Era evidente, almeno dall'invasione dell'Iraq guidata dagli Usa del 2003, che la diga di Mosul, la più grande dell'Iraq, avrebbe potuto avere un effetto devastante per il paese a causa della combinazione di più fattori come i difetti di costruzione, l'indifferenza governativa e l'insurrezione civile in corso. Se finisse per crollare, questa sarebbe la più immane tragedia indotta dall'uomo mai verificatasi nel corso della storia. (Per saperne di più su questo problema si veda il mio articolo "Quella dannata diga di Saddam!")
Le conquiste del 2014 da parte dell'Isis, il gruppo prima noto come Stato islamico dell'Iraq e della Siria (Isis) e che ora si fa chiamare Stato Islamico (Is) hanno mostrato che altre dighe presenti in Iraq possono altresì porre problemi, anche se non a livello catastrofico.
Innanzitutto, quando l'Isis conquistò Falluja nel gennaio 2014, assunse anche il controllo della diga di Falluja, sul fiume Eufrate, pensando bene di manipolarla per i propri scopi. Qualche mese fa, Hamza Mustafa del quotidiano Asharq Al-Awsat, dopo che le forze del governo iracheno erano riuscite a riconquistare la diga, ha riportato quanto asserito da un leader della milizia filogovernativa riguardo alla tattica utilizzata dell'Isis:
dopo la chiusura degli sbarramenti della diga – che ha provocato un aumento del livello dell'acqua dietro la diga – [i terroristi] hanno capito che se avessero mantenuto chiusa la diga, sarebbero stati assediati due volte, sia da parte delle forze armate sia a causa dell'innalzamento del livello dell'acqua, e se avessero cercato di ritirarsi, sarebbero annegati, il che a sua volta li ha costretti a riaprire le chiuse.
Il leader della milizia ha altresì spiegato i motivi che si celano dietro queste mosse:
l'Isis ha due obiettivi: da un lato, [i miliziani] vogliono sommergere le zone circostanti Falluja, ma l'attacco improvviso da parte delle forze [del governo] ha sventato questo piano; dall'altro lato, essi vogliono interrompere l'approvvigionamento di acqua ai governatorati delle zone centrali e meridionali onde conferire alla loro guerra una dimensione settaria.
La diga di Falluja. |
In secondo luogo, l'Isis ha raggiunto la diga di Haditha, il secondo impianto idrico iracheno [dopo quello di Mosul], aumentando anche qui le possibilità di un'inondazione catastrofica. Il New York Times riporta che
i funzionari della sicurezza hanno raccontato che i militanti dell'Isis che avanzavano sulla diga del fiume Eufrate, circa a 120 miglia a nordovest da Baghdad, erano provenienti da nord, nordest e nordovest. I combattenti avevano già raggiunto Burwana, nella parte orientale di Haditha, e le forze del governo stavano combattendo per fermare la loro avanzata. (…) "Questo causerà le inondazioni di città e villaggi e inoltre vi danneggerà", è quanto detto da un impiegato ai funzionari. E sempre secondo quest'uomo, che ha chiesto di rimanere anonimo perché non autorizzato a dare notizie ai mezzi d'informazione, un funzionario ha replicato dicendo: "Sì, lo so, ciò si ritorcerà contro di noi e i nostri nemici".
La diga di Haditha nel 2006. |
Commenti:
1) La Mesopotamia, una delle più antiche zone della civiltà umana, è sempre stata caratterizzata dai suoi due grandi fiumi, il Tigri e l'Eufrate; è paradossale che queste fonti vivificanti potrebbero trasformarsi nel mezzo che causerà la rovina del paese.
2) I combattenti che partecipano alla guerra civile in Iraq devono essere costretti dai loro sostenitori (la Turchia e il Qatar, soprattutto nel caso dei jihadisti dello Stato islamico; l'Iran, nel caso del governo di Baghdad) a concordare alcune regole fondamentali di combattimento, come, ad esempio, non usare gli impianti idrici come fossero armi da guerra. E in questo, le potenze esterne (l'Occidente, la Russia e la Cina) possono essere d'aiuto.