I gruppi libanesi che hanno attaccato gli americani negli ultimi due anni hanno ripetutamente palesato la loro intenzione di eliminare la presenza americana dal Libano. Pertanto, la reazione americana è stata quella di non credergli. Questo è un grave errore che metterebbe in pericolo molte vite e fa temere un tributo di vite umane molto più alto, se non si rimedia.
Gli americani devono riconoscere che i terroristi fanno sul serio, e devono affrontare la dura scelta che queste parole pongono. Rabbonire i terroristi significherebbe il ritiro di ogni americano dal Libano. Decidere di rimanere, tuttavia impegnerebbe gli Usa a utilizzare tutti i mezzi necessari, inclusi quelli dispendiosi e spiacevoli, per tutelare i cittadini americani e gli interessi in Libano.
Si consideri la seguente successione di eventi. Nel 1983, l'ambasciata americana di Beirut e il comando dei marines subirono due grossi attentati terroristici. Nei primi dieci mesi del 1984, venne assassinato il rettore dell'Università americana di Beirut, l'ambasciata subì un secondo attentato terroristico e tre americani – un missionario, un corrispondente di un'emittente televisiva e un diplomatico – furono sequestrati.
Nel novembre 1984, un gruppo sciita, legato a molti di questi attacchi, minacciò di reiterare l'uso della violenza. "Noi, l'organizzazione della Jihad islamica, vi avvertiamo (…) che faremo saltare in aria tutti gli interessi americani a Beirut e in ogni parte del Libano. Rivolgiamo questo monito a tutti gli americani residenti in Libano".
Nei due mesi successivi, un bibliotecario venne rapito e due americani furono torturati e uccisi dagli sciiti libanesi durante un dirottamento aereo. L'ambasciata americana a Roma avrebbe subito un attentato terroristico se non fosse stato per l'eccellente intervento della polizia. E per finire, un prete americano, il reverendo Lawrence M. Jenco, venne sequestrato l'8 gennaio a Beirut.
Tre giorni dopo, la Jihad islamica rinnovò la sua minaccia: "Dopo la promessa fatto al mondo che nessun americano sarebbe rimasto sul suolo libanese e dopo l'ultimatum dato ai cittadini americani di lasciare Beirut, la nostra risposta all'indifferente reazione è stata quella di rapire Jenco (…) Tutti gli americani dovrebbero lasciare il Libano".
In risposta a ciò, un portavoce del Dipartimento di Stato annunciò: "Gli Stati Uniti non sono costretti a lasciare il Libano". La Jihad islamica rispose che tutti e cinque gli ostaggi americani sarebbero stati accusati di spionaggio.
La Jihad islamica ha ripetutamente annunciato il suo obiettivo di estirpare del tutto la presenza americana in Libano: relativamente all'istruzione, a livello commerciale, giornalistico e religioso, come pure governativo.
Sebbene questa intenzione non riuscisse quasi ad essere espressa in modo più enfatico o ad essere perseguita più direttamente, gli osservatori americani esitarono a prendere in parola la Jihad islamica. L'audacia dell'obiettivo lo rende non plausibile. Gli americani sono abituati all'ostilità basata sulle differenze politiche, ma non all'odio della loro cultura. Essi continuano a credere che gli attacchi sono legati a degli obiettivi politici specifici. Resta ignorato il fatto che la Jihad islamica mira a snidare l'influenza americana, e non a cambiare la politica di Washington.
Ignorare l'esplicita ambizione della Jihad islamica segue una lunga tradizione di inadeguate attenzioni prestate alle dichiarazioni di intenti che sembrano troppo strani per essere plausibili. Adolph Hitler ha spiegato chiaramente le sue intenzioni in Mein Kampf, ma essere vennero considerate troppo bizzarre per essere prese sul serio. E altrettanto fece l'ayatollah Ruhollah Khomeini descrivendo minuziosamente i suoi piani di instaurare un governo islamico, ma furono in pochissimi a prenderlo in parola.
L'idea della Jihad islamica di eliminare l'influenza americana deve essere considerata allo stesso modo? Il fatto che i suoi obiettivi non si accordino con delle rubriche familiari non costituisce un buon motivo per non tenerne conto.
Gli americani devono ammettere la scelta da affrontare: ritirarsi o resistere con ogni mezzo a disposizione. Se decidono di rimanere, devono essere pronti a combattere con un nemico risoluto a ricorrere all'uso di violenti modi se necessario, e ciò comporterà un pesante tributo di sangue in termini di vite americane.
Se il prezzo di rimanere è considerato troppo alto, l'America dovrebbe ritirarsi ora, prima che ci saranno parecchie vittime. Se si sceglierà di non muoversi, come sembrava indicare il Dipartimento di Stato, allora la minaccia posta dalla Jihad islamica e da altre organizzazioni terroristiche va contrastata.