"Tutto è cambiato" in Israele il 7 ottobre, ma non è affatto così. Nonostante i tanti discorsi sulla vittoria fatti dal primo ministro e i sondaggi che mostrano che l'opinione pubblica è a favore di un nuovo approccio duro e deciso, la burocrazia israeliana e il suo apparato di sicurezza danno segni di un ritorno alle loro vecchie politiche fallimentari, prima ancora che tutti i corpi delle vittime degli attacchi vengano sepolti.
Queste politiche fallimentari significano innanzitutto una cosa: presupporre erroneamente che l'arricchimento, vale a dire più permessi di lavoro in Israele, una zona di pesca più estesa, finanziamenti esterni, dia ai palestinesi qualcosa da perdere, ammansendoli e rendendoli meno inclini ad aggredire.
Gli indizi di questa triste regressione sono i seguenti. L'apparato di sicurezza ha approvato l'ingresso in Israele di 8 mila lavoratori cisgiordani, principalmente per impiegarli in lavori agricoli. Lo ha fatto in risposta al ministro dell'Agricoltura israeliano che ha assicurato ai suoi colleghi che i lavoratori erano stati sottoposti a controlli e non rappresentavano alcun pericolo. Il fatto che migliaia di lavoratori provenienti da Gaza avessero spiato Israele e si fossero resi complici del massacro del 7 ottobre pareva essere sconsideratamente dimenticato.
Nella stessa Cisgiordania, il generale israeliano responsabile del comando ha impartito ordini contraddittori che limitavano l'ingresso agli arabi, ordini apparentemente inflessibili, ma che hanno cambiato molto poco nella sostanza. Come spiegato dal Consiglio regionale di Binyamin: "Non è consentito alcun ingresso ai lavoratori arabi nelle città israeliane. Potranno accedere nelle aree industriali solo di notte". I predatori e gli assassini commettono i loro crimini solo alla luce del giorno?
L'Autorità Palestinese (AP) che formalmente governa parte della Cisgiordania, non solo ha offerto pieno sostegno al massacro di Hamas, ma si è anche vantata di avervi avuto un ruolo. L'AP ha inoltre chiesto alle moschee nelle loro giurisdizioni di insegnare ai fedeli che lo sterminio degli ebrei costituisce un dovere islamico. Nonostante ciò, il governo israeliano continua a inviare all'Autorità Palestinese il denaro dei contribuenti. Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha approvato questa decisione, affermando che "è opportuno trasferire, e farlo immediatamente, i fondi all'Autorità Palestinese in modo che vengano utilizzati dalle sue forze che aiutano a prevenire il terrorismo". (La questione dell'arricchimento sembra non morire mai.)
Polizia israeliana. |
Il ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir ha cercato di allentare le regole di ingaggio per gli agenti di polizia, consentendo loro in caso di emergenza di sparare alle gambe degli aggressori, ma Benny Gantz, membro del Gabinetto di Guerra, è riuscito a modificare la votazione, mantenendo così in vigore disposizioni più restrittive.
Cinque giorni dopo il 7 ottobre, Israele ha chiuso il suo ministero della Diplomazia Pubblica, fornendo un'immagine perfetta delle attività di informazione storicamente infelici di Israele.
Al contrario, il ministro delle Comunicazioni israeliano ha definito Al Jazeera, il canale tv del Qatar, una "portavoce della propaganda" che incita contro Israele e ha tentato di chiudere i suoi uffici a Gerusalemme. Il governo ha scartato la sua proposta, per non innervosire il governo qatariota, che aveva contribuito al rilascio di diversi ostaggi, ignorando così il suo ruolo negli attacchi del 7 ottobre. Yossi Cohen, l'ex capo del Mossad, si spinge oltre e preferisce "astenersi dal criticare il Qatar".
Prima del massacro, Israele aveva fornito a Gaza 49 milioni di litri di acqua, ovvero il 9 per cento del consumo giornaliero del territorio, attraverso tre acquedotti. Dopo il massacro ha tagliato tutti i rifornimenti. Ma questo per appena venti giorni, dopodiché Israele ha reimmesso 28,5 milioni di litri di acqua attraverso due acquedotti. E perché non tutti e tre? Perché Hamas aveva danneggiato il terzo il 7 ottobre, rendendo necessario ripararlo. Ma non c'è nulla di cui temere: il colonnello dell'IDF Elad Goren, ha annunciato che è stato "organizzato un team di esperti che valuterà quotidianamente la situazione umanitaria a Gaza". " Avigdor Liberman, leader del Partito Yisrael Beiteinu ha definito questo una "pura e semplice idiozia". Sarebbero riprese anche le forniture di carburante.
La distribuzione idrica a Gaza avviene tramite tubi dell'acqua e camion. |
I discorsi sulla vittoria non hanno impedito al negativismo di alzare rapidamente la testa. "Non vedo alcun tipo di vittoria che ci possa far uscire da questo disastro", commenta il creatore di Fauda Avi Issacharoff. Orly Noy, giornalista israeliana nota per il suo impegno in B'Tselem, dice a gran voce ai suoi connazionali israeliani; "Non ho alcun interesse nella vittoria che ci state offrendo. (...) Sono pronta ad ammettere la sconfitta".
Il preside di un liceo statale di Tel Aviv ha trascorso 45 minuti a parlare con tre studenti che erano venuti a scuola avvolti nelle bandiere israeliane. Durante la conversazione, ha riferito uno studente, il preside ha sottolineato che altri studenti si sono opposti a tale dimostrazione di patriottismo, aggiungendo che "se moltissimi studenti venissero a scuola avvolti nelle bandiere israeliane, metterebbe fine a tutto questo immediatamente".
Ho concluso un recente articolo aspettandomi che "l'infiammato stato d'animo israeliano del momento probabilmente svanirà col tempo, man mano che i vecchi modelli si riaffermeranno e ritornerà lo stato normale". Mi sono sbagliato per un aspetto: non ci è voluto tempo. Anzi, almeno per certi versi, ciò è avvenuto quasi subito.