Da anni, Geert Wilders dei Paesi Bassi è il principale politico europeo che si batte per i criteri religiosi da fissare per l'ammissione degli immigrati. Dieci mesi fa mi sono unito a lui, nella sua battaglia, assumendo una posizione più cauta in un articolo in cui suggerivo la creazione di zone culturali in cui i profughi fossero incoraggiati ad andare. Questo blog osserva come anche altri insistono sulla necessità di prendere in considerazione la cultura – religiosa e non solo – nelle politiche dell'immigrazione.
La danese Inger Støjberg. |
Danimarca: Inger Støjberg, portavoce del più grande partito politico di opposizione del paese, Venstre, ha scritto un articolo in cui argomenta la necessità di operare una distinzione fra "un cristiano americano o svedese", da un lato, e "un musulmano somalo o pakistano", dall'altro. Nelle sue parole:
Non è necessario fissare gli stessi requisiti per tutti, perché di norma c'è una grossa differenza nella capacità e nella volontà di integrazione fra un cristiano americano o svedese e un musulmano somalo o pakistano. (…) In parole povere, sono soprattutto gli immigrati musulmani che non apprezzano la democrazia e la libertà. In certi ambienti, essi si oppongono direttamente ed esse. Troppi immigrati non-occidentali, musulmani di origine, non vogliono accettare il nostro modello di società orientata verso la libertà. (…) In futuro, dovremmo rendere più facile l'ingresso in Danimarca a chi tradizionalmente può e vuole integrarsi, mentre dovremmo renderlo più difficile a chi non ne ha la capacità né la volontà.