismo per tentare di scuotere le coscienze del mondo libero".
Questo importante riconoscimento fa seguito alla diffusa critica della mendace locuzione "guerra al terrorismo" (come si può combattere una tattica?), per rimpiazzarla con la più appropriata "guerra agli estremisti ideologici". Con questa sostituzione, la battaglia delle idee può avere inizio.
Ma chi sono esattamente questi estremisti ideologici? Il prossimo passo di Bush consiste nel dar loro un nome.
In effetti, dall'11 settembre di tanto in tanto egli ha parlato apertamente della loro identità. Fin dal settembre 2001, il Presidente definì il nemico come "una frangia dell'estremismo islamico" che tenta "di uccidere i cristiani e gli ebrei, di ammazzare tutti gli americani, senza fare alcuna distinzione tra militari e civili, inclusi le donne e i bambini". Questo estremismo islamico è altresì l'erede di "tutte le ideologie criminali del secolo XX", compresi "il fascismo, il nazismo e il totalitarismo".
Nel gennaio 2002, Bush fu ancora più specifico aggiungendo che il mondo del crimine terroristico include "gruppi come Hamas, Hezbollah, la Jihad islamica e l'Esercito di Maometto (Jaish-i-Mohammed)". Nel maggio 2002, il Presidente fece rilevare l'esistenza "di una nuova minaccia totalitaria" i cui militanti "sono caratterizzati dalle loro avversioni: essi odiano… gli ebrei, i cristiani e tutti i musulmani che non sono d'accordo con loro" (il che implica che sono dei musulmani). Questi accoliti si sentono autorizzati a uccidere "in nome di una falsa purezza religiosa".
L'anno dopo, nel maggio 2003, Bush fornì dei dettagli sugli obiettivi islamisti, osservando che "i diciannove uomini malvagi – le truppe d'assalto di un'ideologia carica d'odio – dettero all'America e al mondo civile un assaggio delle loro ambizioni. Questi uomini immaginarono, in base a quanto detto da Ramzi Binalshibh (il leader di al-Qaeda accusato di essere il regista dell'11 settembre), che l'11 settembre avrebbe segnato l'inizio della fine dell'America.
Nell'aprile 2004, il presidente Bush rilevò che gli atti terroristici delle passate due decadi sono opera di fanatici, di ideologi politici che "vogliono la tirannide in Medio Oriente e non solo. Essi cercano di opprimere e di perseguitare le donne. Desiderano la morte degli ebrei e dei cristiani, e di ogni musulmano che anela la pace al di sopra del terrorismo teocratico".
Lo scorso mese, per la prima volta Bush ha utilizzato l'espressione "militanti islamici", e probabilmente si tratta della menzione più esplicita mai fatta finora alla minaccia islamista, asserendo che fino al momento della sua chiusura, la cosiddetta Benevolence International Foundation, un ente di beneficenza islamico con sede in Illinois, "funzionava come collettore di denaro per i militanti islamici".
Ecco come in sintesi Bush – e per esteso il governo americano – considera il nemico: Una pseudo dottrina della purezza islamica, ispiratrice di un'ideologia totalitaria di forza e di potere. Nella sua crudeltà, nella sua ferocia e nella sua ambizione a livello mondiale, essa ricorda l'ideologia nazista e quella comunista. Gli estremisti che propugnano questa dottrina scorgono nell'America il principale ostacolo per raggiungere i loro obiettivi. Per sconfiggere gli Stati Uniti, inizialmente hanno tentato di far indietreggiare Washington dal mondo esterno. Attualmente sperano di sancirne il tracollo. A questo fine, sono pronti a uccidere ogni americano.
Si tratta di un'eccellente descrizione dell'islamismo, della sua mentalità, dei suoi metodi e dei suoi mezzi. Una spiegazione che mostra altresì come Bush tracci una sottile distinzione tra la sua personale opinione riguardo l'Islam e l'ideologia politica dell'islamismo (o dell'Islam militante).
Quanto detto è l'equivalente di ciò che affermano alcuni leader musulmani – inclusi persino dei sauditi. In seguito agli episodi di terrorismo avvenuti a Riad nel maggio 2003, il ministro degli Interni, Principe Naif, ascrisse pubblicamente quella violenza "all'ideologia" e "alle idee fanatiche". E se Naif – egli stesso islamista – ultimamente attribuisce il problema non a degli episodi di violenza, ma all'ideologia che si cela dietro di essi, di certo gli americani non possono essere da meno.
Bush ha già accennato al fatto che l'America dovrà far fronte alla terza ideologia totalitaria. Adesso dovrebbe dare un nome a quella ideologia. Spero che egli si circondi di un gruppo di insigni musulmani anti-islamisti, sia dentro che fuori gli Stati Uniti, e che annunci formalmente che l'America accetta la leadership nella guerra contro l'islamismo.
Solo dopo aver fatto questa puntualizzazione il mondo civile potrà intraprendere la strada che porterà alla vittoria su questa più recente manifestazione di barbarie.