Alla luce del dilagante traffico d'armi tra l'Egitto e la Striscia di Gaza, da un lato, ma anche in seguito della delicata situazione che riguarda il sequestro di Gilad Shalit, il soldato israeliano rapito a Gaza, Israele dovrebbe lanciare un'offensiva su larga scala nella Striscia, simile nelle dimensioni alla "Operazione Scudo Difensivo", lanciata nel 2002? Contributi di Daniel Pipes, Gershon Baskin, MJ Rosenberg, Elliot Jager, Michael Freund e Saul Singer. Per leggere le risposte degli altri autori si consulti la pagina web http://www.jpost.com/servlet/Satellite?cid=1159193519170&pagename=JPost/JPArticle/Printer
Il rapimento di Gilad Shalit è un dramma per questo soldato e per i suoi familiari e gli amici, ma ciò non può influire sul destino di una nazione.
Alla fine, le autorità israeliane dovranno assumere nuovamente il controllo del confine che separa la Striscia di Gaza dall'Egitto e intervenire per evitare un'ulteriore militarizzazione di Gaza, ribaltando in realtà il ritiro operato dall'esercito israeliano nel settembre 2005. Nessuno desidera che ciò accada, ma è difficile che i palestinesi riescano a controllare la loro aggressività, evitando una simile situazione.
A grandi linee, esistono due scuole di pensiero riguardo Israele e i palestinesi. Secondo la prima, che è quella che raccoglie maggiori consensi, i palestinesi riconosceranno l'esistenza di Israele solo quando saranno soddisfatte le loro aspirazioni politiche, economiche e non solo.
In base alla seconda scuola di pensiero, che è quella mi vede concorde, i palestinesi accetteranno l'esistenza di Israele solo quando si renderanno conto che è inutile far guerra. La situazione di anarchia in atto ha dato il via a questo processo, ma si raggiungerà più rapidamente l'obiettivo se gli stessi israeliani saranno in grado di gestire la disfatta.