La Camera bassa del Parlamento francese, l'Assemblea nazionale, la scorsa settimana ha votato con 335 a favore e 1 contrario il disegno di legge per la messa al bando nei luoghi pubblici di tutti "gli indumenti destinati a dissimulare il viso", con una multa di 150 euro in caso di violazione.
Questo provvedimento non vieta il niqab e il burqa, ma costituisce uno degli innumerevoli passi in questa direzione. Il Senato francese dovrà poi approvare il disegno di legge. La Corte costituzionale probabilmente lo rivedrà. Tanto in Francia quanto in Europa i tribunali di certo si pronunceranno a questo proposito. Le probabilità che diventi legge restano incerte.
Il disegno di legge, lungi dal riflettere l'eccentricità gallica, rientra in un contesto ben più ampio di repliche da parte dei Paesi occidentali a questo pericoloso e orribile indumento. I tentativi di vietare l'uso del velo che copre il viso sono stati già approvati o sono al vaglio in Canada, in Gran Bretagna, in Spagna, in Belgio, in Italia, in Germania, in Svizzera, in Norvegia, in Svezia e in Australia. (Gli Stati Uniti non compaiono in questa lista.) Nel passare in rassegna queste iniziative, David Rusin di Islamist Watch le definisce "la tendenza della moda dell'anno".
I Paesi a maggioranza musulmana sono più divisi: in un solo giorno, il 19 luglio, mentre i pakistani manifestavano contro il voto francese, il governo siriano ha bandito l'uso di niqab e burqa dalle università del Paese.
Questo indumento femminile simboleggia una più larga tendenza dei musulmani a motivare l'agenda giuridica e sociale dell'Occidente.