Il 9 dicembre scorso, membri del Consiglio del Medio Oriente si sono incontrati con Nizar Hamdoon, rappresentante permanente dell'Iraq alle Nazioni Unite a New York e alto diplomatico iracheno all'estero.
Tra le altre cose, nel corso della riunione, essi hanno colto un certo numero di segnali di amicizia. Nel leggere le dichiarazioni qui a seguire pronunciate dall'ambasciatore Hamdoon, torna in mente un vecchio adagio riguardo ai diplomatici in genere, visti come persone pagate per mentire per conto del loro Paese.
Perché gli iracheni non si sono ritirati parzialmente dal Kuwait prima del 15 gennaio 1991? Perché Saddam era scettico sul fatto che gli americani avrebbero realmente voluto entrare in guerra, e se lo avessero fatto egli pensava che le prime vittime avrebbero indebolito la loro volontà di continuare. In breve, ciò che realmente è accaduto è apparso come una colossale sorpresa.
Il governo iracheno controlla "più di due terzi" dell'Iraq.
Saddam ha attaccato Israele per ottenere il sostegno da parte araba. La pace con Israele sarà possibile se parte di un accordo regionale.
Baghdad dovrebbe alla fine essere pronta a intraprendere delle misure volte a costruire la fiducia, incluso il processo di pace con Israele e altre questioni regionali come quella petrolifera, dei diritti umani, delle elezioni e della elaborazione di una costituzione.
Baghdad accetta un continuo controllo da parte delle Nazioni Unite, ma chiede l'abolizione della sanzioni economiche. L'Iraq non torna alle armi nucleari "o a tutta quella robaccia".
La continua richiesta che il Kuwait diventi la 19ma provincia dell'Iraq è avanzata solo dai media, e non dai funzionari, pertanto essa non rappresenta la politica del governo.
I curdi dovranno alla fine negoziare con Baghdad, in parte perché il governo americano ancora una volta li deluderà.