Da una deposizione dell'11 marzo 1998 resa davanti alla Sottocommissione del Senato per gli Affari del Vicino Oriente e dell'Asia Meridionale.
Nei due decenni trascorsi, da quando il presidente egiziano Anwar Sadat fece il suo famoso viaggio a Gerusalemme per parlare davanti al Parlamento israeliano, è emerso un consenso sul fatto che i tentativi arabi di distruggere Israele siano un ricordo del passato. (...) Tali valutazioni sono accurate? (...) Senza dubbio, negli ultimi decenni, la disposizione araba nei confronti di Israele è cambiata in modo significativo.
Ma (...) in altri ambienti l'odio verso Israele non è cessato. Al contrario, la politica araba del rifiuto – l'intento di distruggere Israele – continua a prosperare. (...) Gli arabi negazionisti nutrono progetti contraddittori per il territorio su cui sorge lo Stato ebraico. I palestinesi cercano di formare un nuovo Paese che si estenderà dal fiume Giordano al Mare Mediterraneo; i nazionalisti pan-siriani vogliono trasformare la "Palestina" in una componente della Grande Siria; i nazionalisti arabi immaginano la terra di Israele come la provincia di un enorme Stati arabo; i musulmani fondamentalisti pregano per la creazione di una repubblica pan-islamica, e così via dicendo.
Alcuni leader negazionisti parlano apertamente dei loro propositi. (...) Altri (...) parlano di due fasi: accettare Israele ora e distruggerlo in seguito, quando la ruota del destino girerà e gli arabi saranno di nuovo potenti.
Molti occidentali, e alcuni israeliani, ignorano il vetriolo anti-israeliano. (...) Ma semmai (...) la cronaca dimostra che parecchi dittatori arabi mostrano una maggiore flessibilità nei confronti di Israele rispetto ai loro sudditi.