Quali sono i risultati conseguiti da Campus Watch, un progetto che ha l'obiettivo di criticare e perfezionare gli studi sul Medio Oriente condotti negli Stati Uniti e in Canada, a cinque anni questa settimana dalla sua istituzione?
Unitamente a organizzazioni che condividono le stesse idee – la National Association of Scholars, il David Horowitz Freedom Center, National Review e il Manhattan Institute – Campus Watch valuta ciò che i cattedratici dicono e fanno, contribuendo così a mettere in discussione lo status quo del mondo accademico.
Muovere delle critiche ai docenti universitari è più rivoluzionario di quanto potrebbe sembrare, poiché gli accademici sono da tempo nel mirino delle critiche mosse loro dall'opinione pubblica, al pari dei politici, capitani di industria, attori e atleti. Chi li giudicherebbe? Gli studenti non rivelano le loro idee per tutelare le proprie carriere; i colleghi sono riluttanti a criticarsi gli uni con gli altri, per timore di essere a loro volta oggetto di attacchi; e i profani non sono competenti a emettere giudizi in merito al sapere arcano. Di conseguenza, gli accademici godono da tempo di una condizione speciale che li mette al riparo da qualsivoglia responsabilità.
Ivory Towers on Sand di Martin Kramer ha posto le premesse intellettuali di Campus Watch. |
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Gli accademici che sono oggetto di critiche da parte di Campus Watch, in genere, reagiscono coprendolo di insulti, ridicolizzando il suo scopo e mostrandosi come vittime, sperando in tal modo di delegittimare la nostra opera. Sorprendentemente, non ricordo un solo caso in cui l'operato di Campus Watch meticolosamente documentato e presentato con stile abbia incontrato una seria e sostanziale confutazione. Addio mercato delle idee.
Come ammettono gli stessi specialisti di Medio Oriente, questa nuova responsabilità esercitata da Campus Watch ha ribaltato il loro universo un tempo ristretto. Le loro ambigue approvazioni sotto forma di pubblici tributi, nella totale paura di Campus Watch, offrono un colorito esempio. Un altro esempio è offerto da Miriam Cooke della Duke University, secondo la quale "Campus Watch è un cavallo di Troia i cui guerrieri stanno già cambiando le regole del gioco non soltanto negli studi sul Medio Oriente, ma anche nel mondo accademico americano". Più concretamente, agli inizi del 2007, la Taskforce on Middle East Anthropology ha pubblicato un manuale sulla responsabilità professionale che chiede l'applicazione di misure da tempo incoraggiate da Campus Watch.
Detto questo, persistono i problemi fondamentali del settore: i fallimenti analitici, la politica combinata alla cultura, l'intolleranza delle opinioni alternative, l'apologetica e l'abuso di potere sugli studenti. La più alta priorità di Campus Watch consiste nel contribuire a stimolare una diversità di opinioni, in modo che gli studiosi filo-americani – che oggi probabilmente costituiscono il 5 percento degli specialisti di Medio Oriente – raggiungano la parità con gli anti-americani. Questo obiettivo ha due implicazioni.
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Oggi non ci si può più aspettare che i cattedratici facciano cultura e attività didattica in maniera neutra, ma essi devono essere bilanciati da coloro che promuovono un punto di vista alternativo. È triste assistere allo sgretolamento dell'ideale dell'obiettività, ma questa è una realtà alla quale ci si deve adattare.
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Il fatto che gli anti-americani non abbiano un monopolio sull'intelligenza o sulle competenze, costituisce un monopolio parziale sul potere. La percentuale del 5 percento non implica che i brillanti storici, i politologi, gli economisti, i sociologi, gli antropologi, gli specialisti di lingua e letteratura, e altri, siano 19 contro 1 anti-americano, ma ciò significa che questa fazione di accademici ha ottenuto sin dalla fine degli anni Sessanta un parziale dominio sui loro dipartimenti.
Proprio come una grossa nave che solca le acque dell'oceano necessita di tempo per virare di rotta, così è per il mondo accademico, dove vale la regola del passare di ruolo. La cattedra non solo garantisce loro la sicurezza lavorativa per decenni, ma abitua altresì i docenti alle esigenze del mercato o ai desideri degli studenti, dei donatori e di altri stakeholder.
Occorrerà del tempo, ma gli studi sul Medio Oriente, che in seguito alle atrocità dell'11 settembre hanno subito un mutamento sismico, hanno motivo di essere ottimisti. Quell'evento ha portato a una impennata nelle immatricolazioni universitarie e ha attirato una nuova specie di studenti interessati al settore: meno ai margini della politica e maggiormente ambiziosi pubblicamente. Dal momento che questa coorte post-11 settembre si incanala nel sistema, ci si aspetta di vedere dei significativi miglioramenti.
Campus Watch sarà lì ad accoglierli. Con un po' di fortuna, la sua missione sarà compiuta e poi potrà chiudere i battenti.