Jerusalem Post ha posto ai suoi columnist la seguente domanda: "Stavolta vi chiediamo di esprimere una vostra opinione in merito a questo memorabile giorno in cui l'ex dittatore iracheno Saddam Hussein è stato condannato a morte per impiccagione". Per leggere le risposte degli altri autori si consulti la pagina web http://www.jpost.com/servlet/Satellite?cid=1162378330240&pagename=JPost%2FJPArticle%2FPrinter
Che fare con i dittatori catturati? Questo è diventato un occasionale problema per i governi americani almeno sin dalla sconfitta dell'Asse nel 1945. Fortunatamente, Hitler si suicidò e i partigiani mandarono all'altro mondo Mussolini. Ma all'Imperatore del Giappone fu permesso di rimanere al trono fino al 1989 (N.d.T. rinunciando formalmente alle sue prerogative "divine").
Nel corso del processo di Norimberga svoltosi dal 1945 al 1946 furono giudicati e condannati ventiquattro alti ufficiali del regime nazista, e alcuni di loro vennero impiccati, provando a immaginare che Hitler fosse il venticinquesimo imputato di questo processo. Al contrario, il molto meno pericoloso ex-dittatore di Panama, Manuel Noriega, è detenuto in una prigione americana dal 1990, dove sta scontando una condanna a 40 anni di reclusione per traffico di droga.
Diversamente da tutti questi casi, l'amministrazione Bush ha preso le distanze dalle decisioni riguardanti la sorte di Saddam Hussein, lasciando il suo destino nelle mani degli iracheni. I giudici iracheni hanno appena condannato a morte Saddam e due suoi collaboratori per il ruolo da loro avuto nel massacro di 148 sciiti perpetrato nel villaggio di Dujal, nel 1982.
Questa circostanza presenta alcuni dilemmi:
- Permettere a un dittatore di marcire in galera crea il minor numero di problemi politici, ma non renderebbe giustizia alle vittime della sua oppressione, mentre giustiziarlo fornirebbe la necessaria soddisfazione emotiva provocando altresì ulteriori disordini politici.
- Permettere a un dittatore di morire in modo relativamente doloroso (per impiccagione o per fucilazione) sarebbe la giusta cosa da fare, ma sottoporlo alle stesse torture da lui inflitte agli altri fornirebbe alle sue vittime un sollievo psicologico e fungerebbe al contempo da deterrente per altri despoti.
- Far giudicare un dittatore dai suoi stessi connazionali può risparmiare seccature agli americani, ma a prezzo di esacerbare le tensioni locali (in questo caso i rapporti tra sunniti e sciiti).
Non esistono, dunque, delle valide risposte.