Non è la prima volta che un giornalista dimostra di essere un abile reporter ma un analista pessimo. Nicholas D. Kristof del New York Times oggi racconta nel suo pezzo "Abbracci dall'Iran" alcune delle esperienze da lui avute durante un recente viaggio in Iran. Ecco qualche estratto:
- Il mio viaggio di 1700 miglia attraverso l'Iran è cominciato con una strabiliante peana all'America, che rafforza la mia convinzione che a un livello di base, questa può essere la nazione più filo-americana del Medio Oriente.
- Se gli iraniani sono ben lungi dall'essere irremovibili, una caratteristica era onnipresente: l'accoglienza calorosa degli iraniani quando hanno scoperto che ero americano.
- "Noi amiamo l'America!" ha esordito un ex-membro di un commando militare, ora venditore di abbigliamento, la mia prima sera nella città santa di Mashhad. Egli si è lasciato talmente trasportare dall'entusiasmo che ho creduto volesse abbracciarmi e pur ammettendo che la sua attività commerciale era stata gravemente colpita dalle sanzioni occidentali, l'uomo ha incolpato di ciò i suoi leader politici. "Io non posso biasimare l'America", egli ha asserito. "Amo troppo l'America".
- Il nostro viaggio è stato rallentato dall'ospitalità, perché gli iraniani ci tengono a offrirci dei regali o a invitarci nelle loro case.
- Rispetto al mio ultimo viaggio in loco, avvenuto nel 2004, la gente sembra più scontenta – soprattutto per le difficoltà economiche causate in parte dalle sanzioni occidentali. Tali sanzioni fanno soffrire amaramente, ma un numero sorprendente d'iraniani sembra per lo più incolpare i propri leader di queste sventure.
- Io credo che le espressioni di amore per l'America riflettano, in parte, il sostegno intuitivo di molti iraniani a tutto ciò che i media di stato condannano.
Dopo aver scritto quanto detto sopra – che coincide con quello che hanno raccontato altri viaggiatori in Iran – Kristof giunge a una conclusione inspiegabile e illogica: "Secondo me la fine del sistema è solo una questione di tempo – se non ci sarà una guerra fra l'Iran e l'Occidente, forse innescata dagli attacchi aerei israeliani contro i siti nucleari iraniani. Ho la sensazione che questo provocherebbe una violenza reazione nazionalista e salverebbe gli ayatollah".
Commento: Da dove scaturisce questa "sensazione"? Se la popolazione iraniana incolpa i mullah delle proprie disgrazie economiche odierne, perché non supporre che gli iraniani addosseranno anche a loro la responsabilità della guerra?