Pare che il ministro della Cultura dell'Angola, Rosa Cruz e Silva, abbia dichiarato l'Islam una religione illegale nel paese perché non fa parte della lista approvata delle religioni, e pare che lo abbia anche messo al bando.
Rosa Cruz e Silva, il ministro della Cultura dell'Angola. |
Aggiornamento del 25 novembre 2013: Un funzionario dell'ambasciata dell'Angola a Washington ha già fatto marcia indietro e ha smentito il divieto, dicendo alla stampa che "la Repubblica dell'Angola è un paese che non interferisce nella religione. Esistono molte religioni lì. C'è libertà di religione".
Aggiornamento del 28 novembre 2013: Un articolo pubblicato dal Guardian a firma di Aristides Cabeche e David Smith ritiene che l'iniziativa di bandire l'Islam sia un fatto grave: "La Comunità islamica dell'Angola (ICA) sostiene che negli ultimi due anni siano state distrutte otto moschee e chi professa l'Islam rischia di essere ritenuto colpevole di aver violato il codice penale dell'Angola". Le ragioni effettive sono di ordine burocratico:
In Angola, le organizzazioni religiose sono tenute a chiedere il riconoscimento giuridico, e in questo momento ne sono autorizzate 83, tutte cristiane. Il mese scorso il ministero della Giustizia ha respinto le richieste di 194 organizzazioni, di cui una appartenente alla comunità islamica. Secondo la legge angolana, un gruppo religioso ha bisogno di più di 100.000 membri e deve essere presente in dodici delle diciotto province per ottenere lo status giuridico che gli concede il diritto di costruire scuole e luoghi di culto. Sono circa 90.000 i musulmani presenti in seno alla popolazione dell'Angola, che consta circa 18 milioni di abitanti. (…) Secondo l'ICA nel paese ci sono 78 moschee e sono state tutte chiuse ad eccezione di quelle della capitale Luanda, perché prive dell'autorizzazione necessarie.
David Já, presidente della Comunità islamica dell'Angola (ICA), dice che il governo ha iniziato a chiudere le moschee dal 2010. Inoltre, egli afferma che sono state bruciate 120 copie del Corano e che le donne che indossano il velo sono prese di mira, "e così, la maggior parte delle donne musulmane ha paura di indossare il velo".
Rafael Marques de Morais, un giornalista investigativo che lavora in Angola, conferma queste affermazioni e si spinge oltre: "Ho visto un'ordinanza che dice che i musulmani devono demolire le moschee con le loro mani e rimuovere le macerie, oppure gli verranno addebitati i costi della demolizione (…) Se i musulmani cercheranno di manifestare la propria rabbia, il giorno dopo saranno espulsi".