In questi giorni, probabilmente mi rallegra soltanto quel gruppetto di leader europei che concentra l'attenzione sulla minaccia islamista all'Europa. Ecco perché ritengo che la reazione anti-islamista si sviluppa ancor più rapidamente della stessa minaccia islamista.
L'entusiasmante discorso del premier britannico David Cameron, pronunciato il 5 febbraio, in cui l'inquilino di Downing Street ha focalizzato in modo intelligente l'attenzione su ciò che ha chiamato la "tolleranza passiva" "dell'estremismo islamista", includendo le sue forme non-violente, corrisponde esattamente a questo modello.
In modo simile, il cancelliere tedesco Angela Merkel lo scorso ottobre ha asserito che il multiculturalismo è "completamente fallito". Un referendum indetto in Svizzera sui minareti ha evidenziato le preoccupazioni della popolazione elvetica e i sondaggi effettuati in tutto il continente hanno dimostrato che questi sentimenti sono ampiamente condivisi.
L'ascesa dei rispettabili partiti politici che si sono principalmente concentrati sulle questioni riguardanti l'Islam – con in testa nei Paesi Bassi il Partito della libertà (Pvv) di Geert Wilders – è probabilmente il segnale più incoraggiante che costringe i vecchi partiti come i conservatori britannici a prestare attenzione.
Non sono d'accordo con molti particolari di queste iniziative – Anthony Daniels fa giustamente rilevare, ad esempio, alcune cose di ciò che Cameron ha trascurato nel suo discorso: ma queste sono secondarie. Il fatto che col passare del tempo individui e organizzazioni trovano la loro voce e studiano le strategie e le tattiche per respingere l'islamismo offre all'Europa una speranza di civiltà.