Elections Today: È corretto pensare a un distinguo tra "nazioni di cittadini" e "nazioni di abitanti"? Se la risposta è affermativa, quanto è utile questa distinzione applicata al mondo musulmano oggi?
Daniel Pipes: La distinzione coglie l'essenza della differenza esistente fra la democrazia e altre forme di governo: la partecipazione attiva dei cittadini rispetto alla passività degli abitanti o dei cittadini. Funziona come uno strumento per guardare al mondo musulmano, dove la grande maggioranza può essere considerata abitante, non cittadino. Solo in pochi Paesi la nozione di cittadinanza si è evoluta, in particolare in Turchia, e anche lì c'è ancora molta strada da fare per raggiungere il tipo di cittadinanza che gli occidentali conoscono bene. Che il mondo musulmano sia pieno di abitanti non dovrebbe sorprendere, poiché ciò riflette la continuità con l'esperienza storica musulmana, in cui il divario tra governanti e governati è stato particolarmente ampio. Superare questo divario sarà una sfida a lungo termine.
ET: L'Islam e la democrazia sono compatibili?
DP: Sì. perché non c'è nulla nell'Islam che contraddica necessariamente la democrazia. La ragione per cui così pochi Paesi musulmani oggi sono democratici ha più a che fare con l'esperienza storica dei musulmani, piuttosto che con la natura dell'Islam e men che meno con il Corano. In parole povere, i musulmani hanno avuto difficoltà ad accettare le influenze dall'Occidente. Ciò deriva in parte dalla storica ostilità tra loro e la cristianità e in parte dalle grandi differenze tra i costumi tradizionali musulmani e i costumi moderni occidentali. Una delle innovazioni occidentali che chiaramente non è fiorita nel mondo musulmano è la democrazia, ma è solo una delle tante. Questa situazione può cambiare in futuro, poiché non c'è nulla di insito nell'Islam che impedisca ai musulmani di diventare cittadini a pieno titolo dei loro Stati.
ET: Esiste un meccanismo nel mondo musulmano che priva le persone dei diritti civili e impedisce loro di passare dall'essere abitanti ad essere cittadini?
DP: Certo che esiste, si chiama dittatura. Ma qui bisogna fare una distinzione. Owen H. Kirby dell'International Republican Institute ha dimostrato (http://www.meforum.org/article/52/) che le monarchie tradizionali del Medio Oriente sono molto più aperte all'emancipazione politica e alla società civile rispetto alle repubbliche, agli Stati rivoluzionari e ad altri sistemi politici moderni o apparentemente più moderni. Ciò riflette la triste realtà che il mondo musulmano ha maggiormente assorbito dall'Occidente le ideologie radicali piuttosto che le sue idee liberali. Si rileva una datata simpatia per il movimento nazista nel suo periodo di massimo splendore, poi per l'Unione Sovietica, e ora per l'antiglobalizzazione. I musulmani hanno avuto la tendenza a cercare nell'Occidente delle idee estremiste anziché tradizionali.
ET: Che cosa ci vorrebbe per vedere nascere una cittadinanza democratica nel mondo musulmano?
DP: Occorre scendere a patti con l'Occidente, accettare il fatto che, nel campo dell'economia, della tecnologia o nell'ambito delle strutture politiche, l'Occidente si è evoluto in nuove direzioni che gli danno forza e vale la pena emularlo. I musulmani devono accettare che l'Occidente ha scoperto idee e metodi che loro devono imparare, adottare e applicare, e che ignorarli o rifiutarli è un grave errore. Mustafa Kemal Atatürk, il fondatore della Turchia moderna, comprese proprio questo e negli anni Venti e Trenta impose una forma di modernizzazione dall'alto verso il basso. Ma lui è la grande eccezione, così come la Turchia più in generale.
L'ideale non sarebbe più l'imposizione dall'alto della modernità, ma sarebbe ottimale che le popolazioni musulmane nutrissero un ripensamento e la volontà di imparare dall'Occidente. L'attuale riluttanza a farlo ha dei costi palesi; il mondo musulmano oggi è in crisi. Solo quando i musulmani vorranno rivolgere l'attenzione al laicismo, alla democrazia, ai liberi mercati, alla proprietà privata e alle libertà personali, il mondo musulmano farà i progressi che anela e può conseguire. Sono ottimista sul fatto che i musulmani finiranno per capire che l'aver opposto resistenza alla modernità ha condotto al fallimento e pertanto essi apporteranno i cambiamenti necessari per ottenere la stabilità politica, la prosperità economica e la fioritura culturale. Detto questo, non ritengo che una simile inversione di rotta accadrà presto.