Sotto Yasser Arafat l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) ha notoriamente detto una cosa ai musulmani e agli arabi e l'esatto opposto agli occidentali e agli israeliani, usando toni astiosi coi primi e dolci coi secondi. Che dire di Mahmoud Abbas, il mite successore di Arafat? Ha spezzato questo schema di doppiezza o ha continuato a seguirlo? La questione non è secondaria, visto che più voci affermano che Abbas sia pronto a vari compromessi territoriali e, inoltre, abbia ha fatto dei passi senza precedenti concedendo un'intervista ai giornalisti israeliani e incontrando i leader ebraici americani al A. Daniel Abraham Center for Middle East Peace. Con inaudita precisione, il quotidiano in lingua araba Al-Ayat rivela che Abbas ha informato l'amministrazione Obama della sua disponibilità a raggiungere un accordo sulla Cisgiordania e perfino su Gerusalemme (anche se l'Ap ha subito smentito). Nell'intervista Abbas si è mostrato realmente intenzionato a raggiungere un accordo di pace e ad accettare l'idea di truppe internazionali. Un assistente di Abbas ha asserito che questa iniziativa è stata un tentativo da parte del leader palestinese «di tendere la mano agli israeliani (…) vogliamo un partner israeliano per chiudere la partita, un partner che scelga la pace, non gli insediamenti, la pace e non l'occupazione». Lo stesso Abbas ha ammonito gli israeliani: «non fatemi perdere la speranza».
Come sempre, l'Olp mostra una "Palestina" che rimpiazza Israele. |
Ad esempio, la TV dell'Ap, che è direttamente controllata dall'ufficio di Mahmoud Abbas, trasmette un gioco televisivo settimanale, The Stars, in cui i rappresentanti delle università palestinesi concorrono rispondendo alle domande. Di recente, due quesiti di geografia (qui semplificati) hanno implicitamente negato l'esistenza dello Stato di Israele. È stato chiesto: «Quanto è lunga la linea costiera della Palestina?»
La risposta era: 235 km, se alla costa di Gaza (45 km) si aggiunge la costa mediterranea di Israele (circa 190 km). E ancora: «Quanto è larga la Palestina?» Risposta: 27.000 kmq incluse la Cisgiordania e la Striscia di Gaza (6.000 kmq) con quella di Israele (21.000 kmq). In un analogo esempio di doppiezza, Salam Fayyad, che dice di essere il primo ministro dell'Ap, un anno fa disse in inglese ad Aspen, in Colorado, che gli ebrei saranno ben accetti se sceglieranno di vivere in un futuro stato della Palestina dove essi «godranno di (pieni) diritti e di certo godranno né più né meno dei diritti di cui ora godono gli arabi israeliani che vivono nello Stato di Israele». Davvero belle parole. Ma solo due giorni prima, Saeb Erekat, a capo del dipartimento dei negoziati dell'Ap, ha detto esattamente l'opposto in arabo (come nella versione messa a disposizione dal Memri): «nessuno dovrebbe accettare che i coloni israeliani rimangano nello stato palestinese (…) Qualcuno dice che noi [saremo disposti a] concedere la cittadinanza ai coloni. Rifiutiamo a priori questa idea». Abbas e Fayyad si sono espressi in inglese parlando ad americani e israeliani. Erekat ha parlato in arabo ai palestinesi. Entrambe le dichiarazioni possono non essere veritiere; e certamente una deve essere falsa. Quale delle due, mi chiedo. I palestinesi fanno questo manifesto e ingenuo doppio gioco perché funziona. Gli israeliani, gli americani e anche gli altri spesso accettano i toni dolci che sentono con le loro orecchie e respingono le voci di parole dure di cui hanno solamente sentito parlare. L'Ap continuerà in modo incurante a diffondere le sue menzogne finché il mondo presterà attenzione e ricuserà, perché premiare una pessima condotta invariabilmente porterà a un comportamento ben peggiore. Quando la smetteremo di illuderci che Abbas e l'Ap cercano qualcosa di meno della totale eliminazione dello Stato ebraico? Che disastro dovrà accadere prima che noi apriamo gli occhi sulla realtà?