Impegnando le forze militari in Libia a favore dei ribelli di base in Cirenaica, senza sapere chi siano, ciò in cui credono, o che tipo di governo istituirebbero una volta al potere, la Nato ha fatto qualcosa senza precedenti, nel marzo scorso.
Questa impresa avventata implica che le forze occidentali prendono parte a uno strano lancio di dadi: Muammar Gheddafi può essere un mostro, ma almeno lui è un caso isolato che può arrecare un danno relativamente piccolo agli interessi americani. La folla in Cirenaica potrebbe essere islamista, e in tal caso ciò arrecherebbe un danno maggiore a quegli interessi.
Visto che ne sappiamo così poco, propongo una politica non-convenzionale che ha senso in queste strane circostanze: non bisognerebbe cercare di cacciare Gheddafi dal potere, ma lasciare che egli continui a governare la Tripolitania (e Fezzan), tenendolo però fuori dalla Cirenaica. In altre parole, occorre far sì che ci siano due Libie: una con base a Tripoli e l'altra a Bengasi; una governata da Gheddafi e l'altra dai suoi avversari.
Col passare del tempo, potremo vedere qual è la migliore delle due. Una volta stabilito chi lo sia, saremo in grado di aiutare la Libia migliore a sconfiggere quella peggiore e a darle una mano ad assumere il potere sull'intero Paese.
Ancora una volta, riconosco che questa sia una politica anomala, per non parlare di quella direttamente opposta all'attuale politica Usa di far fuori Gheddafi, ma c'è anche da dire che la linea politica della Nato – incompetente, amatoriale, dettata dalle emozioni e per niente strategica – non fa altro che spingere in una direzione anomala.