Il presidente Reagan si sente giustamente obbligato a impedire che il governo centrale del Libano cada sotto il controllo siriano. Ma le sue opzioni sono limitate dalla crescente riluttanza degli americani a dover pagare un pesante tributo di sangue in termini di vittime tra i Marines a causa di un'inutile guerra. A questo punto, c'è solo un modo per evitare che i siriani prendano in mano la situazione: portare dalla propria parte quei libanesi ora alleati della Siria contro il loro stesso governo. Se queste forze ritornassero sui loro passi, il governo di Beirut potrà sopravvivere e i siriani dovranno alla fine mollare.
Si sta esaurendo il tempo per il presidente Amin Gemayel e per il premier Chafik Wazzan. Gemayel è salito al potere nel settembre 1982 con la speranza di indurre tutte le truppe straniere a lasciare il Libano, di estendere il controllo governativo all'intero Paese e di porre fine alla guerra civile. Non solo questi obiettivi sono più vaghi che mai, ma i gravi problemi economici abbattono il morale della popolazione. Molti libanesi ora disperano che il loro Paese possa tornare ad essere pacifico.
Gli Usa non possono permettersi che i siriani assumano il controllo. Il presidente Reagan ha messo chiaramente in pericolo il prestigio degli Stati Uniti in Libano dal momento che abbandonare i nostri alleati costituirebbe la peggiore perdita militare americana dal Vietnam dl Sud. Questo manderebbe un segnale inquietante agli altri stati che dipendono dagli Usa e consegnerebbe all'Unione Sovietica un'importante vittoria. Significherebbe anche un tacito consenso americano alla distruzione di un governo decisamente pro-occidentale. E infine annullerebbe gli accordi siglati nel maggio 1983 che stabiliscono delle relazioni pacifiche tra il Libano e Israele rafforzando enormemente la posizione della Siria, l'avversario numero uno dell'America in Medio Oriente.
Per evitare questi sviluppi, è importante fare uscire le forze di opposizione libanese dall'alleanza con la Siria. Sta di fatto che ora, gli elementi antigovernativi in Libano, principalmente musulmani, vogliono accanto la potenza siriana perché considerano la rivolta armata come l'unico modo per ottenere un ruolo più ampio nella politica libanese. I gruppi e le milizie che combattono il governo dal 1975 si sentono privati di una buona parte di potere e di ricchezza; se loro fossero convinti che il conflitto armato fallirà, ma che quei negoziati funzioneranno, allora potrebbero esigere un ritiro siriano.
Esercitando delle pressioni sul governo libanese, gli Stati Uniti possono contribuire a offrire un accordo migliore ai suoi nemici interni. Amin Gemayel parla di una loro partecipazione a livello politico, ma finora non ha offerto nulla di concreto. Il suo motto: "Liberazione prima della riconciliazione" – che sta a indicare che per i cambiamenti fondamentali bisogna aspettare l'allontanamento siriano – non rassicura affatto quelle parti che fanno affidamento sui siriani per gli aiuti militari.
I passi verso la riconciliazione potrebbero includere la possibilità di fare un nuovo censimento, aprire le cariche governative ai leader delle forze di opposizione, abolire il rapporto di 6 a 5 fra cristiani e musulmani in Parlamento e tenere nuove elezioni. Inoltre, il governo potrebbe dimostrare la sua buona volontà valutando i modi di incorporare le milizie esistenti nelle forze armate e garantendo una parziale autonomia ad alcune zone del Libano. Se gli Usa esigessero questi passi come prezzo per l'appoggio da dare, il loro aiuto – a livello militare ed economico nonché in termini di appoggio diplomatico e di incoraggiamento morale – sarebbe talmente ampio che un rifiuto sarebbe pressoché inconcepibile.
Tali concessioni aiuterebbero il presidente Reagan a convincere l'opinione pubblica americana che il governo libanese merita di essere appoggiato. Dovrebbero inoltre fornire le basi di una linea politica Usa verso le forze ribelli. Una volta che l'opposizione ha capito che il governo Gemayel-Wazzan dovrà fare delle concessioni per mantenere il sostegno americano, inizierebbe a prendere più seriamente i negoziati avviati a Ginevra lo scorso anno e ora sospesi. Inoltre, una volta constatato quanto sia vano tentare di surclassare un governo fermamente appoggiato dagli americani, sarebbe più propensa ad avviare i negoziati e ad abbandonare i siriani.
Svezzare i ribelli dalla Siria è l'unica speranza per poter salvare il governo libanese. Finché Damasco sarà abbastanza insoddisfatta dei libanesi, le truppe siriane rimarranno in Libano. Solo dopo che verranno affrontati i problemi politici libanesi e che i libanesi raggiungeranno una certa unità, i siriani potranno essere espulsi. Ma di fronte a un consenso in Libano, essi non avrebbero più nessuna giustificazione politica a rimanere; e se comunque persistessero nel loro intento, le truppe americane e israeliane sarebbero pronte a sfrattarli.
L'America deve convincere l'opposizione in Libano che la sua posizione è molto migliorata parlando e non combattendo e che gli Stati Uniti offrono molto più dell'Unione Sovietica.