In un articolo del New York Times che ha suscitato l'interesse internazionale, Gary Sick ha scritto il 15 aprile scorso che da molto tempo era scettico riguardo all'idea che i responsabili della campagna presidenziale condotta da Ronald Reagan nel 1980 avessero fatto un accordo con le autorità iraniane per tenere gli ostaggi americani a Teheran sino alla fine delle elezioni. In cambio – è questa la storia che si raccontava – il governo israeliano avrebbe consegnato delle armi agli iraniani su ordine della neo-amministrazione Reagan.
Gran parte della forza dell'articolo di Sick, a cui il New York Times dedicava due terzi della sua pagina "Op-Ed" (opinioni ed editoriali), derivava dal fatto che l'autore solo di recente era stato costretto, con riluttanza, a dare credito a queste storie.
Occorre parafrasare quanto scritto da Sick: "Sentii queste voci nel 1981 e non ne tenni conto, considerandole pure fantasie. Mi tornarono all'orecchio durante la campagna elettorale del 1988 e rifiutai nuovamente di credervi. Avevo lavorato in Medio Oriente e nelle aree limitrofe abbastanza a lungo per essere scettico sulle teorie del complotto che abbondano nella regione". Fu solamente dopo aver compilato una gran mole di dati informatizzati che il giornalista cominciò a notare "la curiosa serie" di avvenimenti che lo indussero a rendere pubbliche le sue preoccupazioni.
Ma Sick sembra aver dimenticato le sue stesse riflessioni. Ecco una dichiarazione da lui resa e citata da Rocky Mountain News il 30 ottobre 1988 – al culmine della campagna presidenziale del 1988 – in cui egli parlava di un possibile accordo sugli ostaggi:
"All'inizio rifiutai di crederci, ma ora non più. Ne sono convinto sulla base di ciò che ho sentito, vale a dire che ci sono state delle riunioni a Parigi. So che gli iraniani all'epoca cambiarono la loro politica (…)".
Poco più di un mese prima, il 26 agosto 1988, Sick disse al New York Daily News nel corso di un'intervista telefonica: "C'è qualcosa qui, non so esattamente cosa sia (…) sono sempre stato perplesso in merito ai motivi per i quali l'amministrazione Reagan ha dato il suo placet a Israele (di consegnare armi all'Iran) subito dopo essere entrata in carica. Questa gente disprezza l'ayatollah, ma lascia che Israele proceda con le consegne. Dovrei di certo tenere conto di queste cose, se scrivessi il mio libro ancora una volta" .
Sick, il principale consigliere di Carter durante la crisi degli ostaggi, autore di "All Fall Down", un libro molto apprezzato sulla crisi degli ostaggi e ora professore associato alla Columbia University, sembra aver commesso un grosso errore sull'argomento di cui è il maggior esperto al mondo: la sua opinione. Potrebbe essere un semplice errore; ma ciò potrebbe anche avere a che fare con l'ammissione che il convertito ha un impatto maggiore rispetto a chi professa una fede fin dalla nascita. Detto con altre parole, se Sick avesse ammesso di credere da molto tempo a un complotto repubblicano, il suo racconto avrebbe avuto assai meno impatto.
Tutto questo cambia le cose perché è la levatura di Gary Sick che ha formulato delle ipotesi su un complotto della campagna di Reagan che viene da una frangia della maggioranza. In effetti, i presidenti della sottocommissione del Comitato per gli Affari Esteri della Camera devono incontrarsi oggi con Gary Sick, avviando un processo che potrebbe condurre a un'inchiesta su vasta scala, da parte del Congresso o di un procuratore speciale, oppure da entrambi.
Tuttavia, gli errori nel racconto di Sick riguardo alle sue stesse idee sollevano dei seri dubbi sulla sua attendibilità.
Vista la vasta gamma di problemi che il Congresso si trova ad affrontare, i Rappresentanti farebbero bene a lasciare che tutto questo ritorni alla frangia cui appartiene.