A partire dal 1989, anno della pubblicazione di un romanzo di Salman Rushdie, fino alla protesta civile americana denominata "Il giorno in cui tutti disegnano Maometto" si è consolidato uno schema ordinario che ha inizio quando gli occidentali muovono delle critiche all'Islam. Gli islamisti rispondono con epiteti ingiuriosi e indignazione, chiedendo di ritrattare, minacciando di intentare azioni legali e di ricorrere all'uso della forza, nonché con veri e propri atti di violenza. A loro volta, gli occidentali, esitano nel parlare, tergiversano e, alla fine, abbassano il capo. A un certo punto, ogni discussione suscita un dibattito centrato sulla questione della libertà di espressione.
Due considerazioni su questa sequela di comportamenti. Innanzitutto, vorrei far notare che nel corso degli anni è stato minato il diritto degli occidentali a dibattere, criticare e perfino a mettere in ridicolo l'Islam e i musulmani. In secondo luogo, la libertà di espressione costituisce il lato secondario del problema; in gioco c'è qualcosa di più profondo, per meglio dire, una questione fondamentale del nostro tempo: gli occidentali manterranno la loro civiltà storica di fronte agli attacchi sferrati dagli islamisti oppure cederanno alla legge e alla cultura islamica e si sottoporranno a una sorta di cittadinanza di seconda classe?
La copertina del libro che ha portato al Codice Rushdie. |
Informo gli zelanti musulmani di tutto il mondo che l'autore del libro intitolato I versi satanici – che è stato scritto, stampato e pubblicato in contrasto con l'Islam, il Profeta e il Corano – e tutti coloro coinvolti nella sua pubblicazione che erano consapevoli del suo contenuto sono condannati a morte.
Faccio appello a tutti i musulmani zelanti affinché li giustizino in fretta, ovunque essi si trovino, in modo che nessun altro oserà offendere il carattere sacro dell'Islam. A Dio piacendo, qualcuno che viene ucciso così è un martire.
Inoltre, chiunque avvicini l'autore di questo libro, ma non abbia la possibilità di giustiziarlo, dovrebbe denunciarlo in modo che egli possa essere punito per le sue azioni.
Questo editto senza precedenti – nessun capo di governo aveva mai chiesto la testa di uno scrittore che viveva in un paese straniero – arrivò come un fulmine a ciel sereno e sorprese tutti, dai funzionari del governo iraniano allo stesso Rushdie. Nessuno avrebbe mai immaginato che un romanzo appartenente alla corrente del cosiddetto realismo magico, pieno di gente che cade sulla terra e animali parlanti, poteva attirarsi le ire del governante dell'Iran, un Paese con cui Rushdie aveva ben pochi legami.
L'editto causò delle aggressioni fisiche contro delle librarie in Italia, in Norvegia e negli Stati Uniti e ai traduttori de I versi satanici in Norvegia, in Giappone e in Turchia. In quest'ultimo caso, il traduttore e altre 36 persone morirono in un attacco incendiario a un hotel. Altre episodi di violenza avvenuti in paesi a maggioranza musulmana causarono la morte di oltre una ventina di persone, per lo più in Asia meridionale. Poi, proprio nel momento in cui le reazioni di protesta andavano scemando, nel giugno 1989, Khomeini morì. La sua scomparsa rese immutabile questo editto, che talvolta viene chiamato impropriamente fatwa.
L'editto contiene quattro elementi importanti. Innanzitutto, rimarcando "il contrasto con l'Islam, il Profeta e il Corano", Khomeini delineò la vasta gamma di argomenti sacri che non possono essere trattati in modo irriverente senza incorrere in una sentenza di morte.
In secondo luogo, prendendo come bersaglio "tutti coloro coinvolti nella sua pubblicazione che erano consapevoli del suo contenuto" egli dichiarò guerra non solamente allo scrittore, ma anche all'intera infrastruttura culturale, incluse le migliaia di impiegati presso le case editrici, di pubblicitari, di distributori e di librerie.
In terzo luogo, ordinando l'uccisione di Rushdie "in modo che nessun altro oserà offendere il carattere sacro dell'Islam", Khomeini chiarì il suo obiettivo, che non era solo quello di punire uno scrittore, ma di prevenire altresì ulteriori casi di derisione.
E per finire, chiedendo a coloro che non avevano la possibilità di giustiziare Rushdie "di denunciarlo", Khomeini chiese a ogni musulmano in tutto il mondo di far parte di una rete di intelligence ufficiosa volta a difendere la sacralità dell'Islam.
Tutte e quattro queste caratteristiche costituiscono ciò che io chiamo il Codice Rushdie. Due decenni dopo, esso è ancora perfettamente funzionante.
L'editto ha creato diversi precedenti in Occidente. Innanzitutto, quello di un leader politico straniero che ignorò con successo i limiti convenzionali dei poteri di uno Stato. Poi, quello di una guida religiosa che intervenne negli affari culturali occidentali in modo diretto e a piacimento, nonché con poca riluttanza. E ancora, l'editto creò il precedente di un capo musulmano che applicò un aspetto della legge islamica, la shari'a, in un Paese a maggioranza non-musulmana. Riguardo a quest'ultimo punto, gli Stati occidentali a volte funsero da veri e propri agenti di Khomeini. Il governo austriaco inflisse una condanna con la sospensione della pena a una persona che sfidò il Codice Rushdie, mentre il governo francese e quello australiano intentarono delle cause che avrebbero potuto significare delle condanne definitive. In modo più sorprendente, le autorità del Canada, della Gran Bretagna, dei Paesi Bassi, della Finlandia e di Israele hanno di fatto sbattuto in galera i trasgressori del Codice Rushdie. È difficile rammentare i giorni spensierati antecedenti al 1989, quando gli occidentali parlavano e scrivevano liberamente di Islam e degli argomenti ad esso correlati.
Il Codice Rushdie ebbe un impatto immediato sui musulmani che vivevano in Occidente, i cui affronti e gli scoppi di violenza produssero in loro una nuova sensazione di potere. Dalla Svezia alla Nuova Zelanda, gli islamisti si rallegrarono del fatto che, dopo essere stati per secoli sulle difensive, i musulmani avessero trovato la loro voce e che dal ventre della bestia potessero sfidare l'Occidente. La maggior parte degli episodi di violenza che ne seguirono furono di carattere indiscriminato su modello degli attentati dell'11 settembre, di Bali, di Madrid, di Beslan e di Londra, in cui i jihadisti uccisero chiunque si trovasse sulla loro strada; TheReligionOfPeace.com mostra una media di cinque attacchi terroristici islamisti indiscriminati al giorno nel mondo.
Meno usuale, ma più angosciante è la violenza che ha come obiettivi coloro che sfidano il Codice Rushdie. Limitiamo gli esempi di questo fenomeno a un solo Paese, la Danimarca. Nell'ottobre 2004, un docente del Carsten Niebuhr Institute dell'Università di Copenaghen fu preso a calci e percosso da alcuni sconosciuti mentre si allontanava dall'università. Gli aggressori gli fecero rilevare che aveva letto il Corano, cosa che un infedele (kafir) non ha alcun diritto di fare. Nell'ottobre 2005, il direttore di Jyllands-Posten, Flemming Rose, fu minacciato per aver commissionato delle vignette satiriche raffiguranti Maometto. Due dei caricaturisti dovettero nascondersi. Uno di loro, Kurt Westergaard, in seguito si salvò per un pelo da un'aggressione fisica dentro casa. Nel marzo 2006, Naser Khader, un politico anti-islamista, fu minacciato da un islamista che lo mise in guardia dal fatto che, se fosse diventato ministro, sarebbe saltato in aria insieme al suo dicastero.
L'esperienza danese è sintomatica. Secondo il Wall Street Journal, "In tutta Europa, decine di persone vivono attualmente nascoste o sotto la protezione della polizia a causa delle minacce degli estremisti musulmani". Anche Papa Benedetto XVI ricevette una raffica di minacce dopo aver citato le parole di un imperatore bizantino a proposito di Islam. Solamente nei Paesi Bassi, nell'arco di un solo anno, i politici hanno ricevuto 121 minacce di morte. Nel novembre 2004, l'uccisione in una strada di Amsterdam di Theo van Gogh – un celebre libertario, e al contempo regista, animatore di talkshow, giornalista e mettimale che aveva messo in ridicolo l'Islam – traumatizzò il Paese e provocò un breve stato insurrezionale.
In genere, gli occidentali percepiscono questa violenza come una sfida lanciata al loro diritto di esprimersi. Ma se la libertà di espressione costituisce il campo di battaglia, la guerra maggiore riguarda i principi fondamentali della civiltà occidentale. Il baccano che fanno gli islamisti mira a tre obiettivi – non sempre chiaramente espressi – che vanno al di là del divieto di muovere delle critiche all'Islam.
Un primo obiettivo consiste nello stabilire uno status di superiorità per l'Islam. Le pretese di Khomeini a favore della sacra trinità costituita "dall'Islam, dal Profeta e dal Corano" implicano dei privilegi speciali per una sola religione, un'esclusione dal trambusto del mercato delle idee. Così l'Islam beneficerebbe di regole esclusive di cui non possono usufruire le altre religioni. Gesù può essere schernito in modo sacrilego in La vita di Brian di Monty Python o nella pièce Corpus Christi di Terry McNally, ma come dice il titolo di un libro, "occorre essere prudenti con Maometto!"
A questo fa seguito un secondo obiettivo: la superiorità musulmana e l'inferiorità degli occidentali. Gli islamisti sono soliti dire e fare cose ben più offensive nei confronti degli occidentali rispetto a qualunque cosa che gli occidentali possano fare nei confronti dei musulmani. Essi disprezzano apertamente la cultura occidentale che, nelle parole di un islamista algerino, non è una civiltà, ma una "sifilizzazione". I loro media pubblicano delle caricature ben più triviali, ignobili e violenti rispetto a qualunque cosa che sia stata commissionata da Flemming Rose. Essi oltraggiano gratuitamente il giudaismo, il cristianesimo, l'induismo e il buddismo. Trucidano gli ebrei semplicemente perché sono degli ebrei, come Daniel Pearl in Pakistan, Sébastian Sellam e Ilan Halimi in Francia, e ancora Pamela Waechter e Ariel Sellouk negli Stati Uniti. Che sia per paura o per negligenza, gli occidentali permettono una situazione di squilibrio in cui i musulmani possono offendere e attaccare, pur difendendo se stessi da affronti e afflizioni di qualsiasi genere.
Se gli occidentali accettassero questo squilibrio, ne seguirebbe la condizione di dhimmi. Questo concetto islamico permette alla "Gente del libro", vale a dire ai monoteisti come i cristiani e gli ebrei, di continuare a praticare la loro religione sotto la dominazione musulmana, soggetti però a numerose restrizioni. A suo tempo, la condizione di dhimmi offriva certi vantaggi (fino a non più tardi del 1945, gli ebrei, in genere, conducevano una vita migliore nel mondo musulmano che in quello cristiano), ma voleva dire oltraggiare e umiliare i non-musulmani, come pure esaltare la superiorità dei musulmani. I dhimmi pagavano delle imposte supplementari, non potevano arruolarsi né partecipare al governo ed erano costretti a sopportare delle estese incapacità legali. In certi luoghi e in certe epoche, i dhimmi potevano cavalcare un asino, ma non un cavallo, indossavano degli abiti peculiari e un anziano dhimmi era obbligato per strada a cedere il passo a un bambino musulmano. Elementi della condizione di dhimmi sono stati di recente applicati in vari luoghi come Gaza, la Cisgiordania, l'Arabia Saudita, l'Iraq, l'Iran, l'Afghanistan il Pakistan, la Malesia e le Filippine. Chiaramente anche il Londonistan e altre zone rientrano nelle loro mire.
A sua volta, ripristinare la condizione di dhimmi è un passo verso la terza ed ultima ambizione islamista, vale a dire l'applicazione integrale della shari'a. Porre fine a ogni discussione sull'Islam spiana la strada a questo obiettivo. Al contrario, mantenere la libertà di espressione sull'Islam rappresenta un mezzo di difesa importante contro l'imposizione di un ordine islamico. Per preservare la nostra civiltà ci deve essere una libera discussione sull'Islam.
La shari'a regolamenta sia la vita privata che quella pubblica. La sfera privata include delle questioni prettamente personali come l'igiene corporale, la sessualità, la gravidanza, i rapporti familiari, l'abbigliamento e l'alimentazione. Nella sfera pubblica, la shari'a regolamenta i rapporti sociali, le transazioni commerciali, le sanzioni penali, la condizione delle donne e delle minoranze, la schiavitù, l'identità dei governanti, il potere giudiziario, le imposte e la guerra. In breve, la legge islamica include ogni cosa dall'uso della carta igienica a come si conduce la guerra.
E ancora, la shari'a contraddice i principi più fondamentali della civiltà occidentale. La disparità esistente fra uomo e donna, tra musulmani e kafir, tra padroni e schiavi è incompatibile con l'eguaglianza dei diritti. L'harem è incompatibile con la monogamia. La supremazia islamica contraddice la libertà religiosa. Un Dio sovrano non può tollerare la democrazia.
Il Muslim Council of Britain desidera trasformare le scuole in Gran Bretagna. |
In altre parole, accettare il Codice Rushdie implica un processo che culmina nella piena applicazione della shari'a. Se Khomeini avesse ottenuto quel che voleva, quelli di noi che apprezzano la civiltà occidentale non avrebbero potuto fare obiezioni contro la shari'a. per comprendere le conseguenze dell'interruzione del dibattito sull'Islam, prendiamo in esame ciò che sembra essere un innocuo documento pubblicato nel 2007 dal Muslim Council of Britain (MCB), un'istituzione islamista di spicco nel Regno Unito. Intitolato Towards Greater Understanding (Verso una maggiore comprensione), questo opuscolo informa le autorità britanniche su come comportarsi con gli studenti musulmani che frequentano le scuole pubbliche.
Il Muslim Council of Britain cerca di creare nelle scuole frequentate dai bambini musulmani delle condizioni tali che questi allievi non facciano delle "ipotesti inappropriate" che "per progredire nella società essi debbano compromettere o rinunciare a certi aspetti della loro identità, ai loro valori e alle convinzioni religiose". A questo fine, il Muslim Council of Britain propone una lista di cambiamenti sbalorditivi che altererebbero drasticamente la natura delle scuole britanniche, trasformandole, di fatto, in istituzioni di tipo saudita. Qui di seguito alcuni dei suoi suggerimenti:
- Preghiere. Occorre fornire 1) ulteriori "lattine o bottiglie d'acqua" per le abluzioni prima delle preghiere e 2) dei luoghi di preghiere, del tutto separati per le bambine e i bambini. Le scuole dovrebbero altresì permettere a "un idoneo visitatore esterno, un insegnante o un allievo più grande" di dirigere la preghiera comune del venerdì e di pronunciare il sermone.
- Toilettes. Mettere dell'acqua a disposizione nelle lattine o nelle bottiglie per scopi igienici.
- Costumi sociali. Non obbligare nessuno a stringere la mano a una persona del sesso opposto, sia che si tratti di studenti o di docenti.
- Calendario. Stabilire dei giorni di vacanze per tutti in occasione delle due grandi feste musulmane dell'Eid.
- Festività. Coinvolgere gli studenti non-musulmani e i loro genitori durante i rituali delle feste islamiche. Durante il Ramadan, ad esempio, tutti i bambini, e non solo quelli musulmani, dovrebbero celebrare "lo spirito e i valori del Ramadan attraverso una preghiera collettiva o delle riunioni a tema e mediante un Iftar (la rottura del digiuno) in comune".
- Ramadan. 1) Nessun esame durante questo mese, "dal momento che la preparazione degli esami e il digiuno potrebbero mettere a dura prova alcuni allievi" e 2) niente lezioni di educazione sessuale per rispettare i divieti riguardo al sesso in questo mese.
- Alimentazione. Servire pasti halal. Permettere agli studenti di mangiare con la mano destra.
- Abbigliamento. Permettere che vengano indossati hijab e perfino jilbab (la lunga veste che copre il corpo fino alle caviglie). Nelle piscine, i bambini musulmani dovrebbero indossare dei costumi pudichi (vale a dire le bambine dovrebbero indossare body integrali e pantacalze); gli amuleti islamici devono essere permessi.
- Barbe. È un diritto per gli allievi musulmani.
- Sport. Segregazione sessuale in caso di contatto fisico con altri giocatori, come nel basket e nel calcio, o nel caso in cui si mostra in pubblico il corpo, come nel nuoto.
- Docce. È indispensabile separare le docce a cabina, in modo che i musulmani non debbano sopportare "il profondo oltraggio" di vedere la nudità degli altri o di essere visti nudi.
- Musica. Dovrebbe essere limitata "alle voci umane e agli strumenti a percussione privi di melodia come i tamburi".
- Danza. È esclusa, a meno che non si balli tra persone dello stesso sesso e non deve "avere connotazioni sessuali né inviare messaggi di natura sessuale".
- Formazione degli insegnanti e del personale amministrativo. Tutto il personale dovrebbe seguire una "formazione di sensibilizzazione" all'Islam, in modo che le scuole siano "meglio informate e che si rendano maggiormente conto e in modo più accurato dei bisogni dei loro scolari musulmani".
- Arte. Dispensare gli alunni musulmani dal realizzare "delle rappresentazioni figurative tridimensionali di esseri umani".
- Insegnamento religioso. Sono proibite le immagini di tutti i profeti (incluso Gesù).
- Insegnamento della lingua. L'insegnamento del'arabo dovrebbe essere alla portata di tutti gli studenti musulmani.
- Civiltà islamica. 1) Studiare il contributo dato dai musulmani all'Europa nei corsi di storia, di arte, di matematica e di scienze e 2) mettere in rilievo gli aspetti comuni del patrimonio europeo e islamico.
"I musulmani ci dicono come dirigere le nostre scuole": una reazione all'opuscolo del Muslim Council of Britain. |
Riformare il sistema scolastico è solo uno degli innumerevoli cambiamenti previsti dal programma. Passo dopo passo, pezzo dopo pezzo, gli islamisti desiderano avere la meglio sui principi basilari della società occidentale instillandovi le loro idee in materia di istruzione, di cultura e riguardo alle istituzioni tramite un parallelo sistema islamico che, col tempo, ignorerà le istituzioni laiche, finché non sarà pienamente funzionante un ordine islamico. Già ci sono stati alcuni cambiamenti e si estendono a numerosi aspetti della vita. Ecco qualche esempio caustico.
I matrimoni poligami sono validi in circostanze particolari nel Regno Unito, nei Paesi Bassi, in Belgio, in Italia, in Australia e nella provincia canadese dell'Ontario. Nelle piscine comunali dello Stato di Washington vengono organizzati dei corsi di nuoto riservati alle donne musulmane. Alla Virginia Tech, un'università finanziata dai contribuenti americani, vengono proposti dei corsi frequentate solamente da donne. In tre Stati Usa, le donne possono indossare l'hijab nella foto della patente di guida. In Gran Bretagna, le donne che lavorano all'IKEA o per la polizia di Londra possono indossare degli hijab con tanto di logo aziendale, forniti loro dai datori di lavoro.
I salvadanai a forma di porcellino sono stati vietati come simbolo di risparmio in due grandi banche britanniche. "Ogni cosa che contiene degli elementi religiosi contrari alla fede islamica" non può essere inviata attraverso il servizio postale Usa ai soldati in Medio Oriente. In un ospedale scozzese, il personale medico non può né mangiare né bere in presenza di pazienti o di colleghi musulmani durante il mese del Ramadan. La Città di Boston ha venduto un terreno pubblico sottocosto per costruirvi un centro islamico.
Questi passi, piccoli e grandi, verso l'islamizzazione minano i valori e i costumi occidentali. È inaccettabile che i musulmani siano autorizzati a godere di eguali diritti e responsabilità, ma non di privilegi speciali. Essi devono integrarsi nell'ordine esistente e non rimodellare le società occidentali in base allo stampo islamista. Ben venga una libertà sempre maggiore, ma non una regressione alle norme medievali della shari'a.
In Gran Bretagna, l'IKEA, la grande catena di negozi di arredamento, fornisce alle proprie dipendenti degli hijab con tanto di logo aziendale. |
All'epoca, il presidente francese, il socialista François Mitterrand, definì la minaccia lanciata a Rushdie un "male assoluto". I Verdi tedeschi cercarono di rompere tutti gli accordi economici con l'Iran. Hans-Dietrich Genscher, il ministro degli Esteri tedesco, approvò una risoluzione dell'Unione europea a sostegno di Rushdie come "un segnale per assicurare la preservazione della civiltà e dei valori umani". Il Senato americano approvò all'unanimità una risoluzione che attestava un impegno "a tutelare e garantire il diritto di ogni persona a scrivere, pubblicare, vendere, acquistare e leggere libri senza alcun timore di incorrere in episodi di violenza" e condannava la minaccia di Khomeini, considerandola "terrorismo di Stato". Nel 2010, reazioni governative del genere sono inconcepibili.
Dal 1989, ogni volta che c'è stata in discussione la libertà di espressione, come nel caso delle caricature di Maometto in Danimarca o degli studi sull'Islam senza esclusione di colpi pubblicati da Prometheus Books, innumerevoli legioni di scrittori, editori e di illustratori si sono guardati bene dall'esprimersi. Due esempi: la Paramount Pictures, nella sua trasposizione cinematografica del romanzo di Tom Clancy, Paura senza limite, ha rimpiazzato i terroristi del tipo Hamas con dei neonazisti europei. E la Yale University Press ha pubblicato un testo sulla crisi legata alle caricature danese senza autorizzare la riproduzione di questi cartoon nel libro.
Il ragionamento di coloro che capitolano è ineccepibile e triste: "Questa decisione è stata dovuta unicamente a motivi di sicurezza pubblica"; "l'incolumità e la sicurezza dei nostri clienti e dei nostri impiegati è una priorità fondamentale"; "ho veramente paura che qualcuno mi tagli la gola"; "se avessi detto ciò che penso veramente dell'Islam non sarei stato in questo mondo a lungo" e "se ciò fosse accolto male, io firmerei l'ordine di esecuzione della mia condanna a morte".
I cambiamenti avvenuti dal 1989 derivano principalmente dallo sviluppo di tre "ismi": il multiculturalismo, il fascismo di sinistra e l'islamismo. La spinta multiculturale non considera nessun modo di vivere, nessuna convinzione, nessuna filosofia politica migliore o peggiore delle altre. Proprio come il cibo italiano e quello giapponese è parimenti delizioso e appagante, l'ambientalismo e la Wicca offrono delle valide alternative alla civiltà giudaico-cristiana. Perché battersi per un modo di vita che non può pretendere di essere superiore ad altri?
Ma forse c'è un modo di vita peggiore degli altri: se l'imperialismo occidentale e la razza bianca inquinano il mondo, chi vorrà la civiltà occidentale? Un movimento piuttosto ampio di fascisti di sinistra, guidato da Hugo Chavez, ravvisa nella potenza occidentale, che chiama "Impero", la principale minaccia a livello mondiale, con gli Stati Uniti e Israele nel ruolo di principali colpevoli.
Dal 1989 l'islamismo si è sviluppato in modo spettacolare, diventando la più influente forma di utopismo radicale, alleandosi con la sinistra, dominando le società civili, sfidando numerosi governi e assumendo il controllo di altri, stabilendo una testa di ponte in Occidente e promuovendo in modo intelligente il suo programma in seno alle istituzioni internazionali.
In breve, lo yin della debolezza occidentale s'imbatte nello yang della rivendicazione islamista. I paladini della civiltà occidentale devono combattere non solamente gli islamisti, ma anche i fautori del multiculturalismo che gli danno pieni poteri e i sostenitori della sinistra che si alleano con loro.
Aggiornamento del 1° ottobre 2010. Brevemente, dopo che questo articolo è andato in stampa ci sono stati due importanti sviluppi:
1) Mollie Norris la vignettista che ha ideato "Il giorno in cui tutti disegnano Maometto" è sparita. Come il suo direttore, Mark D. Fefer, del Seattle Weekly osserva:
Avrete notato che la striscia di Molly Norris non è contenuta nel numero di questa settimana. Questo perché Molly non esiste più. Per fortuna, questa artista di talento è viva e sta bene. Ma su insistenza di esperti di sicurezza dell'Fbi, Molly, come loro dicono, "è diventata un fantasma": che si è trasferita, ha cambiato nome e sostanzialmente ha cancellato la sua identità. Non pubblicherà più vignette satiriche nel nostro giornale né nel magazine City Arts, dove era un'abituale collaboratrice. In realtà, è stata inserita in un programma di protezione dei testimoni – a meno che, come lei osserva, il governo non paghi il conto. E tutto a causa della terribile fatwa emessa contro di lei quest'estate, in seguito alla pubblicazione della sua famigerata vignetta "Il giorno in cui tutti disegnano Maometto".
Questa "terribile fatwa" è stata pubblicata a luglio da Anwar al-Awlaki, un cittadino americano che vive in Yemen. Egli ha scritto:
Una vignettista dei dintorni di Seattle, nello Stato di Washington, di nome Molly Norris ha lanciato "Il giorno in cui tutti disegnano Maometto". Questa palla di neve è uscita rotolando dalle sue dita malvagie. La Norris dovrebbe essere considerata un "obiettivo primario" da eliminare insieme ad altri che hanno partecipato alla sua campagna. Questa campagna non è un esercizio della libertà di parola, ma un movimento di massa degli americani che si uniscono alle loro controparti europee per darsi pensa di offendere i musulmani di tutto il mondo. Essi esprimono il loro odio per il Messaggero dell'Islam attraverso il ridicolo.
Katherine Kersten dibatte così la replica americana a questo oltraggio:
Di certo, vi chiederete se i giornalisti americani e i magnati dei media – sempre strenui difensori del Primo Emendamento – si dicono sdegnati e se si stringono intorno a questa giovane donna. Al contrario. I media sono in gran parte silenti riguardo alla terribile situazione in cui versa la Norris. Quando il Washington Examiner, un quotidiano online di Washington, D.C., ha chiesto all'American Society of News Editors di rilasciare una dichiarazione sulla Norris, nessuno ha risposto. Idem per la Society of Professional Journalists. Questo, malgrado il fatto che la dichiarazione scritta degli obiettivi del gruppo dei direttori magnifichi "il Primo Emendamento in patria e la libertà di espressione in tutto il mondo", mentre i giornalisti asseriscono di difendere "la perpetuazione della libertà di stampa come pietra angolare della nostra Nazione e della libertà".
2) L'11 settembre, il reverendo Terry Jones di Gainesville, in Florida, non ha bruciato centinaia di copie del Corano, come intendeva fare. Quando la notizia del suo proposito ha fatto il giro del mondo, secondo uno schema stabilito, ne sono scaturiti disordini e minacce nel mondo musulmano, provocando almeno 18 vittime (5 in Afghanistan e 13 in Kashmir). Messo sotto pressione dai funzionati del governo americano, Jones ha gettato la spugna e non ha più dato fuoco alle copie del Corano.
Nell'articolo "Il Codice Rushdie sbarca in Occidente" ho argomentato che la novità e il significato di questo episodio stanno nella piena responsabilità del governo Usa, a partire da Barack Obama, ad avere la mano pesante con Jones. In netto contrasto con l'operato di Margaret Thatcher, quando nel 1989 scoppiò l'affare Rushdie, e con quello di Anders Fogh Rasmussen, nel 2006, quando scoppiò il caso delle vignette satiriche su Maometto, le autorità americane si sono investite del ruolo di difensori dell'Islam e di esecutori della shari'a. Nel farlo, hanno esteso il Codice Rushdie agli Stati Uniti.