Mentre i mediorientali dal Marocco all'Iran si mobilitano per avere più voce in capitolo nella governance dei loro Paesi, indovinate dove la leadership sta acquisendo più potere? Michael S. Schmidt e Jack Healy scrivono nel New York Times che "In Iraq i poteri allargati di Maliki vengono considerati una minaccia". Qualche dettaglio sul processo grazie al quale in Iraq "il primo ministro Nuri Kamal al-Maliki estende il suo potere, minando la fragile democrazia che lotta per diffondersi":
Una sentenza emessa a gennaio dalla suprema corte irachena – interpellata da Maliki – gli ha conferito il controllo delle agenzie un tempo indipendenti, responsabili della gestione della banca centrale del Paese, dello svolgimento delle elezioni e che indagano sul fenomeno della corruzione. Un mese dopo quella sentenza due principali gruppi per la difesa dei diritti dell'uomo hanno dichiarato che le forze che sono agli ordini di Maliki, in violazione della Costituzione irachena, hanno gestito delle carceri segrete dove i detenuti venivano torturati. E a luglio, la suprema corte irachena ha sentenziato che i parlamentari non avevano più il potere di proporre le leggi. Piuttosto, tutte le nuove leggi dovrebbero essere proposte dal governo di Maliki o dal presidente per poi essere trasmesse al Parlamento per il voto. Esperti politici hanno detto di non conoscere nessun'altra democrazia parlamentare con simili restrizioni.
Commento: Questi sviluppi confermano la mia previsione che l'enorme sforzo americano di creare un Iraq "libero a prospero" si concluderà con un fallimento.