La nomina di Joseph Lieberman come candidato democratico alla vicepresidenza ha provocato una serie di reazioni contro gli islamisti – noti anche come musulmani fondamentalisti – che dirigono le maggiori istituzioni musulmane negli Stati Uniti. (I musulmani moderati sono raramente ascoltati.) Le loro opinioni inaspettatamente diverse sulla nomina di un ebreo osservante danno un'idea delle paure, delle speranze e delle priorità dei radicali che parlano a nome dell'Islam americano.
Quelli che hanno reagito male alla nomina di Lieberman nutrono due preoccupazioni principali. Innanzitutto, si preoccupano per una maggiore propensione del governo Usa verso Israele. Hussein Ibish, direttore delle comunicazioni per conto del Comitato antidiscriminazione americano-arabo, chiosa che Lieberman mostra un attaccamento a Israele "mai ravvisato in nessun potenziale presidente".
Per delegittimare Lieberman, alcuni di questi estremisti rilanciano la vecchia fandonia della duplice lealtà. Khalid Turaani, direttore esecutivo dell'organizzazione American Moslems for Jerusalem, descrive il senatore del Connecticut come uno che "fa di tutto per soddisfare gli interessi d'Israele". Louis Farrakhan, a capo della Nazione dell'Islam, definisce a torto Lieberman un cittadino israeliano e si chiede in modo offensivo: "Sarebbe più fedele alla Costituzione degli Stati Uniti piuttosto che allo (…) Stato d'Israele?"
In secondo luogo, gli islamisti inclini alle teorie del complotto esprimono una totale disperazione davanti alla scelta di Lieberman: "Molti musulmani sono a ragione infastiditi", osserva Yahva Abdul Rahman del sito Internet Islamic News and Information Network.
Li consola citando il Corano ("Non distruggiamo alcuna città senza prima darle una Scrittura intelligibile") e dicendo loro che per quanto forti possano sembrare gli Usa e Israele, la loro caduta è imminente.
La Jamaat al-Muslimeen International (JMI), una piccola organizzazione di Baltimora, considera la nomina di Lieberman come un segnale che gli ebrei non sono più obbligati a controllare gli Usa da dietro le quinte, ma possono farlo apertamente; per questo motivo, la JMI suggerisce in modo sinistro che i musulmani d'America "dovrebbero studiare attentamente la situazione e rivedere le loro strategie".
Ma la cosa sorprendente è che altri islamisti dicono di gradire molto la nomina di Lieberman, almeno in pubblico. Essi apprezzano il fatto che lui abbia firmato una risoluzione del Senato che elogia i musulmani d'America e approva le lamentele islamiste in merito "alla discriminazione e alle vessazioni" contro i musulmani americani.
Aly Abuzaakouk, direttore dell'American Moslem Council, considera Lieberman "un amico della comunità musulmana americana"; nel 1998, la sua organizzazione ha persino assegnato al senatore il suo "Premio d'eccellenza Abu Saud" per ringraziarlo della sua disponibilità ad aiutare le cause islamiste.
Khaled Saffuri, direttore esecutivo dell'Istituto islamico, ricorda di aver invitato Lieberman (con altri 14 membri del Congresso) alla prima cena dell'iftar a rottura del digiuno del Ramadan organizzata al Congresso Usa. Saffuri rileva che, ad eccezione del conflitto arabo-israeliano, "Lieberman è molto positivo (…) uno dei senatori più ragionevoli nel modo di comportarsi con la comunità musulmana".
Anche Salam Al-Marayati, direttore del Muslim Public Affairs Council, sostiene che la scelta di Lieberman fatta da Al Gore, "dovrebbe essere applaudita" perché "recherebbe benefici ai musulmani" rafforzando il pluralismo negli Usa. Il che significa: questa nomina apre le porte alla possibilità che i musulmani si candidino alle elezioni.
Hebah Abdalla, caporedattore di iviews.com, una pubblicazione online islamista, è molto più esplicito a riguardo: sì, è vero, la nomina di Lieberman "ha stupito il mondo musulmano", ma criticando Gore "perché la scelta di un membro di un'altra minoranza religiosa potrebbe un giorno infastidirci di nuovo". Piuttosto, i musulmani dovrebbero "encomiare Gore".
Queste reazioni contrarie rivelano due importanti fratture tra gli islamisti americani. Innanzitutto, essi sono divisi nelle priorità: alcuni ravvisano nel conflitto arabo-israeliano (e in altre questioni internazionali come il Kashmir e il Kosovo) la loro preoccupazione principale; altri insistono a dire che gli interessi della comunità dei musulmani d'America hanno la precedenza. Questi ultimi si preoccupano per la visione che Lieberman ha di Israele, ma attribuiscono una maggiore importanza alla politica amichevole verso loro stessi.
In secondo luogo, gli islamisti hanno temperamenti diversi: ci sono quelli che operano all'interno del sistema americano e i jihadisti che ne stanno fuori. Per i primi, ricevere un invito alla Casa Bianca è il massimo del successo, come pure ottenere che dei musulmani siano eletti in seno al Congresso. I jihadisti biasimano questi obiettivi come "parte della struttura del potere capitalista, razzista e imperialista" che loro intendono distruggere.
Quali che siano le differenze, tuttavia, tutti gli islamisti hanno la stessa ambizione, che consiste in ciò che definiscono "l'islamizzazione dell'America". A questo scopo, essi vogliono nientemeno che salvare gli Stati Uniti trasformandoli in un paese musulmano. Per quanto remota sia la prospettiva, gli islamisti pensano che il tempo sia dalla loro parte. E, strano per quanto possa sembrare, molti di loro vedono la nomina di Lieberman come un passo più vicino a quest'obiettivo.