George Mitchell, l'inviato speciale americano per il Medio Oriente, ha rilasciato una dichiarazione a conferma dell'avvio della prima tornata di "colloqui di prossimità" iniziati ieri fra il governo israeliano e l'Autorità palestinese (Ap). Qui di seguito alcune riflessioni su ciò che Mitchell definisce colloqui "seri ed estesi" e che io definisco un controproducente, ma importante sviluppo:
Controproducente perché non solo questi colloqui non riescono a conseguire nessuno dei tre obiettivi di Mitchell – "permettere alle parti di muoversi verso dei negoziati diretti" che "porteranno a una soluzione a due Stati per porre fine al conflitto arabo-israeliano" e a cui farà seguito "una pace globale in Medio Oriente" – ma anche perché essi rendono una risoluzione del conflitto più difficile e più lontana nel tempo.
Importante perché il "processo di pace" metterà tutto il resto, perfino la costruzione della bomba atomica da parte dell'Iran, in secondo piano e avrà importanti implicazioni per chiunque sia coinvolto.
Mitchell ha annunciato che entrambe le parti sono d'accordo a prendere dei provvedimenti che "aiutino a creare un'atmosfera favorevole al successo dei negoziati": Abbas ha promesso che "si darà da fare per impedire ogni istigazione alla tensione" e Netanyahu ha detto: "Non ci sarà alcuna costruzione nel progetto di ampliamento edilizio di Ramat Shlomo per due anni". Ma la simmetria è falsa. L'Ap ha promesso innumerevoli volte di porre fine alla fomentazione e non lo ha mai fatto, e prevedo che non lo farà nemmeno questa volta. Invece, gli israeliani si sono già impegnati a congelare ogni progetto edilizio nella loro capitale, una concessione di cui si pentiranno.
Il governo Usa ha adottato uno sgradevole tono paternalista. A sentire Mitchell: le due parti "cercano entrambe di andare avanti in queste difficili circostanze e noi le encomiamo per questo. Abbiamo ricevuto l'impegno di entrambe le parti (…) Come le due parti sanno bene, se l'uno o l'altra adotteranno provvedimenti durante i colloqui indiretti che, dal nostro punto di vista, mineranno gravemente la fiducia, noi reagiremo e le considereremo responsabili, per fare in modo che i negoziati continuino". E quale sarà la reazione, una sculacciata?
In conclusione, dunque, in questa dichiarazione tutto è cattivo e non c'è nulla di buono.