Di recente, The Minaret, una pubblicazione dell'Islamic Center of Southern California, mi ha attaccato due volte (in "Ignorance and Arrogance", pubblicato nel numero di giugno 2000; in "On Revising Bigotry", edito nel numero di luglio/agosto 2000). Nonostante questa spiacevole diatriba, accetto di scrivere un articolo che spiega il mio interesse per l'Islam e The Minaret. L'articolo è stato pubblicato nel numero di settembre 2000, che conteneva un altro attacco nei miei confronti in "The Politics of Intimidation".
Sono lieto che il direttore di Minaret mi abbia offerto l'opportunità di scrivere per la sua rivista. Tratterò tre argomenti: i motivi del mio interesse per l'Islam, le mie opinioni sull'Islam e l'islamismo e il mio lavoro sui musulmani presenti negli Stati Uniti.
Per quanto concerne il mio interesse per l'Islam, ho dedicato una buona parte dei passati trent'anni a studiare l'Islam e le questioni ad esso connesse, ad iniziare dagli studi al college della lingua araba, della storia musulmana e degli argomenti collegati. Ho poi trascorso tre anni nelle istituzioni accademiche al Cairo; ho viaggiato nella maggior parte del mondo musulmano; ho conseguito un Ph.D. in Storia del Medio Oriente, alla Harvard University; ho insegnato questa materia all'Università di Chicago e ad Harvard; ho lavorato per i Dipartimenti di Stato e della Difesa; ho scritto tre libri su questo argomento e ho pubblicato articoli su quotidiani come The New York Times e The Washington Post; ho partecipato a programmi televisivi su ABC, CBS, NBC e CNN; ho testimoniato davanti a commissioni della Camera e del Senato; sono stato consigliere di capi di Stato stranieri, e così via.
In altre parole, vengo considerato uno specialista in Islam e musulmani; anzi, lo sanno anche i miei critici. Ad esempio, quando il Council on American-Islamic Relations, che ha diffuso parecchi comunicati stampa, ricusando le mie conoscenze dell'Islam, cercava uno specialista in grado di valutare le credenziali di un membro della Task Force Parlamentare sul Terrorismo e la Guerra Non-Convenzionale, chi ha citato nel comunicato stampa del 17 marzo 1998? Ha citato me.
Da non-musulmano, scrivo essenzialmente per coloro che non sono musulmani, aiutandoli a comprendere cosa sia talvolta un argomento estraneo. Il mio ruolo è primariamente esplicativo ed ermeneutico, sebbene io tenti altresì di aiutare a formulare dei corretti indirizzi politici. Questo è ciò che qualcuno definisce una "scienza applicata": prendendo delle nozioni accademiche e utilizzandole in modo pratico.
In secondo luogo, riguardo alle mie opinioni sull'Islam e l'islamismo, non essendo io un musulmano, per definizione non credo nella missione del profeta Maometto, ma nutro un profondo rispetto per la fede di coloro che vi credono. Ho notato quanto i musulmani trovino l'Islam profondamente gratificante, come altresì ho osservato la straordinaria forza interiore che li permea. Avendo studiato la storia e la civiltà del periodo classico, sono vivamente consapevole delle grandi conquiste culturali musulmane, raggiunte pressappoco un millennio fa.
Mi accosto alla religione dell'Islam in modo neutrale, né pregando né attaccandola, ma con spirito d'indagine. Non mi considero né un apologeta né un sostenitore entusiasta, né un portavoce né un critico, ma uno studioso di questa materia. Mi pongo domande del tipo: qual è la natura dei principi dell'Islam, degli usi e delle implicazioni? In che modo la Shari'a influisce sulle società musulmane? Esistono degli elementi comuni alla vita musulmana dall'Africa occidentale all'Asia sud-orientale, ancora assenti altrove?
Sebbene sia neutrale nei confronti dell'Islam, io prendo posizione sull'islamismo, che ritengo sia ben diverso. L'Islam è la religione del Qu'ran e della Sunna; l'islamismo è il percorso politico di Asan al-Banna, Abu'l-A'la al-Mawdudi e dell'Ayatollah Khomeini. Il primo è eterno (secondo i musulmani) ovvero ha quattordici secoli (a detta dei non-musulmani); il secondo è un fenomeno del secolo XX. L'uno è una fede, l'altro è un'ideologia. Se il giudaismo e il cristianesimo sono le religioni più vicine ad esso, le più vicine all'islamismo sono le altre "dottrine" utopistiche radicali, cioè il fascismo e il marxismo-leninismo.
L'islamismo è una calamità globale tra le cui vittime si annoverano persone di ogni religione. I non-musulmani perdono la loro vita a causa sua in Paesi come la Nigeria, il Sudan, l'Egitto e le Filippine. I musulmani sono le principali vittime in Algeria, Turchia, Iran e Afghanistan. L'islamismo è probabilmente il più vivace e coerente movimento ideologico del mondo odierno: ci minaccia tutti. I musulmani moderati e i non-musulmani devono cooperare per combattere questo flagello.
In terzo luogo, mi occupo attualmente della vita musulmana negli Stati Uniti, un argomento relativamente nuovo. Sono tre le conclusioni che emergono dalla mia ricerca:
a) L'Islam musulmano possiede un enorme potenziale positivo. Da quando, due secoli fa, si sono imbattuti nella modernità, i musulmani hanno incontrato delle difficoltà nel riuscire a capire come adattare la loro religione ad essa. Il turco, Kemal Atatürk rappresenta una scuola di pensiero, secondo la quale l'Islam va bandito da ogni aspetto della vita pubblica. I talebani, in Afghanistan, rappresentano l'estremo opposto in quanto assoggettano ogni aspetto della vita a quelli che vengono considerati dei precetti islamici. Esistono molti altri punti di vista, in mezzo a questi due, come quelli rappresentati dal Partito Ba'th, dalla Repubblica Islamica dell'Iran e dalla Jamahariya libica. I musulmani americani, che vivono nel cuore della modernità, potrebbero riuscire a compiere la grande riconciliazione dell'Islam con la modernità, alla quale si sono sottratti i loro correligionari che vivono altrove. Se riuscissero a farlo avrebbero un vasto e altamente benefico impatto sulla vita dei musulmani di tutto il mondo.
b) La Nazione dell'Islam sta svanendo. Essa non è solo un'organizzazione diretta attualmente da Louis Farrakhan, ma un complesso insieme di istituzioni che, a partire dal 1913, hanno assunto diversi nomi (Moorish Science Temple of America, Allah's Temple of Islam, Five Percentors, etc.) e hanno rivelato un certo numero di personalità di rilievo (come Elijah Muhammed, Malcom X, Muhammed Ali). Il ruolo storico di questa istituzione è quello di creare una sostanziosa schiera di conversi afro-americani all'Islam (attualmente essi sono all'incirca un milione). Col passare del tempo, le bizzarre, folcloristiche e chiaramente non islamiche caratteristiche del Nol sono svanite. Io prevedo che Farrakhan sia il suo ultimo leader dotato di carisma nazionale e che l'organizzazione sia destinata a sparire o ad essere assorbita dal vero Islam.
c) L'Islam americano affronta una crisi di estremismo. Questo è il motivo che ha portato il mio operato all'attenzione dei musulmani americani e ha indotto organizzazioni come il CAIR ad accusarmi di essere un "islamofobo", promotore "dell'isteria anti-musulmana".
Il CAIR ed altri hanno reagito ai miei articoli che avvertono gli americani (inclusi i musulmani) che le principali organizzazioni dell'Islam americano sono islamiste. Probabilmente la più importante area di conflitto ha a che fare con il secolarismo: l'agenda islamista è palesemente a favore dell'applicazione della Shari'a, anche se ciò è in diretto conflitto con la Costituzione degli Stati Uniti. Gli altri problemi ingenti riguardano i sentimenti anti-cristiani e anti-ebraici da parte degli islamisti, il loro sostegno ai gruppi radicali all'estero e la loro sollecitudine a minacciare e a far uso della violenza.
Per fortuna, gli islamismi costituiscono solo una minoranza dei musulmani che vivono negli Stati Uniti. Sfortunatamente, loro controllano le moschee, le scuole, le pubblicazioni e le organizzazioni nazionali di questo Paese. La cosa peggiore è che ogniqualvolta un leader non-islamista parla apertamente di questa ingerenza illecita, gli islamisti cercano di delegittimarlo o di farlo tacere con le minacce.
L'approccio islamista è profondamente antitetico a quello americano e, pertanto, prevedo che, man mano che gli islamisti e il loro operato acquistano più rinomanza, ne conseguiranno maggiori problemi, che toccheranno in primo luogo i musulmani americani. Spero vivamente che i musulmani moderati si intromettano nelle faccende comuni e si interessino ad esse, affrancando in tal modo le istituzioni musulmane dal controllo degli estremisti.
Spero sia chiaro da quanto detto che io sono tutt'altro che un "islamofobo" e che non venga più chiamato così. Continuare a considerarmi un nemico dell'Islam è offensivo nei miei confronti e complica altresì la vita dei musulmani americani (asserendo che l'Islam ha più nemici di quelli che realmente possiede).
Invece, io consiglio a coloro che mi disapprovano di ribattere i miei argomenti in modo serio e rispettoso. Sono pronto a intavolare un dialogo con chi ripudia apertamente la violenza e i gruppi terroristici, a cominciare dalle repliche a queste mie affermazioni.