Daniel Pipes è un giornalista e scrittore americano, fondatore e presidente del Middle East Forum, già esponente dello "United States Institute of Peace" ai tempi dell'amministrazione di George W. Bush. Esperto di politica internazionale, in particolare di Medio Oriente, è uno dei massimi interpreti del pensiero neoconservatore americano.
In questa intervista ad Atlantico Quotidiano affronta il tema delle proteste in corso in Iran, l'approccio dell'amministrazione Biden verso Teheran e l'unità dei Paesi Nato nella risposta all'aggressione russa contro l'Ucraina.
Manca una leadership
TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO: Mr. Pipes, le proteste in corso in Iran sono di diversa natura da quelle avvenute precedentemente?
DANIEL PIPES: Sì, lo sono. Nessuna protesta avvenuta in precedenza, dal 1979, è continuata così a lungo o è mai stata così ampiamente sostenuta. Al suo interno ci sono componenti chiave della società – i curdi e le donne – che ne aumentano l'impatto.
TADF: Crede che il regime iraniano goda ancora di una sufficiente stabilità, o potrebbe crollare sotto il peso delle rivolte?
DP: Il regime probabilmente sopravvivrà. Una contro-rivoluzione ha bisogno di una leadership, che in questa manca. Il fatto che molti dei massimi leader del regime attuale abbiano contribuito a rovesciare lo Scià significa che hanno una conoscenza diretta su come reprimere i propri oppositori.
Biden debole
TADF: Come giudica l'attuale approccio dell'amministrazione Biden sull'Iran? Crede che dovrebbe sostenere maggiormente le proteste contro il regime?
DP: Dovrebbe fare di più. C'è da dire che almeno Biden ha migliorato un po' la risposta di Obama nel 2009, quando il presidente, nel tentativo di raggiungere un accordo sul nucleare con Teheran, in pratica non disse nulla a sostegno delle proteste.
Tuttavia, la risposta di Biden resta debole. Sarebbe il momento – per il governo degli Stati Uniti – di dichiarare che cerca un cambio di regime in Iran e che lavorerà attivamente per aiutare tutti coloro che operano per arrivare a tale risultato.
L'atomica iraniana
TADF: L'avvicinamento dell'Iran alla bomba atomica porterà ad un intervento militare da parte di Israele o degli Stati Uniti, volto ad impedire che ciò avvenga?
DP: Non riesco ad immaginare un presidente Democratico che attacca militarmente i siti nucleari iraniani, forse un Repubblicano lo farebbe. Se non dovesse accadere, è comunque probabile che sia Israele ad attaccarli.
Troppo timorosi negli aiuti a Kiev
TADF: I Paesi Nato stanno sostenendo a sufficienza l'Ucraina? Cosa potrebbero fare in più?
DP: I Paesi della Nato (con eccezione di Ungheria e Turchia) sono stati magnifici in termini di adozione di una posizione unitaria, accoglienza dei rifugiati, congelamento dei beni russi, interruzione dei legami commerciali, riduzione della dipendenza energetica, finanziamento delle operazioni del governo ucraino e fornitura di armamenti.
Tuttavia, sono stati troppo timorosi di fornire a Kiev gli strumenti necessari – come carri armati e caccia da combattimento – per respingere tutte le forze russe fuori dall'Ucraina.