Il 24 marzo di quest'anno, il principale quotidiano egiziano strillava in prima pagina: "Accordo raggiunto con Lurie, il vignettista conosciuto in tutto il mondo, per mostrare quotidianamente il suo lavoro ai lettori di Al-Ahram". A pagina 6 dello stesso numero, il quotidiano pubblicava una vignetta a firma di Ranan Lurie in cui i presidenti Bill Clinton e Husni Mubarak stanno per mangiare Binyamin Netanyahu (figura 1).
Il presidente egiziano Mubarak in visita alla Casa Bianca
Clinton: "Al sangue o cotto a puntino?"
Mubarak: "Ben cotto, per piacere!"
Anche se la vignetta mostrava inequivocabilmente il leader americano e quello egiziano uniti contro la loro controparte israeliana, un vignettista egiziano si è sentito gravemente offeso. Il 31 marzo, Gam'at Farhat ha pubblicato una caricatura nelle pagine dell'importante e sensazionalista settimanale egiziano Ruz al-Yusuf che pretendeva di mostrare ciò che Lurie volesse veramente dire: Clinton e Netanyahu in procinto di tagliare a pezzi Arafat (figura 2). Nell'articolo che accompagnava la vignetta, Farhat lanciava una serie di accuse feroci contro Lurie: vale a dire che quest'ultimo era stato nella Legione straniera francese in Algeria e in seguito aveva prestato servizio come paracadutista israeliano durante la guerra del 1967 nel Sinai, entrambe le volte complice nell'uccisione degli arabi; che Anwar as-Sadat aveva vietato a questo "artista sionista" di entrare in Egitto e che Lurie aveva offerto queste vignette satiriche a titolo gratuito ai giornali egiziani (con un intento propagandistico).
Il 5 aprile, la vignetta quotidiana di Lurie pubblicata a p. 6 di Al-Ahram era accompagnata dalla sua replica all'aggressione di Farhat. Titolando "Non ho mai combattuto nel Sinai e non ho ucciso prigionieri di guerra egiziani", il pezzo includeva una smentita in quindici punti della sua biografia e della bibliografia che lo riguardava.
La disponibilità del quotidiano Al-Ahram a pubblicare la difesa di Lurie, sollecitò una furiosa reazione. Diciannove vignettisti egiziani scrissero una petizione contro Lurie: "Offrire lavoro a Lurie non rispetta le decisioni dell'Associazione dei giornalisti di boicottare Israele". Adil Hamuda, vice-redattore di Ruz al-Yusuf, si è unito alle accuse lanciate da Farhat nel numero del 7 aprile del suo magazine, urlando contro "l'artista israeliano che è riuscito ad avvicinarsi furtivamente a noi, un lupo travestito da nonna buona". Il numero del 14 aprile di Ruz al-Yusuf conteneva un'altra vignetta di Farhat che attaccava Lurie, questa volta mostrandolo come un paracadutista che cade sulla Grande piramide, che al contempo imbratta con l'inchiostro della sua penna (figura 3). Hamuda intervenne di nuovo, con un articolo titolato "Lurie (…) l'artista ciarlatano che uccide gli arabi", illustrato da una foto del viso di Lurie con una Stella di David in sovraimpressione (figura 4).
Cedendo a questo furore, Al-Ahram annunciava in un altro articolo in prima pagina dell'edizione del 14 aprile che sarebbero state "sospese le pubblicazioni del vignettista Lurie" finché le accuse contro di lui non fossero state provate "e specialmente la sua partecipazione alla guerra contro gli arabi". Intervistato lo stesso giorno, il direttore editoriale 'Abd al-Mun'im riconosceva che le accuse più terrificanti mosse contro Lurie si sarebbero rivelate false, ma per il suo giornale sarebbe risultato impossibile "essere solo contro tutti".
Due settimane dopo, il 28 aprile, Farhat rivelò ulteriormente il suo punto di vista pubblicando una vignetta in Ruz al-Yusuf che mostrava un ebreo ortodosso in piedi su una pila di copie del New York Times e mentre la denudava la Statua della Libertà (figura 5). Nel frattempo, Lurie cercava di intentare causa a Ruz al-Yusuf, ma non trovò alcun avvocato egiziano che lo rappresentasse perché, come egli asserì, "non potevano lavorare per un israeliano".
E questo è tutto. Malgrado i rimorsi di qualche egiziano e una cospicua attenzione internazionale, le tre settimane di Lurie ad Al-Ahram si sono concluse, con poche speranze che egli torni a ricoprire il suo incarico, un incidente piccolo, ma rivelatore della riluttanza da parte dell'elite egiziana a normalizzare i rapporti con Israele.