WASHINGTON — Per Daniel Pipes, uno dei massimi esperti americani dell'Islam, la conferma della condanna a morte di Saddam Hussein «è moralmente ed emotivamente da approvare, un debito da saldare con le sue decine di migliaia di vittime». Ma l'iter seguito dal tribunale speciale di Bagdad lo ha lasciato alquanto a disagio, aggiunge, e le conseguenze della esecuzione del raìs potrebbero essere gravissime. Pipes, con cui la Casa Bianca e il Congresso si consultano spesso, ritiene che gli Stati uniti debbano evitare il ripetersi di questi casi e affrontare «una volta per tutte» il problema di come punire i dittatori più efferati «che noi combattiamo». Lo studioso diffida della Corte dell'Aia e dell'Onu, e suggerisce che una commissione di esperti americani esamini soluzioni alternative: «La democrazia è fondata sul diritto, e deve esserci un sistema».
Che cosa la preoccupa esattamente?
«Sul piano della giustizia, l'inadeguatezza del tribunale a cui si è fatto ricorso: crimini contro l'umanità della terribile portata di quelli commessi da Saddam Hussein sono molto difficili da giudicare e la procedura è stata affrettata e incompleta.Sul piano pratico, c'è il pericolo che per gli insorti Saddam Hussein diventi un martire, e il conflitto fratricida tra sunniti e sciiti s'ingigantisca e renda ingovernabile l'Iraq».
Che cosa consiglia?
«Non ho consigli da dare, tocca ai giuristi stabilire se, quando e come si possa o debba riesaminare il caso. Il Tribunale di Bagdad ha fatto una scelta rispettabile, e la pena capitale per il rais viene largamente condivisa dagli Stati uniti. Io non fui mai per un altro tribunale come quello americano di Norimberga contro i crimini di guerra nazisti. Ma il modello Bagdad non mi ha convinto, e stringendo i tempi si rischia di fare precipitare la situazione».
Il tribunale speciale però fu istituito dagli Stati Uniti.
«Verissimo, ma forse conveniva rifletterci sopra più a lungo. Ci si aspettava un processo esemplare a Saddam Hussein. Gli Stati Uniti non ebbero questo problema con Hitler né con Mussolini, perché il primo si suicidò mentre il secondo fu ucciso dai vostri partigiani. E a Norimberga gli Usa comminarono numerose condanne a morte, ma a Tokyo lasciarono sul trono l'imperatore del Giappone. Nel corso dei decenni non furono coerenti».
Che cosa potrebbe fare la commissione di cui lei parla?
«Una squadra di saggi, giuristi, storici, politici, ecc potrebbe indicare all'amministrazione quali sarebbero l'iter giudiziario e il tribunale migliore per i crimini di guerra e contro l'umanità. Ci vogliono trasparenza e rigore, non bisogna dare adito a sospetti sia pure infondati di strumentalizzazione politica. Questo è un progetto a media scadenza che non ha nulla a che vedere con una moratoria della esecuzione del rais o altro».
Come giudica l'andamento della guerra?
«Negativo. Ormai è un paio di anni che sostengo che le truppe Usa dovrebbero ritirarsi in poche roccaforti fuori delle grandi città e operare solo come forze di pronto intervento nelle emergenze. Guai se se si coinvolgessero nella lotta tra le etnie irachene, soprattutto a Bagdad».