Titolo di Global Review: "Intervista a Daniel Pipes sull'attacco di Hamas: 'L'illusione che il miglioramento delle condizioni di vita potesse ammansire i palestinesi risale alle origini stesse del sionismo e persiste nonostante non abbia mai avuto successo'".
Global Review: L'attacco di Hamas era prevedibile?
Daniel Pipes: A fronte della sua storia e della sua ideologia, il fatto che Hamas attaccasse di nuovo Israele era prevedibile. Ma la portata e la natura dell'attacco sono state una vera sorpresa. Ha ricordato l'attacco dell'11 settembre nel senso che in entrambi i casi i jihadisti hanno attuato un'idea prima impensabile. Per inciso, ciò ha indotto il governo della Corea del Sud a rivedere un accordo siglato con la Corea del Nord [nel 2018. Tale accordo ha istituito, tra l'altro, zone cuscinetto lungo i confini terrestri e marittimi e alcune no-fly zone, ossia zone di interdizione al volo sopra il confine, N.d.T.]
Le difese della Corea del Sud, nel 2019, nella zona demilitarizzata nella provincia di Gangwon. |
GR: L'attacco era finalizzato a contrastare la normalizzazione dei rapporti tra Israele e l'Arabia Saudita, i motivi sono legati al duo Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, all'accresciuta violenza in Cisgiordania, alle richieste di Teheran, alla data (50 anni e 1 giorno), o a qualcos'altro del genere?
DP: Forse sono tutte queste le motivazioni. Non conosciamo le ragioni della tempistica. Potrebbe semplicemente essere stato dovuto al fatto che fossero in atto dei preparativi.
GR : Israele è stato colto di sorpresa a causa di un fallimento dell'intelligence o di una coalizione di governo talmente ossessionata da altre questioni, in particolare la riforma giudiziaria e un accordo con l'Arabia Saudita, da ignorare gli avvertimenti dei servizi di intelligence?
DP: Tutti i report concordano sul fatto che quanto accaduto denoti un grosso fallimento dell'intelligence.
GR: L'establishment della sicurezza israeliano si è concentrato troppo sull'Iran e su Hezbollah, considerandoli le principali minacce, e si è dimenticato di Hamas?
DP : No, penso che il vero problema sia stato quello di fraintendere la natura di Hamas. L'establishment della sicurezza credeva che il problema potesse essere gestito attraverso l'economia. L'illusione che il miglioramento delle condizioni di vita potesse ammansire i palestinesi risale alle origini stesse del sionismo e persiste nonostante non abbia mai avuto successo.
GR : Gli israeliani, con i loro sistemi di difesa ad alta tecnologia, gli F-35 e le armi nucleari, avevano un falso senso di sicurezza che li ha resi impreparati alla guerra asimmetrica?
DP : Sì, e le Forze di Difesa Israeliane (IDF) si sono trasformate in una vera forza difensiva nei confronti dei palestinesi, come ha spiegato in modo eloquente Lazar Berman.
GR : Che cosa significa il progetto Israel Victory nel contesto attuale?
DP : È semplice. Significa estirpare Hamas, rimuovendolo completamente da Gaza.
GR : Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha avvertito gli abitanti di Gaza di abbandonare Gaza. Ma dove dovrebbero andare?
DP : È difficile rispondere. Dopo quell'avvertimento un portavoce dell'IDF ha mostrato le mappe e ha dato istruzione ai residenti dove evacuare. Non sono in grado di dire se i rifugi proposti forniscano davvero riparo o no. Suppongo di no. Le forze israeliane devono dare priorità all'obiettivo di ridurre al minimo le vittime tra i civili.
GR : Ritiene che un'offensiva di terra a Gaza da parte dell'IDF sarà prolungata, soprattutto se si considerano gli anni di preparazione da parte di Hamas, compreso un sofisticato sistema di tunnel?
DP : Dipende da quanto meticolose saranno le truppe dell'IDF. Se andranno di casa in casa, come a Jenin nel 2002, l'operazione sarà più lenta e costerà più vite umane che se si facessero strada a colpi di esplosione. Ciò a sua volta dipende in buona parte dal livello di rabbia in Israele.
GR : Che tipo di potere danno a Hamas gli ostaggi israeliani?
DP : Sono incline a dire "non molto". Per quanto preziosa sia ogni vita umana, il corpo politico non è disposto a lasciarsi scoraggiare da ulteriori morti, né di ostaggi né di soldati.
GR : Hezbollah si unirà?
DP : Questa è una grande incertezza. Presumo che si stiano svolgendo dibattiti febbrili tra i leader di Hezbollah e/con Teheran per decidere questa questione. Se dovessi scommettere, direi di no, perché la rabbia in Israele dissuaderà Hezbollah.
GR : Qual è la sua previsione su come il massacro influenzerà la politica israeliana. Inciderà sul governo di emergenza nazionale, sull'accantonamento della riforma giudiziaria, sulla fine della carriera politica di Netanyahu?
DP : Il governo d'emergenza nazionale è stato istituito l'11 ottobre e quasi nessuno se ne è accorto. Ma rappresenta un importante sviluppo politico con molte implicazioni oltre Gaza. In particolare, la coalizione di governo non dipende più dai sostenitori della linea dura. La riforma giudiziaria sembra morta e sepolta. Netanyahu ha esaurito le sue nove vite il 7 ottobre: al potere da quasi tutti gli ultimi quindici anni, non può sfuggire alla responsabilità della catastrofe. Credo che la sua carriera politica finirà.
IMAGE L'annuncio della formazione del governo di emergenza nazionale di Israele, l'11 ottobre: il ministro della Difesa Yoav Gallant (a sinistra), il primo ministro Benjamin Netanyahu, leader del Partito di Unità Nazionale Benny Gantz. |
GR : In che modo ciò influisce sugli Accordi di Abramo, su un possibile accordo tra Arabia Saudita e Israele e sul Corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC)?
DP : La feroce reazione di Israele mette a repentaglio gli Accordi di Abramo, ma mi aspetto che non falliranno. Un accordo saudita subirà un rinvio, ma non verrà fermato. L'IMEC in questo momento rappresenta solo un'intenzione.
GR : Quali sono state le reazioni fuori dall'Occidente (Russia, Cina, Paesi a maggioranza musulmana etc.) al massacro?
DP : Un sondaggio condotto l'11 ottobre scorso dal Washington Institute for Near East Policy rileva che "in tutto il mondo, i rappresentanti di circa un centinaio di Paesi hanno reagito alla guerra in modi diversi. Almeno quarantaquattro nazioni hanno espresso pubblicamente la loro inequivocabile condanna di Hamas e hanno esplicitamente denunciato le sue tattiche definendole terroristiche". Ciò equivale a un sostegno a Israele particolarmente forte.
GR : La guerra di Hamas potrebbe deviare l'attenzione rivolta dagli Stati Uniti all'Asia?
DP : Riporta temporaneamente l'attenzione sul Medio Oriente, ma prevedo che la tendenza a lungo termine ad allontanarsi dalla regione continuerà.
GR : Quali passi concreti dovrebbero intraprendere i governi occidentali in risposta all'attacco di Hamas?
DP : Da dove cominciare? Innanzitutto, occorre sollecitare Israele a distruggere Hamas. Interrompere l'erogazione di aiuti a favore dell'Autorità Palestinese. Imporre sanzioni alla Turchia e al Qatar per gli aiuti offerti a Hamas.
GR : Quali misure dovrebbe adottare nello specifico la Germania?
DP : Le stesse misure di altre democrazie, e anche di più, visto il debito esclusivo ed eterno contratto dalla Germania nei confronti del popolo ebraico.