Le pagine a seguire contengono una serie di riferimenti ai soldati dell'Africa subshariana che combatterono al fianco dei musulmani nei due secoli che vanno dal 624 all'825 d.C. Questo scritto è quasi privo di commenti perché, pur ritenendo che quelle fornite siano informazioni utili, non sono disposto a utilizzarle da solo. Il presente articolo offre un quadro generale sullo scopo della tratta degli schiavi africani, sulle doti militari degli africani e sul ruolo avuto dai neri nella civiltà islamica.
Queste pagine esamineranno soltanto il primo periodo dell'Islam, ossia i suoi primi due secoli, quando si svilupparono le istituzioni e i modelli musulmani più peculiari. Pertanto, il fatto che numerosi neri combatterono per conto dei primi musulmani dovrebbe essere rammentato quando si valuta la condizione generale dei neri nelle società musulmane.
I seguenti riferimenti sono tutto ciò che ho trovato: non ne ho omesso nessuno. Inoltre, sebbene le note si riferiscano soltanto a venticinque fonti arabe, queste informazioni sono state raccolte da una letteratura cinque volte più ampia.
La terminologia presenta alcuni problemi, poiché i termini di colore applicati alle persone nel primo periodo dell'Islam non sono chiari nelle fonti arabe [1]. In particolare, l'aggettivo "nero" (aswad) si applica sia agli africani che ai caucasici con la pelle scura [2]. Ciò significa che un individuo "nero" non è necessariamente di origine africana; tuttavia, presumerò qui che qualsiasi gruppo di persone "nere" si riferisca agli africani, poiché è improbabile che i caucasici dalla pelle scura possano essere stati raggruppati in tal modo. Così, mentre 'Ubaba b. as-Samit è chiaramente un arabo, il migliaio di neri che comanda devono essere africani [3]. Il presente articolo mantiene la terminologia delle fonti arabe, riferendosi rispettivamente ai neri (aswad, pl. sudan), agli etiopi (Habashi, pl. Ahbash) o agli africani (Zanj, pl. Zunuj).
Come per molti aspetti della storia islamica iniziale, lo studio degli africani che combatterono negli eserciti musulmani si divide naturalmente in quattro grandi periodi: l'età preislamica; la vita di Maometto e le guerre della Ridda (fino all'anno 13 dell'Egira/634 d.C.); il periodo arabo (anno 13 dell'Egira/634-750 d.C.) e la prima era abbaside (anno 132 dell'Egira/750-842 d.C.) [4].
Il periodo antecedente alla conquista della Mecca
Le truppe africane combatterono per la Mecca anche in epoca preislamica, sebbene in seguito fu dimostrato che il ruolo che era stato loro assegnato non fu così importante. La tesi di Henry Lammens, secondo cui i commercianti della Mecca facevano principalmente affidamento per la forza militare su un corpo di schiavi soldati etiopi è stata screditata. Nonostante le sue impressionanti affermazioni a riguardo, l'argomentazione di Lammen si basa su una filologia errata e su speculazioni prive di fondamento [5].
In un antico poema, i Quraysh, la preminente tribù della Mecca, vengono scherniti per aver schierato soldati africani:
La vostra codarda ritirata ha disonorato i Quraysh,
così come il vostro reclutamento di neri dalle spalle possenti [6].
L'epopea di 'Antara b. Shaddad rivela qualcosa sullo status dei neri negli eserciti preislamici. Nato da padre arabo e da madre schiava nera, 'Antara b. Shaddad iniziò la sua vita come pastore schiavo. Quando la sua tribù fu coinvolta nella guerra, dimostrò ripetutamente le sue capacità militari. Il suo valore vinse il pregiudizio di cui era oggetto in quanto schiavo nero. Finì per essere affrancato e intraprese gesta ancor più grandi di guerriero e amante.
Alcuni africani combatterono al fianco della Mecca nella guerra che la città condusse contro i musulmani (anni 2-8 dell'Egira/624-630 d.C.). Nella battaglia di Badr (anno 2 dell'Egira/624 d.C.), "gli etiopi si allontanarono gettando le loro lance" [7]. A Uhud, un anno dopo, un etiope di nome Su'ab fu l'alfiere dei Quraysh fino a quando perse la vita. Anche questo provocò derisione:
Vi siete vantati della vostra bandiera
Il peggiore motivo di cui gloriarsi
È consegnare uno stendardo a Su'ab.
Vi siete vantati di uno schiavo,
la creatura più miserabile che
cammina sulla Terra [8].
Wahshi, uno schiavo etiope che riscosse importanti successi militari sia per la Mecca preislamica sia per i musulmani, esemplificava molto chiaramente la transizione dei neri da una parte all'altra. A Uhud, Wahshi combatté per i Quraysh e uccise lo zio del Profeta, Hamza [9]. (Una fonte, per inciso, osserva che Su'ab e Wahshi furono gli unici due schiavi che combatterono al fianco della Mecca, a Uhud, ed entrambi erano africani.) Diversi anni dopo, nella battaglia di Khandaq, Wahshi combatté di nuovo per conto dei Quraysh e uccise un altro musulmano [11]. Dopo che i musulmani presero la Mecca, Wahshi si unì a loro. Due anni dopo combatté al loro fianco nelle guerre della Ridda e uccise il loro più grande nemico, il "falso profeta", Musaylam [12]. Avanti negli anni, Wahshi sintetizzò così il suo servizio militare: "Ho ucciso il migliore degli uomini dopo il Profeta e poi il peggiore di loro" [13].
Durante la vita di Maometto
Oltre a Wahshi, un certo numero di altri schiavi africani combatté al fianco dei musulmani contro i Quraysh. Secondo al-Jahiz, il primo musulmano ad essere ucciso in battaglia fu un nero (sebbene la maggior parte delle fonti concorda sul fatto che fosse uno yemenita) [14]. Lo stesso dicasi per il primo cavaliere musulmano caduto in battaglia [15]. Il famoso muezzin, Bilal b. Rabah, combatté in tutti gli scontri musulmani da Badr in poi, così come Safina, un uomo di colore o persiano, il quale fu affrancato a condizione di servire Maometto [16]. Shaqran, che potrebbe anche essere stato etiope o persiano, combatté a Badr mentre era ancora uno schiavo (mamelucco) e Yasar ar-Ra'i era un nubiano che combatté con Maometto [17]. Durante un'incursione, un nero di nome Julaybıb uccise sette nemici prima di soccombere a sua volta [18]. Uno schiavo nero di proprietà di un padrone ebreo convertito all'Islam, combatté nella battaglia di Khaybar (anno 7 dell'Egira/629 d.C.) e morì in guerra dopo 'Ali b. Abi Talib [19].
Il periodo arabo
Sebbene menzionati solo sporadicamente, i soldati africani ebbero un ruolo di una certa importanza prima dell'anno 132 dell'Egira/750 d.C., e solo talvolta come schiavi. Abu Bakra, uno schiavo nero, combatté durante il califfato di Omar I (anni 13-23 dell'Egira/634-644 d.C.) [20]. Un leader nero, 'Ubada b. as-Samit, era al comando di un migliaio di truppe nere durante la conquista dell'Egitto, un fatto che non passò inosservato al nemico bizantino:
Quando 'Ubada b. as-Samit salì sulla nave per parlare con il Muqawqas (il governatore, N.d.T.) [21] e si avvicinò a lui, il Muqawqas ebbe paura della sua pelle nera.
"Allontanate da me questo nero e portatemi qui qualcun altro con cui parlare". I musulmani risposero all'unisono: "È il migliore di noi, il più colto e il più saggio. È il nostro capo (sayyid), è il più virtuoso e il più ammirato. Tutti prestiamo attenzione a ciò che dice e alle sue opinioni. L'emiro ci ha ordinato di obbedirgli e di non contraddire le sue opinioni e le sue parole".[Il Muqawqas] chiese: "Cosa ne pensate del fatto che questo nero sia il migliore tra voi quando dovrebbe ricoprire una posizione più bassa?"
Risposero: "Assolutamente no! Anche se è nero (come puoi vedere), è migliore di noi per rango, preminenza, intelligenza e saggezza. Accettiamo la sua pelle nera".
Il Muqawqas disse a 'Ubada: "Vieni avanti, uomo di colore, e parlami in modo gentile, perché ho paura della tua pelle nera; se parli duramente, aumenterà il mio terrore".
'Ubada avanzò verso di lui e disse: "Ho ascoltato le tue parole. Tra gli uomini che comando ce ne sono un migliaio, tutti neri, ognuno più nero di me e dall'aspetto ancora più orrendo. Se li vedessi, avresti molta paura" [22].
Questo interessante brano mostra che la semplice presenza di soldati africani intimidiva alcuni nemici. E sebbene i musulmani difendessero 'Ubada, erano consapevoli delle ragioni per cui il Muqawqas reagì in quel modo. Forse il fatto che 'Ubada non fosse completamente africano, ma avesse un padre arabo, potrebbe aver fatto la differenza [23].
Nella battaglia di Siffin, che si svolse nell'anno 37 dell'Egira/657 d.C., un ghulam nero (schiavo) custodiva l'arco del suo padrone [24]. Durante la seconda guerra civile (anni 64-74 dell'Egira/684-693 d.C.) i soldati neri combatterono su tutti fronti ed ebbero addirittura un ruolo indipendente. Al-Baladhuri riferisce che un avventuriero etiope di nome al-Ghudaf ha conquistato la città strategica di al-Anbar, in Iraq [25]. Anche le sue truppe potrebbero essere state etiopi poiché all'epoca ce n'erano molte in quella zona, Al-Ghudaf era così coraggioso che, si diceva, avrebbe potuto attaccare da solo una carovana [26]. Ibn az-Zubayr aveva alleati etiopi che formavano un corpo di lanciatori di giavellotto [27]. Nell'anno 64 dell'Egira/684 d.C., gli Omayyadi inviarono schiavi contro il ribelle al-Mukhtar e quest'ultimo ne uccise due, uno era Rumi (un greco), l'altro un nero [28]. A sua volta, Ibn az-Zubayr uccise un ghulam nero o etiope che combatté per gli Omayyadi nell'anno 73 dell'Egira/692 d.C. [29]. Le truppe di Al-Hajjaj includevano numerosi etiopi [30]. Quando al-Mukhtar aveva bisogno di un cavaliere per una missione cruciale, inviava un nero [31]. Pochi anni dopo la guerra civile, quando Ibn al-Ash'ath si ribellò (anni 79-82 dell'Egira/699-702 d.C.), anche i neri vennero in suo aiuto [32].
Oltre a questi interventi militari di primaria importanza, gli africani furono coinvolti ovunque, quando se ne presentava l'occasione. Ad esempio, uno degli schiavi neri del califfo 'Uthman, un ghulam, partì per un'importante missione in Egitto [33]. Un altro uccise un aggressore sul luogo della morte di 'Uthman, nell'anno 35 dell'Egira/656 d.C. [34]. Due anni dopo, nella battaglia di Siffin, quando un soldato siriano perse un duello, fu privato della sua armatura e si scoprì che non era arabo, ma uno schiavo nero. La reazione del suo avversario, dopo averlo scoperto, fu prevedibile: "Oh mio Dio, ho rischiato la vita contro uno schiavo nero!" [35]. Dal Khorasan apprendiamo che un nero lanciò da solo per vent'anni delle incursioni [36]. In Spagna, uno schiavo nero aiutò i musulmani a conquistare Cordova [37].
La prima epoca abbaside
Subito dopo l'ascesa al potere degli Abbasidi, le fonti riportano la presenza di ben quattromila truppe africane (Zanj) a Mosul [38]. Come siano arrivate lì e cosa abbiano fatto non è chiaro e lascia spazio alle speculazioni. Nell'anno 145 dell'Egira/762 d.C., quando gli Abbasidi combatterono il ribelle 'Alid Ibrahim b. 'Abdallah, i neri erano presenti nel loro accampamento militare, anche se non è certo che abbiano combattuto [39].
Quello stesso anno, i neri ebbero un curioso ruolo a Medina, ribellandosi, per conto dei loro padroni, contro le forze di occupazione abbasidi. Gli abitanti di Medina avevano aiutato senza successo il ribelle 'Alid e successivamente la loro città venne occupata dalle truppe abbasidi. Un giorno, quando un soldato abbaside si rifiutò di pagare l'acquisto di carne a un macellaio, quest'ultimo e i suoi colleghi chiamarono in aiuto "i neri dell'esercito" che sapevano usare i bastoni come armi micidiali. Al suono della tromba, i soldati neri si mobilitarono, attaccarono i soldati abbasidi e costrinsero il governatore abbaside a lasciare Medina per la vicina città di Nakhl, che successivamente attaccarono, costringendo il governatore a cercare rifugio altrove. Anche dopo tutto questo, armati soltanto dei loro bastoni, i soldati neri continuarono a uccidere le loro controparti abbasidi, sorprendendo la popolazione.
Sebbene avessero i loro capi, i neri tirarono fuori di prigione Ibn Abi Sabra, un simpatizzante di 'Alid e lo nominarono loro comandante. Ibn Abi Sabra si aspettava una terribile reazione da parte degli Abbasidi in seguito alla rivolta dei neri, pertanto, conferì con i notabili di Medina. Questi ultimi affermarono di essere fieri di ciò che gli schiavi e i mawali (liberti) avevano ottenuto, ma volevano trattenerli. I neri reagirono barricandosi nel mercato. Allorché Ibn Abi Sabra chiese un incontro, i neri inviarono dei loro rappresentanti insieme a quelli delle altre tribù. Ibn Abi Sabra riuscì a convincere l'assemblea a porre fine alla ribellione e a far tornare il governatore abbaside. Quando l'autorità abbaside fu ristabilita, soltanto i quattro capi dei neri furono puniti e la rivolta si spense pacificamente [40]. Sebbene quest'azione militare per mano dei neri sia quella meglio documentata nella storia iniziale dell'Islam, questa rivolta sembra essere stato un episodio a sé stante, poco correlato ad altri eventi.
Le fonti non menzionano soldati neri per diversi decenni successivi, ad eccezione di quaranta schiavi neri che formarono un gruppo di guardie del corpo ai tempi del califfo Harun ar-Rashid (anno 170 dell'Egira/786-809 d.C.) [41]. Nell'anno 198 dell'Egira/814 d.C., il califfo al-Amin fondò il Ghurabiya, i cui membri erano etiopi, verosimilmente eunuchi [42]. Il termine Ghurabiya potrebbe essere liberamente tradotto come "il battaglione del corvo". Poco dopo, nell'anno 200 dell'Egira/816 d.C., il ribelle Abu's-Saraya nominò un vice alla Mecca e i neri locali lo aiutarono [43]. Quando al-Ma'mun fece in modo che il suo visir al-Fadl b. Sahl venisse assassinato nell'anno 202 dell'Egira/818 d.C., uno dei quattro uomini reclutati per questo compito, Ghalib al-Mas'udi al-Aswad, aveva un nome che indicava il colore nero della sua pelle [44]; e quando Ibrahim b. al-Mahdi tentò di fuggire da Baghdad nell'anno 210 dell'Egira/825 d.C., una guardia nera (haras) lo fermò [45].
Le truppe nere quasi certamente scomparvero dagli eserciti abbasidi dopo il 210 dell'Egira/825 d.C. quando i califfi persero il controllo delle regioni dalle quali provenivano i soldati africani. In Tunisia, gli Aghlabidi, divenuti indipendenti nell'anno 184 dell'Egira/800 d.C., ebbero un'occasione particolarmente buona per intercettare il passaggio degli africani verso oriente, che impiegarono numerosi nei loro eserciti. Nell'anno 187 dell'Egira/803 d.C., Ibrahim b. al-Aghlab costruì una nuova città, al-'Abbasiya, e la popolò di cinquemila schiavi [46], molti dei quali erano neri. Nella grande battaglia di Sbiba nell'anno 210 dell'Egira/824 d.C., gli Aghlabidi mandarono in guerra un migliaio di neri e mawali, ma vennero rovinosamente sconfitti [47].
In conclusione, soltanto due popolazioni al di fuori dei domini islamici hanno combattuto in numero significativo al fianco dei musulmani durante i primi due secoli dell'Islam: i neri africani e i turchi [48]. Il ruolo degli africani si comprende meglio se lo si confronta con quello dei turchi. Gli africani combatterono in modo relativamente stabile e costante in questo periodo, mentre i soldati turchi divennero notevolmente più numerosi e assunsero un ruolo più importante. I neri combatterono per i musulmani nella loro prima battaglia, mentre i turchi non scesero in campo fino a circa sessant'anni dopo. Tuttavia, nel III-IX secolo, i neri rappresentavano ancora solo una piccola frazione delle forze islamiche, mentre i turchi arrivarono a dominare l'esercito e il governo abbasidi. I soldati africani ebbero un ruolo nei primi eserciti musulmani, che però rimase di secondaria importanza.
NOTE
[1] B. Lewis, Race and Color in Islam (New York, 1971), 7-10, ne parla relativamente al primo periodo dell'Islam.
[2] al-Jahiz, Fakhr as-Sudan, in ASM Harun, ed., Rasa'il al-Jahiz (Il Cairo, 1964), I, 216, fornisce un elenco di tutti i numerosi popoli neri.
[3] Lewis, Race, 9-10, e Ibn 'Abd al-Hakam, Futuh Misr, ed. CC Torrey (New Haven, 1922), 66. Va anche notato che un arabo può essere figlio di un nero e quindi avere caratteristiche negroidi. Il famoso generale 'Amr b. al 'As era figlio di una donna descritta sia come etiope (Ibn Habib, Kitab al-Muhabbar, ed. E. Lichtenstädter [Hyderabad, 1361/1942], 306) che come schiava (Ibn al-Athir,Usd al-Ghaba [Il Cairo, 1280], IV, 115-116). Sulle difficoltà incontrate da tale bambino, si veda la saga di 'Antara, di seguito riassunta; cfr. anche az-Zubayr b. Bakkar, Akhbar al-Muwaffaqiyat, ed. SM al-'Ani (Baghdad, 1972), 364.
[4] Ho abbozzato le mie motivazioni per suddividere la storia militare del primo periodo dell'Islam in questo modo in "Da Mawla a Mamluk: the Origins of Islamic Military Slavery" (dissertazione di dottorato non pubblicata. Università di Harvard, 1978), 167-188.
[5] H. Lammens ha proposto questa idea in "Les 'Ahabis' et l'organisation militaire de la Mecque au siècle de l'hégire", "L'Arabie occidentale avant l'hégire" (Beirut, 1928) 237-291. Il termine Ahabis non deriva dalla parola araba Habashi che sta per etiope, come ritiene Lammens, ma dalla parola "alleato" (uhbush). Una trattazione esaustiva dell'argomento si trova in M. Hamidullah, "Les 'Ahabish' de la Mecque", Studi orientalistici in onore di Giorgio Levi della Vida (Roma, 1956), I,434-437. Gli Ahabish erano, in realtà, arabi, anche se alcuni potrebbero aver avuto genitori o antenati africani. Alcune tribù potrebbero anche essere state nere (al-Jahiz, Fakhr, I,219).
[6] Abul-Faraj al-Isfahani, Kitab al-Aghani (Bulaq, 1285/1868-1869), I, 20; citato in Lammens, "Les 'Ahabis'", 252.
[7] al-Waqidi, Kitab al-Maghazi, ed. M. Jones (London, 1966), 39 fn. 2; prima lettura nell'edizione di A. von Kremer (Calcutta, 1855), 32.
[8] Ibn Hisham, as-Sira an-Nabawiya (Il Cairo, 1375/1955), II, 78. Questa traduzione è leggermente adattata da A. Guillaume, The Life of Muhammad (Lahore, 1967), 379.
[9] Ibn Hisham, as-Sira an-Nabawiya, II, 69-73,122,156; al-Waqidi, Kitab al-Maghazi, 286, 300.
[10] al-Waqidi, Kitab al-Maghazi, 230.
[11] Ibid., 332.
[12] at-Tabari, Ta'rikh ar-Rusul wa'l-Muluk, ed. M. J. de Goeje (Leiden, 1879-1901), I, 1940,1943, 1948-1949.
[13] Ibn Hisham, as-Sira an-Nabawiya, II, 73.
[14] al-Jahiz, Fakhr, I, 180. Ibn al-Athir (Usd al-Ghaba, IV, 424) descrive questo stesso uomo come uno yemenita.
[15] al-Jahiz, Fakhr, I, 180. Sembra che al-Jahiz abbia fatto qui un po' di confusione, poiché Ibn al-Athir osserva che quest'uomo, al Miqdad, "era conosciuto come al-Miqdad b. al-Aswad" [al-Miqdad, figlio di al-Aswad] (Usd al-Ghaba, IV, 409). Poiché aswad significa "nero" il problema è evidente.
[16] Ibn al-Athir, I, 206, su Bilal; al-Tabari I, 1780, su Safina.
[17] Ibn Sa'd, Kitab at-Tabaqat al-Kubra, ed. E. Sachau et al. (Leiden, 1905-1940), III, 1,34 su Shaqran; al-Baladhuri, Ansab al-Ashraf, ed. M. Hamidullah (Cairo, 1959), I, 479, su Yasar.
[18] al-Jahiz, Fakhr, I, 181. Ancora una volta, Ibn al-Athir (Usd al-Ghaba I, 292-293) non dice nulla sul fatto che fossero neri.
[19] a1-Waqidi, Kitab al-Maghazi, 649, 700; Ibn al-Athir, Usd al-Ghaba, V, 123-124, 125-126.
[20] al-Baladhuri (Ansab al-Ashraf, I, 489) specifica che era nero; Ibn Sa'd (Kitab at-Tabaqat, VII, 1, 94 precisa che ha combattuto.
[21] Per quanto concerne questo misterioso personaggio egiziano, cfr. A.J. Butler, The Arab Conquest of Egypt (Oxford, 1902), Appendix C, 508-526; A. Grohmann, "al-Mukawkas" nella prima edizione della Encyclopedia of Islam; e P. Labib, "al-Muqawqas Usiris", Dirasat 'an Ibn 'Abd al-Hakam. (Cairo, 1975), 75-83.
[22] Ibn 'Abd al-Hakam, Futuh Misr, 66.
[23] Ibn Sa'd, Kitab at-Tabaqat, III, 2, 93.
[24] Ibn Qutayba, 'Uyun al-Akhbar, ed. A. Z. al-'Adawi (Cairo, 1925-1930), I, 180.
[25] al-Baladhuri, Ansab al-Ashraf, ed. S. D. Goitein (Jerusalem, 1936), V, 298.
[26] al-Jahiz, Fakhr, I, 193.
[27] al-Baladhuri, Ansab al-Ashraf, V, 300-301.
[28] at-Tabari, Ta'rikh, II, 530.
[29] Ibid. II, 851; al-Baladhuri, Ansab al-Ashraf, V, 364.
[30] al-Azraqi, Akhbar Makka, ed. F. Whütenfeld (Leipzig, 1858), 194. AI-Jahiz, Fakhr, I, 201, cita poesie sugli Zanj che saccheggiano la Mecca; questo potrebbe riferirsi agli etiopi presenti nell'esercito di al-Hajjaj.
[31] Ibn A'tham, Kitab al-Futuh, ed. M. 'Abd al-Mu'id Khan et al. (Hyderabad, 1388/1968-), VI, 155.
[32] Mutahhar al-Maqdisi, al-Bad' wa't-Ta'rikh, ed. C. Huart (Paris, 1899-1919), VI, 36.
[33] Ibn Qutayba [pseud.] al-Imama wa's-Siyasa (Cairo, 1355-1356/1937), I, 36-37.
[34] Ibid. I, 44; al-Baladhuri, Ansab al-Ashraf, V, 98.
[35] Ibn Muzahim, Waq'at Siffin, ed. A. S. M. Harun (Cairo, 1382), 276; at-Tabari, I, 3307.
[36] al-Jahiz, Fakhr, I, 193.
[37] al-Maqqari, Nafh at-Tib, ed. R. Dozy et al. (Leiden, 1855-1861), 1,165.
[38] al-Azdi, Ta'rikh al-Mawsil, ed. A. Habiba (Cairo, 1387/1967), 149; al-Maqrizi, an-Niza' wa't-Takhasum, ed. G. Vos (Leiden, 1888), 55.
[39] at-Tabari, Ta'rikh, III, 305.
[40] Ibid. III, 265-271.
[41] Diyab al-Iklidi, A'lam an-Nas (Cairo, 1280), 179.
[42] at-Tabari, Ta'rikh, III, 950.
[43] Ibid III, 992.
[44] Ibid. III, 1027.
[45] al-'Uyun wa'l-Hada'iq, III, 365, and Miskawayh, Tajarib al-Umam, 456, entrambi in Fragmenta Historicorum Arabicorum, ed. M. J. de Goeje (Leiden, 1871).
[46] al-Baladhuri, Futuh al-Buldan, ed. M. J. de Goeje (Leiden, 1886), 234.
[47] Ibn 'Idhari, al-Bayan al-Mughrib, ed. R Dozy et al. (Leiden, 1948), I, 101. In merito a questo, cfr. M. Talbi, ''ėmirat aġhlabide 184-296/800-909 (Paris, 1966), 136 ff.
[48] Riguardo ai turchi cfr. Daniel Pipes, "Turks in Early Muslim Service". Journal of Turkish Studies, 2(1978): 85-96.